Intervista ai laCasta

Cristo, come passa il tempo! Ho intervistato i laCasta oltre due anni fa, una breve chiacchierata introduttiva in cui li conoscevamo e cominciavamo a capire di che pasta erano fatti. Adesso, dopo aver ascoltato In Æternvm (Argonauta Records) posso dire con cognizione di causa che avevo scommesso bene su di loro. Non che Encyclia fosse brutto, ma è sicuramente ridimensionato se messo accanto al nuovo album di cui scopriremo presto un bel po’ di dettagli. La parola va a Mario Morgante e Marino Martellotta, rispettivamente chitarrista e bassista della band pugliese. Gli altri membri sono: Alessandro Donnaloia (cantante) e Tommaso Cavallo (batterista) [F]

Ci eravamo lasciati con un cliffhanger degno delle migliori (o peggiori, fate voi) serie tv, ossia con una foto in cui vi dirigevate verso un oscuro capannone. In parole povere, stavate registrando l’album. Era il lontano 2018. Cos’è successo da allora?(Mario e Marino) Innanzitutto ti salutiamo e ti ringraziamo per l’intervista. Sì, la foto che intendi è quella che pubblicammo per comunicare che erano da poco iniziati i lavori di produzione del nuovo disco. Da quel momento ce la siamo presa con molta calma sia per fare le cose in maniera meticolosa sia per i vari impegni lavorativi e personali di ogni addetto ai lavori.

Nell’intervista precedente mi diceste che i pezzi che avrebbero fatto parte di In Æternvm erano già arrangiati. Ci avete inserito anche qualcosa di più recente? Come avete modellato le canzoni in questo periodo di preparazione del disco? Ve lo chiedo anche perché avevate detto che sarebbe durato circa tre quarti d’ora, ma è venuto fuori sotto i 40 minuti. (Mario) I pezzi erano già arrangiati, ma in corso d’opera qualcosa è stata raffinata o poco modificata, mentre per quanto riguarda la tempistica poco più breve è perché ho ritenuto opportuno, come detto poco fa, togliere parti delle idee strutturali di alcuni ambient, parlo di arpeggi o atmosfere effettuate sia con chitarra che con vari strumenti rituali della mia collezione proveniente da varie zone dell’Oriente, per inserirli sicuramente nel prossimo lavoro… che, non ti nascondo, è già ad un buon punto di scrittura.

Quali sono le principali differenze rispetto a Encyclia, a parte suoni molto più definiti e probabilmente anche una preparazione tecnica migliore da parte vostra? (Mario) Sicuramente, come hai detto tu, la produzione è nettamente superiore rispetto alla scelta lo-fi di Encyclia e certamente la crescita tecnica, ma oserei dire anche stilistica, del genere è cresciuta; secondo noi il tutto è quindi ancora più affinato e studiato. In genere ci piace comunque sperimentare vari aspetti nelle nostre produzioni, dalla bassa fedeltà degli esordi del black metal fino ad esplorare condizioni più ‘moderne’ delle varie produzioni audio; in conclusione possiamo dire che ogni lavoro sarà sempre una nuova scoperta ed avventura ma che mai sfocerà nelle varie mode.

Perché avete scelto Brad Boatright e i suoi Audiosiege per il mastering del disco? Ci sono dischi passati dalle sue mani che vi hanno fatto capire che era lui l’uomo giusto? (Mario e Marino) Certo, abbiamo dato fiducia al caro Brad per i vari feedback avuti dai vari amici, ma ancora di più spinti a scegliere lui proprio perché ha lavorato a dischi a noi molto cari (Nails, Tragedy, ecc…).

Chi è Giuseppe Giusti, che ha coprodotto In Æternvm assieme a voi? (Mario e Marino) Giuseppe è il nostro attuale produttore – che, come hai ben detto, ha contribuito a metterci del suo per questo nuovo disco – nonché un nostro carissimo amico ormai da anni. Sin dai tempi di Encyclia ha creduto in noi fino ad arrivare a questa bella collaborazione per noi molto importante e soddisfacente.

Sin da Encyclia giocate spesso con intro, outro e parti più o meno atmosferiche. Cosa volete far provare all’ascoltatore dei vostri album tramite quelle parti che ad alcuni avventori poco accorti potrebbero sembrare superflue? (Mario) Ci piace strutturare la nostra opera con una parte iniziale per poi passare ad un interludio di quasi stasi fino ad arrivare alla conclusione della storia con una sorta di processione funerea. Sia il precedente lavoro che l’attuale si sviluppano in un unico concetto a filo diretto, proprio come un mantra che ritorna in maniera quasi subliminale allo stesso bordone ma mantenendo una struttura ben definita che lo porta alla salvezza.

