Intervista ai Consumer

Ricostruire il mio rapporto con la Sicilia è piuttosto semplice. Basta rammentare quali gruppi passati sulle riviste metal più o meno tra il 2008 e il 2011 possono aver suscitato l’interesse di un ragazzotto lucano senza internet veloce. Sicuramente c’erano Beasts of Torah, Cadaver Mutilator, Golah, Guru of Darkness, Necrass, Untory, Fangtooth, vado a mente. Solo in seguito ho avuto modo di approfondire i big, vecchi (Inchiuvatu, Heretical, Schizo) e nuovi (Bunker 66). Da allora le cose sono radicalmente cambiate. Una marea di band è morta, ma ne sono anche nate un bel po’. Parlando di scena siciliana odierna, sapete già molte cose se avete letto i miei precedenti colloqui con Malauriu, Krigere Wolf, Nerobove, Fordomth, Humanity Eclipse e Tifone Crew (senza dimenticare che anche altri soggetti, geograficamente ubicati altrove, hanno sangue siculo, come Mirko dei Coexistence oppure Giorgio di Assumption e Dolore). Ebbene, sempre nell’orbita di Tifone Crew gravita questo progettino a modo, nuovissimo e con le intenzioni molto chiare. Lascio la parola ai Consumer, perché altrimenti torno a dilungarmi sui ricordi, a cui credo non freghi un cazzo a nessuno [F]

Andiamo con ordine. Consumer: che significato dobbiamo dare al nome che vi siete scelti… o che il destino ha voluto per voi? Il concetto che sta alla base del nome della band si può reindirizzare agli orrori della nostra realtà e alla volontà di volerli esorcizzare, intendendo Consumer come specchio dell’iper consumismo vero e proprio di beni e servizi che caratterizza la nostra epoca, ma anche di colui che metaforicamente si consuma come essere umano, godendo perversamente della sua stessa progressiva disumanizzazione all’insegna dell’opulenta autodistruzione del corpo e dell’ego.

Sempre in via introduttiva, giro attorno ai Consumer. I Nerobove, in cui suona Ciccio, hanno fatto il disco non troppo tempo fa, a metà 2018, col loro thrash un bel po’ contaminato. Martino invece sta nei Fordomth, che hanno pubblicato un bello split coi Malauriu e tra non molto tirano fuori il secondo full (primo dopo la svolta black). Rimangono i Torpore di Federica, credo la band che più si avvicina ai Consumer. Che rapporto c’è tra i gruppi in cui già suonavate e questa nuova nerissima creatura? Ciccio (batterista): Chiaramente quello che fai con una band, in un modo o nell’altro, incide nell’attività delle altre. Nel mio caso il drumming dei Nerobove e anche dei BuiOmegA, anche se con loro non ho ancora pubblicato nulla, si può ritrovare nei Consumer nei blast beat di medie velocità, e nel fatto che cerco sempre di utilizzare il set in tutte le sue parti, senza limitarmi a incasellare una serie di groove. E mi fa piacere sottolineare come tutte e tre le band, nonostante le differenze palesi, trovino tra le influenze comuni sia Mastodon che Bolzer, e tutte e tre condividono una marcata vena black metal senza suonare strettamente black metal.
Federica (chitarrista): Si vede che non mi piace lo sludge, vero? Effettivamente i Torpore hanno avuto la loro influenza su Consumer, specialmente per quanto riguarda le sensazioni “fangose” che vorrei trasmettere attraverso la mia distorsione.  I ragazzi dei Torpore mi hanno sempre spronato e sostenuto in questa nuova marcia avventura e sono dei grandissimi sostenitori dei Consumer. Abbiamo suonato insieme in un secret show due giorni prima del mio trasferimento a Perugia e suggellato così un patto di fratellanza (anche se loro non lo sanno).
Martino (cantante e bassista): Tutti i sopracitati fanno parte di Tifone Crew, il che ci rende parte di una grande famiglia, che formeremmo a prescindere anche dall’appartenenza o meno in Tifone Crew, dato che prima di essere compagni di band e promotori di eventi siamo amici, per la maggior parte anche di lunga data. La fatalità degli eventi ci ha portato a mettere su band e concerti. Ad esempio con i membri dei Torpore siamo molto legati, anzi personalmente lo ero, adesso non sono più i miei bff perché li ho boicottati tutti da quando hanno rifiutato, per motivi logistici, di suonare insieme a noi in quella che sarebbe stata una delle date di release show per l’EP. Friendship ended. Però li amo comunque, uno per uno, e gli perdono anche questa, sono un uomo infinitamente caritatevole.

