In questo periodo mi sento in vena di ascolti più o meno originali, a tratti lontani dal tipico metal estremo di cui leggete su queste pagine. Ma dopo qugli amabili compagni di nerdate dei Megasole e dopo il capropunk (acustico) degli Ulth, si torna a pestare duro con… Aspartame. Le coordinate sono intriganti: grindcore, industrial, musica tropicale, testi densissimi. Profondità e ironia, amarezza e dolcezza. Per ora solo un demo uscito nel 2021, ma io su questo gruppo stranissimo punto forte. [F]
È più utile chiedervi cosa sono gli Aspartame o chi sono gli Aspartame? Tra l’altro io uso il plurale, nelle domande, perché so che siete diversi componenti, ma non ho capito quanti siete di preciso e qual è il peso specifico di ciascuno nella massa di Aspartame. Ciao, fai bene a usare il plurale, perché ognuno di noi ha più personalità; se dovessimo dire chi/cosa siamo di preciso non sapremmo rispondere, forse è inutile chiedere. In linea di massima possiamo dire che uno fa la musica e i testi, poi si canta tutti insieme.
Cosa ha originato l’idea di far qualcosa come Aspartame? La scintilla, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, insomma. Aspartame è un concetto che fluttua nell’aria da parecchi anni, diciamo pure più di dodici. Alla base ci sono il gusto condiviso per la musica non immediatamente classificabile e la volontà di produrre qualcosa di estremo lontano da schemi troppo restrittivi, ma soprattutto la smania di fare baccano. L’idea inziale era creare qualcosa che unisse un carattere grindcore con venature industrial a certe sonorità sudamericane tradizionali, in particolare il tropicalismo brasiliano. Un progetto nudo e crudo che potesse sfociare in una specie di collettivo, evitando la formula one-man band solipsista.
Nel corso del tempo l’idea ha suppurato internamente senza mai manifestarsi; si è evoluta in segreto scartando ipotesi e aggiungendo tasselli all’embrione originario, fino a che una particolare congiunzione di eventi ha finalmente permesso di generare la prima raffica di pezzi di Aspartame.
Di voi si trovano online solo un paio di immagini, ma mai le vostre facce. Come coniugate quest’aura di mistero con l’aver acconsentito a questa intervista pettegola? Sul www si trovano poche immagini perché al momento abbiamo una sola uscita e un solo concerto all’attivo, e anche perché le nostre facce non sono rilevanti ai fini della faccenda Aspartame. Sul profilo Facebook abbiamo pubblicato una foto del nostro primo live allo Spartaco di Roma, e sui social girano alcuni video della serata, ma più che la documentazione visiva, la nostra priorità rimane la diffusione di musica, testi e fracasso. L’aura di mistero è forse dovuta al fatto che l’esatta conformazione di Aspartame rimane al momento indefinibile anche per noi; anzi, in realtà non abbiamo molta intenzione di circoscriverla.
Tra gli strumenti usati da voi leggo anche i fischietti e i fischietti addizionali. Ho le traveggole? Sui loop di batteria elettronica sono state incise le chitarre, più alcuni suoni prodotti con le tastiere. Poi abbiamo usato fischietti, maracas, sonagli, percussioni varie e altri strumenti per dare colore alle basi. A registrare la musica eravamo in due, entrambi col proprio fischietto, prima uno, poi l’altro, di qui la dicitura ‘addizionali’.
Che succede e cosa è raffigurato nella copertina del demo 2021 e nell’immagine che usate come foto profilo di Bandcamp e Facebook? L’immagine sui profili social è un comune segnale di ‘pericolo atmosfera tossica’ di cui ci siamo appropriati scrivendoci sopra Aspartame. Ne abbiamo fatti altri, ma per ora abbiamo pubblicato solo quello.
La copertina del demo su Bandcamp è un’immagine rubata chissà dove che rappresenta un violento uragano in un quartiere residenziale di chissà dove. È stata appositamente manipolata perché avesse un aspetto tipicamente ‘powerviolence/grindcore’ (un po’ per non esagerare con il disorientamento, un po’ per giocherellare coi cliché) pur mantenendo un sapore tropicale. Non essendo mai stata programmata un’uscita su supporto materiale abbiamo messo quell’immagine anche per evitare di lasciare il quadratino vuoto.
In realtà poi sono uscite alcune copie fisiche, ma la cosa non era stata preventivata.