Mario ha suonato anche strumenti rituali nel disco. Di cosa si tratta? (Mario) Da sempre ho avuto la passione e l’interesse per le arti orientali e in qualche modo le ho portate anche nella mia musica. Proprio in particolare in quest’ultimo lavoro ho suonato strumenti provenienti dal Tibet (antiche Campane monastiche a rotazione sferica), Nepal (antichi Kangling o རྐང་གླིང། , che sono strumenti rituali funerei ricavati da femori o tibie umane), Cina / Giappone (Cimbali rituali) e India (vari Idiofoni) per ricreare atmosfere ancestrali, subliminali e oscure nelle parti ambient dell’opera. Sinceramente proprio a pieno non si possono apprezzare in quanto sono stati processati in fase di mix e master perché miscelati con le varie apparecchiature di Alessandro [il cantante], ma assicuro che ci sono! Alcuni di questi li potrete anche ammirare e ascoltare nei nostri prossimi live.

Titolo in latino molto altisonante, ma dei testi non abbiamo traccia, così come in Encyclia. Come mai? Spiegatemeli un po’. (Mario e Marino) Ci piace il latino e comunque già con l’EP ci ha portato molta fortuna… quindi perché, ci siamo detti, non continuare su questa linea?! Le tematiche trattate grossomodo sono sempre quelle del sistema corrotto dalle caste mondiali e credo che rimarremo su di esse, almeno per il momento.

Quante volte nella vostra vita vi siete ritrovati in silenzio, con lo sguardo fisso sul muro, come dice il vostro pezzo? (Mario) Siamo ragazzi forti, ma sicuramente, come tutti, abbiamo passato momenti più o meno bui, ed è proprio lì che nasce il concetto.

Mi date qualche dettaglio in più su quello che considero il cuore del disco, ossia Black Mold, il vostro brano più lungo, che dura quasi sette minuti? (Mario) Quel brano lo consideriamo l’interludio, la stasi che prima ti dicevamo. Abbiamo cercato di dare giusto un po’ di tregua all’ascoltatore immergendoci in sonorità più drone/doom. Il testo parla di un morbo, un fungo di provenienza batterica che divora la mente umana, proprio come accade con gli standard stereotipati che oggigiorno ci circondano sempre più.

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Foto di Paolo Moretti

Cosa ci vuole trasmettere la copertina di In Æternvm, che poi si estende anche al retro della confezione e all’interno? (Mario) La fotografia, come anche tutti gli aspetti grafici, sono stati curati da me. La foto in copertina è uno scatto che feci in una camminata immersi nella natura con Alessandro in un momento di sconforto e vuole trasmettere quello che è proprio il concetto del disco, la caduta (intesa come fallimento) dell’uomo in una spaccatura abissale (foiba) della crosta terrestre.

Il brano scelto per anticipare l’album, a gennaio, è stato Vultures. Perché proprio lui e qual è il significato delle immagini del video? (Mario) Il singolo Vultures, certamente come hai ben potuto tastare con mano, è un blackened powerviolence, quindi andava estratto in principio proprio lui per dare uno ‘schiaffo’ dopo anni di silenzio da parte nostra… e crediamo che tutti abbiano a pieno recepito il messaggio. Le scene trattate nel clip, tra l’altro realizzato da me, simboleggiano la violenza e l’aggressività che l’umanità ha sempre di più insita nelle proprie anime traghettate da podi privi di etica morale e ricchi di simbolismo inesistente.

Invece nel videoclip di Faith ci siete principalmente voi che suonate, e su questo nessun appunto. All’inizio però si inquadra un tempio induista, quasi a suggerire che voi, inquadrati subito dopo, siate all’interno. Da quanto mi hai detto mi pare di capire che sia tu, Mario, l’appassionato di cultura orientale. Cosa ti affascina di questa? Sei stato in India, in altri momenti della tua vita? (Mario) Il secondo singolo Faith, sempre montato da me ma con riprese dell’amico Paolo Moretti (fotografo ufficiale della band), ci vede per la prima volta partecipi anche nella parte video. Un bel lavoro soddisfacente che tra l’altro sta avendo un buonissimo riscontro. Ritornando alla tua domanda… sì, sono io il principale fulcro dell’influenza orientale nel gruppo, come hai ben potuto osservare. Sono stato in diverse zone del mondo fino ad approdare nella parte più orientale del pianeta in Stati come la Cina, l’Indonesia e la Malesia. Un’aria completamente diversa da quella che siamo abituati a respirare, che ti rapisce insidiandosi in maniera massiva nella tua mente e anima. Certamente ci vuole una certa inclinazione al tutto, ma ti assicuro che farebbe bene a gran parte della popolazione andare in questi posti a tastare con mano la vera e profonda struttura dell’anima.