friendship-ended

 

Le peripezie del primo album dei Fordomth le conosciamo bene e sono pressoché insuperabili. Ma visto che la sfiga non è mai passeggera, sicuramente avrete avuto cazzi&mazzi anche per i pezzi dei Consumer, o no? Com’è andata al Morning View Studio da Giacomo Iannaci, ben noto per aver lavorato già coi mitici Humanity Eclipse? Una serie di sfortunati eventi. Per primo, il fatto che Federica ha compiuto la scelta – encomiabile e che supportiamo tutti – di lasciare la Sicilia per studiare a Perugia, ed è partita proprio un paio di giorni dopo aver finito le registrazioni. Registrazioni che la stessa ha cercato di compromettere schiacciandosi una mano nello sportello dell’auto di Martino proprio il giorno prima delle riprese, causando un problema a un’arteria con cui tuttora deve fare i conti e che speriamo guarisca presto al 100%. Ci piace pensare che la sua mano sia stata la prima vittima mietuta dell’EP. In studio è successo di tutto, tra vari scazzi con l’elettronica, rumori molesti e indecifrabili dei pedali, l’amplificatore Ampeg valvolare che si spegne all’improvviso a causa di un’interruzione di corrente, con conseguente colpo apoplettico di Martino, che tende a trattare il suddetto amplificatore come un figlio emofiliaco. E poi abbiamo realmente registrato dei feedback nel bagno.
Ma è stato divertentissimo. Lavorare con Giacomo è sempre bello – avevamo già sperimentato in prima persona con i Nerobove – perché è un bravissimo professionista, che lavora con la testa e le mani e poi con le macchine. E soprattutto al Morning View si viene a creare un clima familiare, positivo, collaborativo, rilassato, che ti mette veramente a tuo agio e lascia gli scazzi fuori dalla porta. Insieme al cane di casa, Brando, di cui siamo innamorati.

Brando il cane sludge

In un certo senso siete stati “fortunati” perché potevate trovarvi con la pandemia nel bel mezzo delle registrazioni, mentre ora avete “solo” uno stracazzo di virus pericolosissimo in giro per il mondo e un disco bello e pronto in uscita. Vi aspettavate una situazione del genere? Come vi sentite psicologicamente? Spero bene fisicamente, di questi tempi è già qualcosa. Ciccio: Ovvio che ce lo aspettavamo, mica qualcosa può filare liscio come si deve. Scherzi a parte: avevamo pianificato l’uscita e abbiamo preferito mantenerla, come per esorcizzare il momentaccio e tenerci compagnia. Fisicamente sto bene e psicologicamente abbastanza. Per fortuna riesco a suonare e studiare sullo strumento, il che si porta via la maggior parte delle giornate e mi aiuta a distrarmi. Ciò che è veramente pesante è non poter provare con le band, che è qualcosa che in genere faccio almeno 5-6 giorni a settimana, e i momenti che ne conseguono, in cui semplicemente si sta insieme tra amici e birrette. E chiaramente la mancanza dei concerti, quelli in cui suono e a cui assisto. Che poi è più o meno l’unica cosa diversa rispetto alla mia vita normale. Però l’assenza si fa sentire. Continuo a pensare alle date di presentazione dell’EP che sono saltate ed è tutto un mangiarsi le mani.
Federica: Beh, che dire, ho pianificato la mia vita proprio in funzione del mese di aprile, un mese in cui i nostri progetti si sarebbero concretizzati con l’uscita dell’EP e con i live che avevamo programmato. Come se non bastasse, avrei dovuto registrare con i Torpore il primo album a cui lavoriamo da anni (piccolo spoiler!) e invece mi trovo qui bloccata a Perugia, dove ho deciso di rimanere per non mettere in pericolo me stessa e gli altri. Non entro in una sala prove da mesi e mesi, mi mancano i concerti, i miei colleghi delle band e la mia città, ma sto bene per fortuna e cerco di godermi, per quanto possibile, i frutti di questo “quasi maledetto” EP!
Martino: Sicuramente se ci fossimo imbattuti in una pandemia a registrazioni già avviate, già ai primi sentori della stessa mi sarei premurato a prendere accordi con Giacomo per farmi ospitare nel suo studio, anche con un materasso messo per terra, pagando il dovuto vitto e alloggio, pur di finire il disco. A disco finito sarei tornato a casa con regolare autocertificazione. Psicologicamente mi manca tutto, dalla sala prove ai concerti alle persone che compongono la mia vita. Fisicamente sto come prima, ovvero relativamente bene, e sono grato per non versare in condizioni peggiori. Dico relativamente perché ho abitudini di merda, mangio cose a caso ad orari a caso e non faccio sport, il prossimo step è muoversi per casa con il carrellino elettrico che danno nei supermarket americani. Porto i miei 28 anni miseramente.