La scelta del nome Aspartame è stata difficile o casualmente siete capitati su una parola che nei vocabolari, in genere, si trova tra “aspargicoltura” e “aspata”? Aspartame è una parola che riecheggiava in certi prati della campagna bolognese durante raduni gioiosi e sconsiderati, e sotto a certi portici luridi e male illuminati del centro durante scorribande deliranti intorno alla seconda metà degli anni Duemila, e in un paio di posti occupati che non esistono più, almeno non fisicamente. È la classica gag ‘provenendo dal punk e dal noise…’, e mettiamoci pure un po’ di tekno (con la kappa), pur non essendo mai stati frequentatori assidui di rave, né troppo esperti di cose elettroniche. Il nome Aspartame è stata una scelta apparentemente casuale, ma non dettata dal caso; è difficile da spiegare, ma è come se non fosse una decisione sindacabile: è Aspartame che ha scelto noi, non viceversa. Ci piace il fatto che sia una sostanza tuttora parecchio controversa, c’è chi la ritiene salvifica e chi pensa che sia nociva e provochi danni gravissimi alla salute. Un po’ come il grind.
Il vocabolario, o meglio l’ordine alfabetico, ci viene in soccorso nei titoli delle canzoni del demo 2021: Abasia, Abigeato, Adamante, Anacardio. Chiedervi il perché è troppo ardito? L’ordine alfabetico dei titoli è una mania che fatico a levarmi, un desiderio di catalogazione e di equilibrio formale che cozza con il caos dei contenuti. Mi sembra un criterio necessario per questo tipo di produzione, o almeno un valido espediente per placare alcune smanie. In origine avevo intenzione di far uscire un disco con più di una ventina di pezzi, tutti rigorosamente in ordine alfabetico, poi per questioni pratiche, logistiche, semantiche, etiche, estetiche e umorali ho optato per procedere diversamente, frammentando e ricomponendo tutto in base a nuclei tematici. Anche la prossima uscita di Aspartame avrà tutti i titoli con la A, e sono già in progetto altre due uscite sempre con le stesse iniziali. Una volta esaurita la A passeremo alla prossima lettera, ma non è neanche detto, forse faremo sempre e solo pezzi con la A di Aspartame, a mo’ di timbro, ma poi non sappiamo nemmeno quanto camperemo, quindi intanto ci godiamo quello che riusciamo a fare.
Nello specifico, in Anacardio c’è una sorta di elenco, senza verbi. Di che si tratta? Il testo di Anacardio descrive in modo estremamente sintetico il processo tramite cui il seme all’estremità carnosa del falso frutto dell’anacardio viene colto, lavorato e distribuito nel mondo, dalle regioni tropicali direttamente nelle ciotole dei nostri aperitivi. L’olio che avvolge il guscio di anacardio è una sostanza caustica che una volta trattata in maniera industriale può essere impiegata in vari campi: nell’industria chimica, nella tecnologia dei materiali, come integratore di medicinali, o anche come antiparassitario. La coltivazione intensiva degli arbusti di anacardio implica ovviamente una serie di dinamiche tutt’altro che imprevedibili legate allo sfruttamento selvaggio del territorio e dei lavoratori, con tutto il corredo di devastazioni, morti, prevaricazioni e accordi sottobanco a discapito delle popolazioni locali. Nella primissima versione il testo aveva più verbi, ma risultava troppo macchinoso, poco incisivo, ed è stato scarnificato radicalmente. Poi una volta scelta definitivamente la traccia su cui cantarlo è stata necessaria un’operazione di ricombinazione delle frasi per incastrarlo meglio nel frullatore. Alla fine è come aver spremuto il succo nocivo delle parole per ricavare la giusta sostanza. In questo caso il testo è molto più tropicale della musica. Poi tanto, parliamoci chiaro, dal vivo non si capisce un cazzo. :-]
In Adamante l’altalena emotiva tra “mi scappa da piangere, ma credo che mi incazzerò” è un po’ la vita, no? Alla fine prevale il pianto o l’incazzatura? Alla fine dice ‘mi incazzerò’ proprio per suggerire cosa sarà a prevalere.
Senza implicazioni testosteroniche, però: noi piangiamo spesso, e ci incazziamo ancora più spesso.
{Vogliamo tirare fuori Sadness Will Prevail? 😀 Nessun intento di contraddire i Today Is The Day, per i quali nutriamo la massima ammirazione, però nemmeno volevamo chiudere il testo col pianto}

Poiché in passato ho usato il codice penale in modo piuttosto intenso e la passione per il diritto non è venuta meno, mi chiedo con particolare curiosità come mai avete chiamato una canzone Abigeato. Più che il diritto a noi ha sempre appassionato il rovescio*, quindi speriamo che la risposta sia pertinente.A parte il fatto che Abigeato è una parola bellissima (seppure divisiva – c’è chi non la sopporta, sono gusti), come gli altri titoli di Aspartame è un lemma poco comune, il cui significato non è diffusamente conosciuto.
