Intervista agli Ulth

Appena ho saputo che Walter dei Totenwagen stava tornando con nuova musica, ho dovuto necessariamente intervistarlo. La brillante, gustosa e ironica chiacchierata di qualche tempo fa è una delle mie preferite ed è ancora online. Vi consiglio di leggere quella, prima di proseguire nel mondo originale degli Ulth. Vi lascio il link qui. Quando avete finito, vi aspetta un altro sfizioso squarcio nel mondo slabbrato (eppure lucidissimo) di un gruppo estremamente interessante. [F]

Cominciamo proprio dall’inizio. Che significa Ulth? Significa appunto Umidus Lacer Tecte Horrificus.

È corretto vedere gli Ulth come una versione acustica dei Totenwagen? Quanto dei Totenwagen c’è negli Ulth e quanto degli Ulth c’era già in Totenwagen? Sì e no. I Totenwagen sono tre, gli Ulth due. Non c’è Moggio, che oltre ad essere un grande batterista, è l’elemento più razionale dei Totenwagen. In quanto tale, non che disdegni, ma diciamo che non predilige le melodie che sfociano nel medioevo. In comune con i Totenwagen c’è la volontà di fare quello che si vuole, nella fattispecie metal con strumenti acustici, anche se non escludiamo la presenza di un pezzo suonato con un distorsore, nel prossimo futuro. Dal vivo con Ulth suoniamo Pastorale lucana dei Totenwagen.

Che significa per voi suonare musica folk? Vi definireste così oppure è solo metallo senza chitarroni? O è la musica suonata nell’universo di post-invasione zombi, alla The Walking Dead, quando tutto va a scatafascio e l’elettricità è un bene raro? Volendo etichettare, direi che si tratta di dark metal acustico. Certo, ci sono influenze di musica popolare. Indubbiamente, come è scritto nella biografia, quando con l’apocalisse la corrente verrà definitivamente a mancare, gli Ulth, non necessitandone, potranno comunque garantire provvigioni di Metal.

Quando vi intervistai come Totenwagen, nel lontano 2018, mi fu rivelato: “la prossima uscita sarà qualcosa di decisamente più popolare, anche per andare in culo a tutti i metallari che hanno creduto in noi”. Credete di aver mantenuto questa previsione, anche come Ulth? L’EP è uscito da poco, aspettiamo un po’ per capire quanto gli sia andato in culo.

Dal punto di vista liguistico, siete eclettici come nei Totenwagen? C’è continuità sotto quel profilo? C’è continuità nel senso che di solito la prima scelta è l’italiano, poi il napoletano ma quando non ci stanno bene ci proviamo col tedesco o l’inglese.

Criptico, o comunque molto curioso, mi sembra anche il titolo del vostro esordio: Umidus lacer tecte horrificus, che per i traduttori automatici del web è tipo “orribile straccio bagnato sul tetto”. Correggiamo Google Translate oppure è giusto così? Significa Umido, lacero, velatamente orrifico.

Google Translate rimandato. Nella descrizione della vostra pagina Facebook c’è scritto: metal as it was played by the Ancients. Ma quanto indietro nel tempo bisognerebbe andare, ipoteticamente, per dire “ecco, siamo nel periodo in cui la musica di Ulth è più appropriata”? Il punto è che, secondo me, certo metal costituisce uno spirito, un archetipo che raccoglie determinate esperienze e sensazioni. Tu veramente credi, per dire, che il gasamento viscerale e scavezzacollo che si prova quando si ascoltano Ride the Lightning o Morbid Tales fosse sconosciuto agli antichi? Io no. Credo invece che nella seconda metà del ‘900 determinate sensazioni bestiali si siano incarnate nella fonte da cui giornalmente ci abbeveriamo, l’heavy metal. Una fonte le cui acque, ghiacciando, vanno a costituire un ponte che permette di tenere i piedi un po’ più saldi al terreno, rendendo il passaggio, dal mondo naturale allo svuotato mondo moderno, un po’ meno traumatico. Detto questo, la musica di Ulth è roba adattissima sia al 1400 che ai tempi che corrono.

Abbiamo dato la collocazione nel tempo, ora invece pensiamo a collocarvi nello spazio. Nella (unica) foto promozionale ufficiale siete ritratti in una casa. Dove abitano gli Ulth? È tipo Casa Vianello? Chi è più Sandra e chi è più Raimondo? Insomma, è un modo bizzarro per chiedervi se e come andate d’accordo. La foto ci ritrae in una casa che si trova a Bagnara di Castelvolturno. Invito tutti ad andarci. Ancor meglio se andate dicendo che vi manda Dario Graziano. Sì, andiamo d’accordo, abbiamo gusti musicali simili, in particolare per quanto riguarda il death metal anni ‘90, e siamo entrambi abbastanza tolleranti. Entrambi abitiamo nel centro di Napoli.