Abbiamo detto che l’album è stato registrato e mixato alla fine dell’anno scorso. I brani e le idee invece a quando risalgono? C’è qualcosa che avete ricavato dalle vostre altre band o sono creazioni apposite per la crudele nascita dei Consumer? Abbiamo iniziato a scrivere insieme nel momento stesso in cui ci siamo formati, quindi un anno prima di registrare, ad agosto 2018, sempre un po’ a fasi alterne perché comunque abitavamo distanti anche prima. Le idee fuoriescono dalle elucubrazioni di Martino e nascono apposta per i Consumer, quindi a parte le normali influenze citate poco fa, niente è stato preso direttamente dalle altre band.

Ecco, io ho usato l’aggettivo “crudele”, ma voi, autori della musica, che definizioni dareste a questo pastone scurissimo che avete pubblicato? Incomunicabile. È difficile spiegare quello che facciamo e come lo sentiamo, ma in realtà è difficile in generale, nella vita, comunicare, spiegarsi, esprimersi. Il concetto di incomunicabilità è un argomento che abbiamo molto a cuore e su cui si basano parecchie delle nostre seghe mentali riguardanti la band: ci piacciono le lingue strane, le parole assurde, i simboli grafici. È come se rappresentassero questo senso di non-espressione, di non detto, il punto in cui muore il significato.

consumer federica

Cosa volete comunicare a chi si imbatte nei Consumer? È un modo come un altro per chiedervi il significato dei vostri testi, suvvia. La nostra comunicazione si basa proprio sull’abbattimento della già citata barriera dell’incomunicabilità di cui sentiamo costantemente il peso. Attraverso il contenuto musicale (e prosaico) vogliamo esorcizzare l’orrore e la miseria delle nostre realtà, specialmente di quelle più istericamente moderne. Personalmente non ci abbandona mai un certo spleen e con una specifica autocommiserazione vogliamo sdoganare il mal di vivere che ci affligge, in modo da poter almeno sfoggiare il nostro sorriso più gelido mentre la vita continua ad accoltellarci inesorabilmente.

Francesco, nell’intervista di qualche tempo fa, mi ha detto che il disco dei Nerobove è stato piuttosto complicato da realizzare per alcune parti più tecniche o da smussare. Che tipo di difficoltà hanno invece le canzoni dei Consumer, ogni volta che le suonate? Dal vivo abbiamo riscontrato due grandi difficoltà: non ridere mentre suoniamo Pray//Void, perché c’è un’espressione vocale di Martino che per un inside joke senza alcun senso ci fa sbellicare, gesto che non si adatterebbe a un concerto blackened sludge, ma che ci va comunque bene; schivare le bacchette e i frammenti di piatti che Ciccio è solito rompere e lanciare sugli altri, pubblico o band, mentre suona.
In studio, e seriamente stavolta, sicuramente è stata una sfida rendere in fase di registrazione un genere che per sua natura è molto istintivo e viscerale, sembra banale ma molte parti le suoniamo guardandoci, a sentimento, e azzeccarle con la stessa intensità durante una take in cui sei da solo non è per niente facile. Per esempio, i feedback finali di Solicitous li abbiamo registrati senza click, proprio a istinto come in sala, ma senza guardarsi è tosto. Poi anche il fatto stesso di suonare parti molto lente, spesso alternate ad altre veloci senza soluzione di continuità, ci ha dato del filo da torcere.