Usare questo tipo di parole per i pezzi (parlo anche delle uscite future) può risultare respingente, ma può anche suscitare curiosità, ed eventualmente stimolare qualche strampalata ricerca, da cui potrebbe scaturire la scintilla per altre nuove idee da parte di chiunque abbia voglia di scavare. Oppure può anche apparire come un vezzo artistoide/intellettualoide pretenzioso che ricorda una versione storpia underground dei titoli di Calcutta. Pazienza. Come recita il motto degli Iron Lung: ‘We know what we like and what we don’t like’.
Nella fattispecie possiamo dire che nel testo di Abigeato si fa riferimento ai ladri di bestiame, il resto è lasciato all’interpretazione di chi legge/ascolta; tanto poi, parliamoci chiaro, dal vivo non si capisce un cazzo. :-]
*(ahahahahahahahhhahahahahahhahaha, troppo forte)
Perché spesso si nega che la violenza è ciò che ci lega, come affermate in Adamante? Ecco, qua si rischia veramente la deriva intellettuale/filosofica che ci rivela come segaioli mentali incalliti, quindi basterà citare la filmografia di Sam Peckinpah per rendere l’idea. Senza troppi giri di parole, i rapporti sociali di qualsiasi tipo sono sublimazione estrema della violenza a vari livelli, una repressione degli istinti bestiali regolata attraverso i millenni per consentire la convivenza e la sopravvivenza della specie. Ogni atto che compiamo è in qualche modo una prevaricazione di qualche altro essere vivente, e non c’è scampo da questa condizione. Questo concetto non è molto popolare durante i pranzi di gala, le cene romantiche o la fila alle poste, e spesso viene respinto, accantonato o ignorato. Per ridurre ancor più la questione: all’origine del gesto di baciarsi c’è l’impulso di mordere. Troppo emo?
Io non volevo fare la solita domanda sul covid, ma nel pezzo conclusivo avete inserito Giuseppe Conte e uno degli highlight del suo operato politico. Cos’altro c’è in quel brano? È tutto legato alla pandemia? Ecco. Hai fatto la solita domanda sul covid. ‘Io non volevo, ma’. È così che iniziano le guerre. Tuttavia. Ti posso dire che il legame con la pandemia è labile e trasversale, dato che il disco è stato registrato a fine 2020 e ovviamente risente della risacca malsana di quel periodo, ma il pezzo in questione era stato realizzato precedentemente, abbiamo aggiunto giusto qualche vocetta in più qua e là. È solo un pezzo di samba accelerato. A me piace molto ascoltare samba e bossanova con il tempo raddoppiato, e quello in particolare mi suonava bene. Dalle grafiche, alla musica, ai software, ai riff, all’immaginario, abbiamo cannibalizzato qualsiasi cosa ci capitasse a tiro, nello spirito (distorto) dei tropicalisti brasiliani degli anni Sessanta. Anche perché il mondo intero si sta tropicalizzando, noi siamo solo parte del processo. Mi faceva ridere la voce di Conte che invitava a ‘correre più veloci domani’, come se incitasse ad alzare il numero dei bpm, e cominciava dicendo ‘rimaniamo distanti oggi’, che oltre a suscitare ricordi allucinati mi faceva pensare alla folla che si separa per prepararsi al wall of death: ‘tutti insieme ce la faremo’. Delirio senza capo né coda? Può darsi; comunque l’intento era in parte sarcastico, in parte documentario. Più avanti tra l’altro spunta pure Renzi (due volte!) con addirittura due highlight del suo operato politico, ovvero gli interventi in inglese. Anche in questo caso la scelta è discutibile, secondo me erano calzanti.
Verso la fine compare anche la voce di [quell’invasato di cui ora mi sfugge il nome, l’ho cercato, non mi viene in mente] che invoca cristo, la vita e la famiglia a uno di quegli abietti Family Day: ‘avanti fino alla vittoria!’. Mi sembrava un’ottima chiusura per il demo. La scelta dei campioni sull’ultimo pezzo è basata unicamente sul coefficiente potenziale di risate e/o repulsione suscitati, a seconda delle varie sensibilità, senza connotazioni che non fossero negative e beffarde.
A bocce ferme, cosa pensate di aver dimostrato nel demo 2021? Le bocce da allora sono state ferme un bel po’; abbiamo dimostrato che si può registrare un disco e farlo uscire dopo quasi un anno e dopo circa un altro anno fare il primo concerto, e poi chissà. Abbiamo dimostrato a noi stessi che, seppure dopo più di due lustri, era possibile portare a termine, o meglio iniziare, questa missione imposta dal destino, malgrado le varie avversità interiori ed esteriori. Abbiamo dimostrato che si può registrare un disco spregiudicato nell’ex bottega di un fabbro accanto a un bar in mezzo ai palazzi, e abbiamo testato la soglia di sopportazione del vicinato al trillo dei fischietti. Abbiamo anche dimostrato che dovevamo registrare le voci altrove, per motivi sia tecnici sia giudiziari, sebbene le cellule di Aspartame non risiedessero nella stessa regione e tutto fosse più complicato. A livello personale posso dire che Alex Cabanas, voce principale sul demo, ha dimostrato di saper interpretare perfettamente la furia estrema del tifone tropicale, sia in studio, sia dal vivo. Fare le cose con lui è divertentissimo.