Quei bravi ragazzi di Aristocrazia Webzine dicono di voi: “Umidus Lacer Tecte Horrificus, a parere di chi scrive, non ha una sbavatura. È un disco che sa cosa vuole dire, che sa come dirlo e che lo dice senza peli sulla lingua”. Emozionati? A parte il fatto che sbavare su una cosa potrebbe anche significare apprezzamento, sapete davvero cosa volete dire, nella vita e nella vostra carriera musicale? Premesso che io sono un gran sbavatore, su Aristocrazia sono state usate parole fin troppo alte per descivere Umidus Lacer Tecte Horrificus. Alla seconda parte della domanda non so rispondere.

Mi fareste una breve cronaca dei 4 pezzi che compongono Umidus? In particolare vorrei un approfondimento sulla Napoletana a spade e sull’ospite che ci ha messo la voce, Marco Troise.
Napoletana a spade parla di una suora che adora il Grande Capro, esce la notte dal convento, emette un belato e poi sgozza sia macellai che ghiottoni di mozzarella. Sgozza anche anche i metallari che si fanno foto mentre sgranocchiano cosce di pollo o pezzi di agnello intendendo con questo dare risalto al loro aspetto selvaggio, manco fossero andati loro in persona a cacciare selvaggina nel bosco. In realtà nel bosco non ci vanno mai, se non per farsi altri selfie. E la carne proveniente da allevamenti intensivi l’hanno comprata da Carrefour. Troise è un grande amico. Io e lui, assieme a Licastro, per anni abbiamo suonato insieme negli Sperms. Anche lui compra i cosciotti da Carrefour, ma quando se li sbafa non si fa i selfie. Gli altri tre pezzi, grosso modo, parlano di “accollarsi la nebbia” e di esperienze dilettantesche di tuffi nell’ignoto.

Come si è trovato Dario, di solito decisamente più rumoroso nei Naga, nell’esperienza “acustica” Ulth? Bene, suona la batteria in piedi con un set superminimale e questo è per lui motivo di gioia.

Pensavo che Ulth fosse una creatura recente. Eppure ho scoperto che siete nati nel 2018 e, curiosando su Facebook, leggo che la creazione della pagina risale al 24 marzo 2019 e nell’autunno di quell’anno avete persino fatto un live con i Taur Im Duinath di Francesco Del Vecchio. Mi sapete dire qualcosa di più del vostro primissimo periodo, quando eravate dei neonati?
Nel primo periodo già suonavamo alcuni dei pezzi che facciamo ora, ma in maniera più maldestra…

Vedo in copertina diversi simboli: un elmo, uno zoccolo nel logo, un forchettone, e cos’altro mi sto perdendo? Chi è ritratto? Il personaggio in copertina è stato ritagliato da un quadro di Bruegel, La caduta degli angeli ribelli. Con la destra cerca di infilzare la sfera con la forca, un gesto che non porta a niente, come per certi versi non portano a niente le canzoni degli Ulth. Con la destra (fatta aggiungere dal pittore Roberto De Simone) invece fa il tipico gesto metal del calice. Il logo Ulth incorpora una zampa di equino: nutriamo simpatia per gli asini.

Sguscia la notte si collega a una serie di altre canzoni a tema notturno che avete fatto coi Totenwagen. Non dormite mai? Se mai usciste di giorno vi sciogliereste sotto al Sole? Diciamo che per chi vive in città, lontano dalla natura e con lo smog ed i palazzi che occludono persino la vista delle stelle, secondo me l’alternarsi giorno/notte, ed in particolare il soffermarsi sul Notturno, costituisce uno dei pochi varchi che consentono di riallacciarsi a qualcosa di po’ più profondo. Mi permetto di consigliare Elogio alla notte di Claudio Marucchi.

Come ha impattato il covid sulla fresca carriera degli Ulth? Nessun impatto negativo sugli Ulth, io ho avuto modo di allenarmi con l’armonica nefasta, il cui suono costituisce le fondamenta di una canzone che prima o poi registreremo.