consumer ciccio

Ok, è presto per dirlo con cognizione di causa, ma correggetemi se sbaglio: nessuno sta parlando male dei Consumer e questo è già un bel traguardo! Vuol dire che siete davvero entrati nei cuoricini degli italiani (e non solo) oppure che ancora c’è bisogno di ascoltare e riascoltare la vostra musica? Avete più paura di lasciare tiepidi gli ascoltatori o di farli inorridire a causa dei vostri urlacci? In realtà ce la mettiamo tutta per fare schifo, il che ci risulta anche abbastanza naturale, quindi sicuramente non vorremmo lasciare indifferenti. Certo, il disco è uscito da pochi giorni ed è ancora presto per farsi un’idea, ma i feedback per ora sono stati molto positivi, sia dal “pubblico” che dalle prime recensioni e premiere – uscite su No Clean Singing, Metalitalia e Friedhof Magazine – abbiamo riscontrato un certo interesse. E soprattutto i commenti degli ascoltatori casuali su Internet sono stupendi: su YouTube un tipo ci ha paragonato a Wojak, il meme del tizio che piange, un altro ha semplicemente commentato “If corona was an EP”. Giusto per dire. Certo, una o due critiche, più o meno assurde, le abbiamo già personalmente ricevute, ma è inevitabile, parliamo di espressione artistica ed è soggettiva per sua natura. Questa è musica di super nicchia e quindi da un lato è difficile promuoversi, d’altro canto proprio nelle nicchie puoi scavare bene e raggiungere gli ascoltatori giusti. Comunque ti ringraziamo per avercelo ricordato, perché in genere tendiamo ad auto censurarci gioie e piaceri in un meccanismo malatissimo che magari un giorno riusciremo quantomeno a tenere a bada.

Sulla vostra foto ufficiale&professionale indossate magliette di Dopethrone, Lento e Eyehategod, sfoggiando sguardi intensi e pose da copertina di Terrorizer – che vi auguro di raggiungere al più presto. Penso siano abbastanza indicativi della vostra immensa pesantezza sonora (sia le magliette che gli sguardi), anche se io, malato folle degli Incantation, sento pure delle parti quasi death/doom. Quali altri ingredienti troviamo nei Consumer e in che proporzione? Ciccio: Se solo quel fondale nero potesse parlare rivelerebbe dei retroscena piuttosto comici di una foto che appare così truce. Non era neanche un effetto voluto, cercavamo solo di nascondere un imbarazzo da pessimi fotomodelli. È difficile enucleare esattamente quali siano le influenze: è sludge di base e cerca di mantenere la sua vena stoner e quella acida di New Orleans, c’è il black metal moderno dei Mgla e dei Bolzer, c’è il rumorismo dei Primitive Man, qualche pedalata alla Mastodon, i breakdown lentissimi che personalmente mi richiamano YOB e Bell Witch. Non è un caso che, per ricordarci le parti dei brani, chiamiamo i riff coi nomi delle band: c’è il riff High On Fire, la parte Bolzer, persino il riff Messa.
Federica: In mia difesa posso dire che questo è solo il risultato di un profondo imbarazzo, anche se qualche membro di questa band mi ricorda quotidianamente quanto pesi quello sguardo ahah! Le influenze sono sicuramente frutto degli ascolti di ognuno di noi tre, spesso abbastanza simili ma a volte molto diversi, e credo sia questo a dare un forte senso di “dinamica” ai brani, e per me le influenze più determinanti sono quelle nel campo della pesantezza asfissiante degli Old Man Gloom e dei Primitive Man.
Martino: Fede guarda con disprezzo e gelo così tutto e tutti sempre, nonostante la conosciamo da anni ancora dobbiamo abituarci a non essere trafitti con lo sguardo ogni volta che vuole interagire con noi, anche se le sue intenzioni posso essere, talvolta, benevole, ci mancherebbe. Frank, un altro motivo per cui ti voglio benissimo è che riesci a cogliere anche ciò che non si dice. Sì, in quello che suoniamo ci mettiamo pure del death/sludge nel pastone. Ti riporto l’esempio concreto ed attuale dei Tides of Sulfur da Cardiff, che sentiamo stilisticamente molto vicini a ciò che suoniamo. Preferiamo non darci limiti riguardo la composizione, quindi personalmente non riesco ad escludere certi aspetti del death metal e del black metal dalla mia inventiva, e non voglio assolutamente farlo e non lo farò.