La vostra stupenda descrizione, presente su Bandcamp, meriterebbe un’analisi approfondita su ogni passaggio. Io vorrei concentrarmi su uno in particolare, quello in cui menzionate frutti esotici avariati e carni decomposte al sole dei Tropici. Mi è venuto in mente Zombi 2 del Maestro Lucio Fulci. Omaggio voluto? O intendevate altro? Se ti è venuto in mente Lucio Fulci non possiamo che essere raggianti, con il cuore gonfio di putrefazione. Come ho già detto, con Aspartame abbiamo cannibalizzato qualsiasi cosa ci andasse a genio. L’intento della presentazione era indicare nella maniera più efficace e ambigua possibile il nostro immaginario e il nostro manifesto programmatico. L’idea di un nettare derivato dal miscuglio di frutti esotici marcescenti con gli umori della decomposizione dei corpi dovrebbe evocare il carattere della nostra proposta, compreso l’effetto nauseabondo misto al sapore dolciastro, non definibile, sgradevole ma non estraneo. Un po’ come un edulcorante artificiale, quale appunto è l’aspartame. Anche se la frase che hai citato non è direttamente riferita ai cadaveri caraibici dell’isola di Matul, mi rendo conto che il richiamo è forse quasi inevitabile, non per una scelta consapevole, ma perché Fulci è sicuramente una parte fondamentale del nostro immaginario personale, anche al di fuori di Aspartame.
Altro binomio che mi ha incuriosito nella vostra bio è quello tra analogico e digitale. In che senso siete entrambe le cose? Le basi sono rigorosamente finte, cioè programmate digitalmente. ‘Programmate’ potrebbe far pensare a un’operazione più complessa di quello che è in realtà. Le batterie di Aspartame sono tutti loop creati con un programma gratis online che permette di registrare le tracce, prodotte con una gamma limitata di impostazioni. Ci piace darci dei paletti entro cui operare, un po’ come per l’ordine alfabetico dei titoli. È bene avere dei limiti da autoimporsi, per poi eventualmente superarli se necessario. Oltre alle basi di batteria, la componente digitale di Aspartame comprende anche alcuni interventi di tastiere che simulano strumenti come marimba, xilofono e percussioni varie, però suonati a velocità inumane. L’aspetto analogico riguarda tutto il resto. Sopra alle linee di chitarra elettrica abbiamo registrato altri strumenti per aggiungere un po’ di colore tropicale, in contrasto con la freddezza feroce delle parti digitali: una specie di chitarrina giocattolo (e un accendino come slide), maracas, sonagli, tamburelli e fischietti.
Anche il metodo di pubblicazione di Aspartame è in parte analogico e in parte digitale. I finti 7” erano così analogici che erano di cartone, e per ricevere i file dei brani e dei testi bisognava scrivere una mail. E pure le cassette sono supporti analogici su cui sono stati incise informazioni digitali (e grazie al cazzo, diranno i lettori più avveduti). Di base la natura di Aspartame è molteplice, contraddittoria e non univoca. Non ci dispiacerebbe approfondire l’aspetto digitale in diversi modi, infatti già da tempo stiamo pensando a collaborazioni con vari amici avvezzi a smanettare con le macchine più disparate, ma è un discorso ancora prematuro. Di certo non vogliamo fare qualcosa che sia esclusivamente frutto del computer.
Chi sono gli artisti (in musica, ma anche in altri ambiti) che sono più vicini al vostro modo di fare? Non posso evitare di menzionare gli Inferno romani, ma anche Claudia Rae Acciarino, a cui il demo è esplicitamente dedicato: posso solo immaginare il vuoto che la sua scomparsa ha lasciato in voi. Domanda complessa a cui tenteremo di dare una risposta assolutamente parziale e insoddisfacente. Se parliamo dell’Italia sicuramente gli Inferno Sci-Fi Grind’n’Roll sono un grosso punto di riferimento, a cui ci sentiamo parecchio affini sia umanamente, sia per quanto riguarda i gusti musicali. Ovviamente sono molti gli individui o i gruppi che riteniamo vicini al nostro modo di fare e/o fonte di ispirazione, e facciamo un torto a nominarne solo alcuni, ma se restringiamo il campo a questioni più strettamente stilistiche/tematiche/operative legate ad Aspartame possiamo citare in ordine sparso Laghetto/Marnero, Nicola Manzan (Bologna Violenta), Reeks (Germanotta Youth/No Hay Banda), Lama Tematica, Cibo, Max Carnage, xCARACOx, Dj Balli (Sonic Belligeranza), B00leant (Square Terror), anche se, come detto, l’elenco sarebbe molto più lungo e variegato. Se parliamo delle ispirazioni musicali in generale vale più o meno lo stesso discorso, e anche in questo caso possiamo mettere in fila qualche nome cardine, giusto come riferimento superficiale, ovvero: Agoraphobic Nosebleed, Iron Lung, Nasum, Caetano Veloso, Chico Buarque, Gilberto Gil. Se parliamo di altri ambiti possiamo citare tutto il cinema cosiddetto ‘di genere’, se poi vogliamo snocciolare nomi noti (a parte il già citato Peckinpah): Mario Bava, Roman Polanski, Peter Greenaway, John Waters, ecc. Non parliamo di letteratura perché è un territorio troppo vasto e ci porterebbe fuori strada.