Secondo voi qualche matto potrebbe ascoltare la musica di Ulth (ma anche di Totenwagen) e decidere di passare un weekend a Napoli, affascinato dal mondo che avete narrato? Dove portereste dei turisti a vedere il lato macabro di Napoli? Dubito che qualcuno dopo aver ascoltato Totenwagen o Ulth, abbia deciso di visitare Napoli. Per quanto riguarda i luoghi del macabro è difficile rispondere senza cadere nell’ovvio… Quindi rilancio Bagnara di Castelvolturno (Pescopagano per gli habituè) da soli, di notte, e se si incontra qualcuno, ripeto, dire ‘Mi manda Dario Graziano’.

A proposito di folk, storie mitiche e leggende, è vero che tutto il mondo è paese oppure pensate che certe tradizioni abbiano una marcia in più rispetto ad altre? Credo che sia soggettivo, alcune tradizioni mi piacciono, per altre non ho simpatia. Per esempio credo che la tradizione del pranzo pasquale napoletano sia un buon esempio di quanto il cristianesimo ed i cristiani napoletani siano, più o meno consapevolmente, contro natura e nemici della stessa. Qualcuno ha detto: “La tradizione serve a garantire l’illusione dell’eternità”. Molte tradizioni poi sono sporcate dall’uso che ne fanno i destrorsi, sempre pronti a succhiare linfa dai miti, per poi risputare sciorda.

Visto che ora, a causa della serie Netflix, va di moda Mercoledì Addams, qual è il vostro personaggio preferito della famiglia Addams?Cugino Itt e Lurch!

Pensate che gli Ulth facciano più musica per giovani o per noi vecchiacci over 30? Credo che sia musica che vada bene dai 3 anni in su, almeno per quanto riguarda Umidus Lacer Tecte Horrificus.

A prescindere dall’età, quando ho intervistato i Totenwagen, mi era stato detto: “I metallari (quelli senza trigger!) spesso si sono dimostrati più accoglienti dei punk con i nostri dischi”. Credete stia avvenendo lo stesso con Ulth? In realtà, promuovendo l’EP, sono partito dal presupposto che le webzine che si occupano prettamente di 0unk non siano interessate alla roba degli Ulth. Quindi al contrario di quanto fatto in passato con Totenwagen, non ho mandato loro il materiale.

A chi dareste una pacca sulla spalla? E a chi dareste un pugno sul muso? Esseri viventi, morti o anche morenti, non ci sono limitazioni. Più che un pugno, un vaffanculo a tutti i guerrafondai da divano. Gente che non ha fatto il servizio militare, ma tifa per il delirante intervento della NATO in Ucraina e non ha pietà per stupri, fame e mutilazioni inflitte alle persone per via dell’ostinazione di politici e giornalisti ad andare in culo alla Russia ed arrecare godimento agli USA. Dicono di volere il bene degli ucraini, ma contribuiscono alla causa del loro essere letteralmente smembrati.

Ci starebbe bene un pezzo degli Ulth in un film di Paolo Sorrentino? Se sì, in che scena? Ma guarda, non sono un grande cultore di Sorrentino. Come Ulth puntiamo a comparire in qualche lavoro del grande regista napoletano Salvatore Polizzi.

Sapete che mi avete fatto venire l’appetito? Questo primo lavoro è proprio corto, quando ci regalate altra musica? E farete altri concertini?Credo presto, abbiamo altri pezzi pronti. Per ora due concerti a Napoli tra febbraio e aprile. Ci farebbe piacere andare a suonare fuori con Ulth. Ma, come disse qualcuno, tra il ‘far piacere’ ed il ‘fare’ c’è di mezzo ‘ed il’.

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2 pensieri su “Intervista agli Ulth

  1. Passo sempre di qui per leggere di musica, non commento mai, ma stavolta sono basito: “guerrafondai da divano” ?! E i pacifisti da divano? Lungi da me parlare bene degli americani, lungi da me difendere una guerra (la guerra è sempre una roba orrenda) ma la nato siamo anche noi eh, non è sempre responsabilità di altri…
    Un paese aggredisce un altro; putin non ha colpe/responsabilità? Non è magari putin che ha interesse a fare disinformazione (gli riesce sempre molto bene, anche quando ha aiutato un’altro bravissimo e onesto uomo a diventare presidente degli stati uniti) e farci credere cose strane? Noi italiani che spesso votiamo berlusconi, salvini, meloni (tutti amichetti di putin, tutta brava gente intelligente, vero? tutti pacifisti vero?) riuscimo a ragionare un poco? Almeno la creanza di dire “non so, non ho rifelttuto abbastanza”…. Mah, la disinformazione ormai è a livelli terribili, sono disgustato una caduta terribile anche per questo blog che non leggerò più con il piacere di un tempo. Tristi saluti.

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