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La penetrante copertina è del vostro amico Riccardo (Gore Occulto). Siete ritratti voi tre in versione zombificata per caso? È simpatica anche la copertina del brano rilasciato in anteprima, che naturalmente essendo un singolo ha in copertina… un solo individuo, mentre ci sono tre persone nella cover dell’ep, così come tre è il numero dei brani contenuti. Non siamo noi nel senso stretto del termine (anche perché uno dei tre membri della band è, fino a prova contraria, una ragazza), sicuramente però rappresentano parte della nostra interiorità, del nostro orrore e delle nostre paure. In realtà abbiamo immaginato un ritratto di famiglia deviato, disfunzionale, i cui tre componenti ritratti rappresentano i tre brani. E, come hai giustamente dedotto, per il singolo Solicitous abbiamo mantenuto la sola figura corrispondente. È una tela di richiami a personaggi noti e meno noti – che non citiamo perché rischieremmo la querela, ma trovate degli indizi nel CD fisico – che abbiamo reso simboli dei nostri demoni interiori. Il fatto che siamo in tre anche noi è una simpatica coincidenza, però in effetti ci riteniamo altrettanto improbabili quanto lo sono quei tre figuri là.
Ne approfittiamo per ringraziare Riccardo aka Gore Occulto per aver assecondato le nostre scemenze, adattandole al suo stile molto personale ma anche in linea con il genere (ricordiamo che sbraita cose nei Torpore insieme a Federica), traendone infine un artwork di assoluto livello.

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Che significato ha per voi una pubblicazione avvenuta non per i cazzi vostri, ma con una serie di piccole etichette DIY tra cui Impeto Records del buon Antonio e la Fresh Outbreak di Santo, in odor di vera santità? Credo che questo fatto, ossia avere già in partenza un bel numero di persone che credono in voi, vi responsabilizzi, o no? Sicuramente trovare delle etichette che credessero in noi è stato un aiuto fondamentale. Vogliamo ringraziare in primis Santo Premoli, che è un po’ il quarto membro della band, che ha coordinato tutto il discorso di coproduzione facilitandoci non poco il lavoro, ma l’apporto di tutti è stato importantissimo: da Federico di Mother Ship, con cui la nostra Federica collabora occasionalmente per gli eventi su a Perugia, sancendo quindi anche il legame con il lato oltre isola della band, ai nostri conterranei Antonio di Impeto Records e Luciano di Boned Factory, fino a Matteo di Nut Records, alla sua primissima produzione. Ci ritroviamo molto nella mentalità DIY di queste etichette e abbiamo preferito impostare un lavoro collaborativo, anziché, appunto, andare ognuno per sé.

Mischiamo le carte. Secondo voi ci potrebbero essere affinità personali e musicali tali da far nascere un’altra band con i membri restanti di Fordomth, Nerobove e Torpore? C’è una carta che fa saltare il gioco: Valerio suona sia con Torpore che con Fordomth, quindi escludendo i membri dei Consumer mancherebbero del tutto i batteristi. Includendoci, invece, statisticamente è più probabile, anche perché nella nostra scena vicina a Tifone Crew siamo un po’ sempre noi stessi a mischiarci – come nelle famiglie disfunzionali appunto, in cui magari, nei casi peggiori di inbreeding, ti esce fuori il cugino coi piedi palmati, che in questo caso sarebbe rappresentato da noi Consumer.