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Foto di Francesca Lovicario

Quali aspetti sono cambiati nel vostro modo di intendere la musica e nelle vostre convinzioni tra il 2015 e oggi? Guardando le foto della band di Encyclia e In Æternvm sembrate diversi anche voi stessi. (Mario) Di tempo dal 2015 ne è passato e sicuramente varie vicende personali ci hanno portato a maturare sotto vari aspetti (in positivo, da parte nostra) arrivando ad una maggiore consapevolezza di ciò che ci circonda e sapendo prendere con più filosofia la vita in generale.

Sto vedendo che avete già un bel po’ di recensioni dell’album. Come vi sentite quando tutti vi giudicano e – a quanto pare – molti apprezzano quel che fate? Qualche critica (costruttiva o non)? Non avete paura di risultare troppo hardcore per i fan del black metal e troppo metal per i fan dell’hardcore? (Mario) Ci fa piacere che il disco stia avendo ottimi feedback, ma comunque non lo facciamo certo per essere giudicati dalle masse, anzi. Con la nostra musica cerchiamo di provocare l’ascoltatore e cerco, io in primis con la scrittura delle musiche, subito seguito dagli altri della band, di abbattere quelli che sono i canoni ben definiti e gli stili preimpostati della musica in genere o in questo caso estrema.

Capitolo doveroso per le interviste di questa prima metà del 2020. Anche voi avete fatto i conti con la pandemia perché avreste dovuto suonare In Æternvm in due concerti pugliesi a marzo, ma come sappiamo è saltato tutto. Datemi rassicurazioni su di voi, ditemi che state bene fisicamente e mentalmente, e poi fatemi capire che piani avete per il futuro. Siete ottimisti o siamo tutti nella merda fino al collo (Mario) Ci dispiace che siano saltate le date a causa di questa orrenda, ma inevitabile situazione. Il nostro umile e personale approccio alla faccenda è quello che, come abbiamo sempre sostenuto, l’entità dell’umanità sia stata compromessa e che si stia autodistruggendo con i propri mezzi. Madre Natura si sta riappropriando lentamente dei propri spazi, se la vogliamo vedere da un lato più filosofico. Per ora si aspetta per pianificare un qualcosa di concreto, intanto ci si dedica alla nuova scrittura per il prossimo lavoro e ognuno di noi alle proprie passioni (arte, letteratura, scienza, ecc…). Fortunatamente sia mentalmente che in salute è tutto nella norma.

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Foto di Francesca Lovicario

Ora che ci penso, state insieme da parecchi anni e non avete mai avuto cambi di formazione. Vi sarete sfanculati più o meno amorevolmente qualche volta, o no?(Mario e Marino) A parte gli anni della band, sono molti di più che condividiamo vicissitudini di vita. Sporadici ma piccoli litigi di certo non fanno crollare quella che è la struttura solidissima dei laCasta!

Marino, sei un giocatore di rugby. Come va col proselitismo sui tuoi compagni di squadra? Ascoltano laCasta? In generale, è giusto secondo te cercare di diffondere la propria musica in modi più o meno aggressivi oppure lasciate la cosiddetta “libertà di coscienza” e preferite un basso profilo? (Marino) Non ci sono ascoltatori del genere nella squadra, ma comunque spesso sono incuriositi dalla musica che facciamo. A questo proposito ricordo che con l’uscita dell’EP acquistarono le magliette e il CD, supportandoci anche se non cultori di queste sonorità. In generale credo che sia giusto far incuriosire alla propria musica, siamo i primi promoter di noi stessi, senza ovviamente essere assillanti.

Sempre sul rugby. Quale squadra/partita/azione assoceresti alla musica di In Æternvm? (Marino) In Æternvm per me è un disco molto ‘sudato’ che ha richiesto un lavoro notevole, questo già di suo lo accomuna al rugby dove serve tanto sacrificio e sudore. Se dovessi paragonare ad una squadra penserei ad una delle tante squadre non professioniste che però lavorano in maniera professionistica, quindi ci metto le squadre dove ho militato: Amatori Rugby Monopoli e Tigri Rugby Bari. Penso ad un’azione classica del rugby, la mischia ordinata, combattuta dagli avanti, dove si lotta testa a testa con aggressività per conquistare il pallone pulito e consegnarlo ai tre quarti che portano il pallone in meta. La giusta metafora per In Æternvm.

Un commento su questo vostro omonimo? (Mario e Marino) Non ci pensiamo e basta! Ahahah… Saluti a tutti!!!

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