Se parliamo di Clavdia possiamo dire che il vuoto lasciato non riguarda solo le singole persone, ma una comunità intera che ha visto crollare uno dei suoi pilastri, al di là di ogni retorica commemorativa inutile. Nella prima uscita di Aspartame avrebbe dovuto cantare pure lei, oltre ad altri amici di gruppi romani. Poi però una volta registrate le voci ci siamo accorti che i pezzi erano già abbastanza saturi a livello vocale, e abbiamo concordato di farli uscire così com’erano, come una sorta di esperimento iniziale, per poi aggiustare il tiro e inserire le altre voci nelle uscite successive. Clavdia è stata una delle primissime persone a sentire il mix finale a fine gennaio 2021, esaltandosi per l’imminente uscita di Aspartame e per la promessa/minaccia di essere la prima cantante coinvolta nella nuova serie di pezzi già in preparazione. Dopo pochi giorni però è andata in montagna e da là non è più tornata, e Aspartame è rimasto ghiacciato per mesi, senza nessuno stimolo per manifestarsi. Le prime copie dei finti 7” sono comparse a fine settembre 2021 al Go!Fest 10 allo Strike di Roma, dove i xCARACOx, il gruppo di Clavdia, erano invitati a suonare. Su Bandcamp il demo è uscito a fine novembre, il giorno del suo compleanno. Ma sia chiaro che non vogliamo creare un santino o promuovere inopportuni culti della persona, né adagiarci nelle comodità dello sconforto totale. Ci sono molti amici e amiche con cui stiamo cercando di ripristinare i danni irreparabili dello sfacelo, usando le macerie per cercare di ricostruire almeno in parte quel che all’improvviso è venuto a mancare, evitando che il testimone rimanga nella polvere. Il Senza Tregua Fest di quest’anno è stato senz’altro un ottimo modo per smuovere le acque e riunire persone affini da ogni parte d’Italia. L’intenzione era quella di inaugurare il primo capitolo di una lunga serie.


Il demo 2021 dura poco perché l’eccesso di Aspartame può essere nocivo? Il demo 2021 (che nella sua uscita fisica ha assunto il titolo «E951», il codice relativo all’aspartame come additivo alimentare, quindi praticamente un sinonimo espresso in valore numerico) dura poco perché nelle condizioni tecniche, storiche e operative in cui ci trovavamo non potevamo fare altrimenti. Ci siamo accontentati registrando quei pochi pezzi e lasciando in sospeso gli altri che erano stati programmati. Comunque alla fine la formula di quattro/cinque pezzi a uscita ci è parsa (e ci pare tuttora) ideale per Aspartame, perché ci permette di portare a termine le registrazioni in tempi relativamente brevi malgrado tutte le variabili in gioco, e anche perché il formato con una breve scarica di pezzi, tipo blister di pillole velenose, si presta perfettamente ai nostri scopi. La prossima uscita si chiamerà Depressione Tropicale, cioè il fenomeno che genera gli uragani, e come si può intuire anche dal titolo, avrà un tono più tropicale rispetto a «E951», e anche più blast beat, e molto probabilmente durerà di più. In generale ci piacciono i pezzi concisi (oltre il minuto diventano suite), ma poi siamo i primi a contraddirci.