Avreste dovuto suonare al Minchiarura Fest con un fracco di gruppi fighi tipo Grevia, Humanity Eclipse e Undertakers, ma il coronavirus ha mandato tutto all’aria. La vostra unica esibizione live (anche se in realtà ci sono tracce di un secret show qualche settimana prima…) rimane per ora quella coi Messa e i 600000 Mountains, a fine novembre. È strano pensare ai live in questo periodo di reclusione casalinga forzata, vero? Come vi siete trovati in quel contesto? Emozioni, ansia, esaltazione? Ciccio: Tralasciamo il discorso del Minchiarura perché è una ferita apertissima, speriamo di poter recuperare prima o poi. L’esperienza del live con i Messa è stata indimenticabile, già per il fatto di esordire, avendo pubblicato solo un singolo on-line da pochi giorni e avendo annunciato la nostra esistenza solo un paio di settimane prima, con una band che seguivamo e ammiravamo già da tempo. Quel weekend lì poi è stato assurdo: Federica è tornata a Catania apposta per la serata, abbiamo fatto una prova secca la sera prima, siamo tornati a casa verso le 4 per poi doverci alzare alle 7 per andare a prendere i Messa all’aeroporto – in tutto questo eravamo anche organizzatori del live. La giornata passata coi ragazzi è stata piacevolissima e la serata una vera bomba, non senza le dovute ansie del caso, ma stranamente è filato tutto per il verso giusto. L’indomani abbiamo scaricato con una scampagnata memorabile a casa mia, con i Messa e un sacco di amici, in pieno stile Tifone.
Federica: La ricorderò senza dubbio come una delle serate più ansiogene ma anche più soddisfacenti di sempre, avendo avuto a disposizione solo una prova prima del live di debutto. Ma tutto è filato più che liscio, abbiamo sempre fantasticato come Tifone Crew su un ipotetico live dei Messa a Catania ma il risultato è andato ben oltre le aspettative grazie a tutte e tre le band che hanno messo su proprio un bel concerto. Poi che dire, amiamo accogliere tutte le band che ospitiamo e cerchiamo di passare con loro fino al minuto prima della loro partenza, anche in quest’occasione che si è rivelata speciale sotto ogni punto di vista.
Martino: Ciccio e soprattutto Fede credo arriveranno a sfondarsi di Xanax prima di ogni show, invece per quanto mi riguarda probabilmente non mi rendo mai conto di ciò che sto per fare, quindi grazie a questa sorta di inconsapevolezza costante sono sempre bello tranquillo prima e durante le esibizioni. Per il nostro debutto insieme a Messa e 600000 Mountains ho anche mangiato un panino al pollo prima del nostro set e credo che se non avessi avuto la concentrazione che mi contraddistingue quando suono e faccio vocals avrei riproposto il suddetto panino sulla prima fila.

Martino col panino

Non è che tra un annetto cambiate genere come i Fordomth? Ciccio: In base alle nostre recenti inclinazioni è probabile che ci daremo alla trap. Almeno 2/3 di band, ma non faccio nomi.
Federica: Come ho detto prima, le nostre influenze sono frutto dei nostri ascolti, quindi chissà!
Martino: Può essere, non sono mai molto soddisfatto di ciò che faccio, quindi magari coinvolgerò i ragazzi in un rocambolesco cambio di genere anche se sicuramente rimarrebbero tutte le nostre cattive intenzioni e la maleducazione. Comunque la trap mi fa schifo.

Non è che tra un annetto (o due) cambiate nome come i See You Leather/Nerobove? Se qualcuno ricorrerà a vie legali sì. Scherzi a parte, in realtà esistono già diversi progetti chiamati Consumer, tutti per fortuna distanti dal nostro genere, tra cui uno che è un side-project di uno dei membri degli Have a Nice Life. A uno di essi, tra l’altro, Spotify aveva appioppato i nostri brani sul suo profilo, immaginati mentre sei bello tranquillo ad ascoltarti i tuoi brani e ad un certo punto ti parte l’EP dei Consumer, mi sentirei molestato nell’intimo. Speriamo che la distanza dei campi d’azione non ci dia problemi, anche perché conoscendoci per scegliere un nuovo nome potremmo arrivare all’età pensionabile.

Avete già dei pezzi da inserire nella prossima uscita, a prescindere dal cambio di nome e/o genere? Con tutte le difficoltà del caso, tra la quarantena e la distanza di svariati chilometri che ci separa, abbiamo iniziato a lavorare su dei nuovi brani. Però è ancora presto per pianificare le prossime mosse, specialmente in questo marasma di incertezze, anche se abbiamo già della marcescente e sanguinolenta carne al fuoco su cui lavorare per una prossima release.

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