Sulle prime l’ascoltatore distratto, prima ancora di aver cliccato play, prima di aver letto le parole che cantate, potrebbe prendervi per un progettino senza pretese, semplicemente caciarone. In realtà le registrazioni fatte da Filippo Lilli e la produzione di Valerio Fisik sono una bomba, tutt’altro che improvvisate o amatoriali. Così come i meravigliosi testi dei brani. È un contrasto agrodolce voluto? Non credo di aver capito del tutto la domanda, ma posso dire che siamo sicuramente senza pretese. Se l’ascoltatore si fa un’idea prima ancora di cliccare play vuol dire che è parecchio distratto! Se intendi che l’aspetto grafico, tutto sommato sciatto e poco ortodosso, potrebbe risultare fuorviante rispetto alla ‘serietà’ di intenti di Aspartame, potresti avere ragione, ma anche questo fa parte della nostra proposta. Chi basa il proprio giudizio su elementi che non siano la musica e i testi non è molto affine al nostro modo di fare, e non ci dispiace se evita di ascoltarci; non aspiriamo ai Grammy e non abbiamo l’esigenza di adescare il pubblico. All’inizio non era nemmeno stata considerata l’opzione di fare concerti. Aspartame è ‘caciarone’, ma anche efferato, e parecchio (auto)ironico, per quanto tendenzialmente crudele. I testi sono una parte importante della faccenda, fa molto piacere che vengano apprezzati. Anche se, come dicevamo, parlandosi chiaro, alla fine poi dal vivo non si capisce un cazzo. :-] Filippo Lilli è stato il primo sconsiderato a propormi di registrare qualche pezzo, subito dopo aver ascoltato la descrizione del progetto. Nel suo studio abbiamo registrato tutte le parti musicali. Non è uno studio di registrazione, ma è molto accogliente e funzionale. È una specie di covo adibito a più scopi, tra cui non rientra specificamente la produzione di dischi. Ha una vetrata che dà sulla strada e non è insonorizzato. Mentre registravamo i passanti si fermavano per guardare dentro incuriositi. Pur essendo praticamente digiuno di sonorità hardcore/metal e simili, Filippo ha registrato tutto con dedizione, intuito e talento, mettendo anche del suo in qualche arrangiamento, suonando le tastiere e aggiungendo parti di percussioni e fischietti, pienamente in linea con lo spirito psicotico di Aspartame. L’improvvisazione e un certo approccio amatoriale sono state condizioni fondamentali dal punto di vista strettamente operativo, in fase di registrazione. Al contrario, la musica e i testi hanno avuto un lungo processo di pianificazione, ore e ore sparse di prove e di cesellature. Valerio Fisik credo non abbia bisogno di presentazioni su queste pagine; oltre a essere un musicista parecchio duttile e ad avere un talento alieno, è anche l’autore di registrazioni, mix e master di moltissimi dischi di quella musica poco garbata che piace a noi. Da lui, all’Hombrelobo di Roma, abbiamo registrato le voci e finalizzato il disco. È stata impressionante la disinvoltura con cui ha maneggiato il materiale caotico e ossessivo di Aspartame, entrando subito nei meccanismi della faccenda e aggiungendo il proprio tocco. È riuscito a rendere i pezzi ancora più efficaci di quanto me li fossi immaginati, ha aggiunto il ‘tiro’ a certi passaggi, ha decifrato immediatamente lo schema contorto delle metriche dei testi dando consigli preziosi sulle voci; insomma, senza stare troppo a elencare cose che chiunque già sa o può intuire, è stato fondamentale per il concretizzarsi della prima uscita di Aspartame. Oltre al disco, Valerio ha realizzato anche un mix alternativo delle basi senza voci, da usare nei live. Guarda quanta roba siamo riusciti a tirare fuori da una domanda così circoscritta e innocua. Sarà meglio tornare al punto: il contrasto agrodolce (dove a quanto ho capito l’agro è il ‘look’ da mentecatti e il dolce è tutto il resto, o viceversa, non so bene) è esattamente l’effetto che volevamo produrre. È lo stesso discorso che vale anche per la questione ‘analogico VS digitale’ di cui sopra, dove è la discrezione personale a stabilire quale sia l’aspetto amaro e quale il suo opposto. E la faccenda si ricollega anche a quello che dicevamo sulla marcescenza dei corpi, l’odore dolciastro della morte, gli zuccheri artificiali, eccetera. E poi c’è il dualismo prettamente tropicale che contrappone l’idea di ambienti paradisiaci (cieli limpidi, mari cristallini, vegetazione esotica, sciabordio delle onde, tutto il campionario) alla furia devastante di eventi climatici estremi tipici di quelle regioni. Aspartame è nato con l’intento di riprodurre l’effetto della tempesta improvvisa e disastrosa, inframmezzata da squarci di sereno e nuvole in rapida corsa. Di contro, c’è un sole rovente e implacabile che favorisce gli incendi e accelera i processi di decomposizione degli organismi.
Sono sempre stato affascinato dalla copertina di Powerviolence Forever dei Fuck On The Beach, e forse quello mi ha inconsciamente ispirato – ma questo è molto più attinente a una domanda che facevi all’inizio.
A fine gennaio vi siete esibiti al Senza Tregua, festivalone romano con gruppi eccellenti, nel 2021 avete presenziato in veste non ufficiale al Go Fest. Visto che il demo dura pochi minuti, mi viene spontaneo chiedervi: che scaletta fate e come vi comportate su un palco? Secondo gli Egestas, che ho intervistato qualche tempo fa, suonare live è “catarsi, vulnerabilità, ferocia, paura, umiltà, gratitudine, sorpresa: queste le prime parole, concetti che affiorano pensando a un live degli Egestas. Riversare tutta la negatività e i soprusi della società quotidiana, esorcizzare in musica, per cercare essere persone leggere e positive nella realtà”.
Consideriamo anche che, ricollegandoci ai Caraco e a Claudia, al Go Fest c’è stato un concerto postumo. Ci siamo esibiti al Senza Tregua festival perché eravamo raccomandati, in quanto facenti parte dell’organizzazione. È stato il nostro primo concerto in assoluto, anche se ‘concerto’ forse non è la definizione più appropriata. Abbiamo fatto poco più di dieci minuti di karaoke molesto, all’incirca il tempo di una grandinata come si deve, e poi basta. Una specie di carnevale depravato, brutale, psicotropo e condensato; la gente era molto contenta, e noi pure. Nessuno sapeva come sarebbe andata la cosa, noi per primi, quindi l’atmosfera era carica di disorientamento, euforia immotivata e tensioni astratte. Non eravamo sul palco, ma a terra, sotto la postazione del mixer. Con Aspartame non siamo mai stati su un palco, e non crediamo che sia la nostra dimensione ideale. Preferiamo stare in mezzo alle persone, in una posizione di vicinanza che aumenta sia il coinvolgimento, sia la sensazione di allarme tra il pubblico. Per quanto breve, il set prevede diversi ‘sbalzi atmosferici’ che contribuiscono allo spaesamento e all’agitazione di cui parlavamo. Ci piace l’idea che chi ascolta non abbia la certezza di cosa accadrà di lì a poco, così ognuno è indotto ad alzare il livello di attenzione, per curiosità, per divertimento, o anche per il timore che la situazione da un momento possa all’altro degenerare. Durante il live abbiamo notato volti sorridenti, espressioni incredule, risate complici, ma anche una vaga apprensione: mentre ci infiltravamo urlando tra la folla qualcuno ha avuto reazioni istintive, come se dovesse proteggersi da qualcosa, o temesse in qualche modo per la sua incolumità. Sarà brutto da dire, ma è stato molto divertente.
La scaletta del live è per forza di cose ridotta, ma oltre ai brani del demo abbiamo alcuni ‘bonus’ da proporre. Preferiamo non svelare troppo di quel che succede durante le incursioni dal vivo di Aspartame, comunque per i più indiscreti esistono alcuni video online che testimoniano la sfuriata karaoke al Senza Tregua. Al Go! Fest la nostra presenza come Aspartame era limitata al banchetto in cui esponevamo le copie dei 7” di cartone di cui parlavamo prima, ognuna dipinta in acrilico con immagini a tema tropicale ‘dark’ (per capirsi).
Il festival è stato parecchio intenso, variegato e densamente popolato; abbiamo dato via diverse copie del demo, o meglio, varie persone hanno deciso a scatola chiusa di portarsi a casa un pezzo di cartone colorato e imbustato che conteneva la promessa di un contenuto. Erano diversi anni che non stavo in uno squat per dodici ore consecutive, è stata un’ottima occasione per fare conoscenze molto interessanti. Principalmente ero lì per cantare con i xCARACOx, e a questo proposito condivido in pieno le parole che hai citato degli Egestas, anche perché uno di loro (indovina chi?)* è anche un membro di Aspartame e amico di Clavdia. Il concerto dei xCARACOx al Go! Fest è stata un’esperienza difficilmente descrivibile, abbiamo suonato verso le due del mattino, a cantare c’erano anche Leo dei Max Carnage e Giorgio dei yBUTTEROy, altri due amici cari di Cla, era tutto un miscuglio di urla, lacrime, abbracci, spintoni; chi c’era sa di cosa parlo.
*(e va bene: Alex Cabanas; purtroppo quella sera non c’era, ma sa benissimo di cosa parlo)

Tra l’altro al Senza Tregua avete portato delle freschissime cassette del demo 2021. Sono un estimatore del formato, ma ancora di più di quello che avevate fatto in precedenza, ossia dei finti 7″ che avete citato poco fa, fatti di cartone, dipinti in modo unico e in cui c’era un’avvertenza: qui non c’è nessun disco, se volete spiegazioni scriveteci una email. Raccontatemi i motivi di questa scelta originale e cosa vi hanno chiesto i vostri fan via e-mail. Per scelta avevamo deciso di non produrre nessun oggetto fisico ‘nuovo’, evitando cioè di mettere in giro per il mondo altri manufatti industriali al solo scopo di far circolare cinque miseri brani di musica opinabile. Nel 2021 avevamo avuto alcune proposte per realizzare delle uscite in cassetta, ma la durata del demo ci sembrava troppo breve per sprecare un intero nastro anche solo da mezz’ora. Era stata ventilata l’ipotesi di integrare il demo (allungare il brodo) con alcune tracce noise che erano state scartate dalla versione finale, ma la cosa non ci convinceva, anche perché avrebbe vanificato l’effetto incalzante che avevamo cercato di ottenere nella sequenza dei pezzi, e poi in generale, come già accennato, non avevamo molta spinta per dedicarci a un’uscita o, ancor meno, per pensare a un’esibizione dal vivo.
Poi, sia per uscire dal torpore, sia per cominciare a spargere qualche dose di Aspartame in maniera non convenzionale e a emissioni ridotte, ho cominciato a dipingere i finti 7” e dopo qualche mese li ho portati al Go! Fest (v.sopra). Erano circa una ventina di copie, e dico circa perché non ho assolutamente la certezza del numero esatto, comunque sicuro più di diciotto e meno di ventuno (credo). È importante? Forse no. Erano copie uniche, ognuna diversa, tutte realizzate con materiali di riciclo. Si sono fatti avanti gli estimatori più inaspettati, compreso un ragazzo americano che si è accaparrato la copia ‘jolly’, l’unica raffigurante un (falso) frutto di anacardio – ero molto curioso di vedere su chi avrebbe esercitato interesse, essendo evidentemente diversa da tutte le altre. Abbiamo fatto amicizia con questo ragazzo, scambiandoci i contatti. Dopo alcuni mesi di frequentazione abbiamo scoperto con una certa sorpresa reciproca che era amico di Filippo Lilli, con cui suonava in un progetto ambient/noise/jazz. Il ragazzo è poi divenuto co-cospiratore di Aspartame, motivo per cui non sveliamo i dettagli sulla sua identità. Dentro alle custodie dei finti 7” c’era una specie di talloncino con i vari crediti e un indirizzo mail a cui scrivere per ricevere la musica, i testi ed eventuali chiarimenti sulla faccenda Aspartame.
Potevamo mettere semplicemente un link, ma volevamo stabilire un certo contatto con i disagiati che avessero dimostrato interesse per i nostri stratagemmi. A parte la musica e i testi, via mail nessuno ci ha chiesto granché, anche perché molti dei ‘fan’ erano persone conosciute, e abbiamo avuto modo di parlarci a voce piuttosto che attraverso il computer (‘piuttosto che’ come a intendere ‘invece di’, tanto per chiarezza – non si sa mai, di questi tempi). Siamo stati noi, anzi, a chiedere a ognuno/ognuna di inviarci le foto fronte/retro delle copie in loro possesso, per mantenerne almeno una traccia, dato che non avevo assolutamente pensato a fotografarle singolarmente prima di abbandonarle al loro destino. Sulla pagina Facebook di Aspartame ci sono alcune delle foto che abbiamo ricevuto, con il nome di ognuno/a e un ringraziamento per il supporto. Poi un bel giorno ci contatta Eugenio di COdA fanzine, che vive a Londra, dicendo che ha trovato una trentina di cassette (verdi!) da dieci (10!) minuti, rimanenze di non so bene cosa, e insomma gli farebbe piacere produrre la prima uscita di Aspartame. Gli abbiamo inviato i file con musica, testi, crediti e grafiche di riferimento, e lui ha assemblato e inciso e confezionato il tutto, compresi gli accattivanti adesivi triangolari. Il pacco è arrivato dalla perfida Albione la mattina di venerdì 27 gennaio, il primo giorno del Senza Tregua.
La cassetta è coprodotta da COdA fanzine e Wrong Disk Records, entrambi co-distributori.
Diciamo questo non solo come subdola autopromozione, ma soprattutto per rendere merito a chi supporta e promuove la spregiudicatezza in musica.
[L’ho fatta lunga di nuovo. Se devi tagliare qualcosa fai pure, basta che poi non si capisca niente; potresti tagliare una riga sì e una riga no di ogni risposta, sarebbe un esperimento interessante.
Chissà chi arriverà fino a quaggiù in fondo a leggere tutte le cazzate che abbiamo scritto.]

Meglio l’aspartame o lo zucchero di canna? Il primo potrebbe fare male, dicono; forse meglio il secondo, ma senza zucchero, per sicurezza.
Indicatemi il vostro futuro in tre immagini o video. Per essere sicuri di non sbagliare potremmo inviare le foto in primo piano per le lapidi, ma così cadrebbe tutta l’aura di mistero di cui si parlava. Al momento stiamo registrando la nuova uscita con Lorenzo Amato allo studio Cinque Quarti di Roma, ma non sappiamo di preciso quando uscirà. Possiamo inviarti alcune immagini generiche indicative del passato più o meno recente – non crediamo così tanto nel futuro 😀
