Dopo gli O, è arrivato il turno di un altro gruppo che avevo puntato da tantissimo tempo. Altro che feticcio, qua andiamo anche oltre. La carriera dei Viscera/// non può riassumersi in un’intervista, tanti sono i dettagli e le sfumature del loro modo di intendere la musica. Per questo ho voluto indagare solo su aspetti che credevo non fossero stati approfonditi prima, ma con taglio sbarazzino perché tante cose sono già state dette in altre sedi (Metalitalia e GrindOnTheRoad, entrambe nel 2017, ad oggi le migliori fonti online per sapere i fatti dei Viscera///). Ecco, quello che state per leggere è una sorta di “lato B”. Le domande risalgono a qualche mese fa, quando non si sapeva nulla dello split con gli Orthodox e soprattutto quando nessuno aveva idea di quello che sarebbe successo nel mondo (non dico cosa perché temo che Facebook mi abbia preso di mira e vorrei evitare di essere vittima di altre microingiustizie). Il ritardo è pienamente comprensibile perché Michele Basso, il boss di questo simpatico e strepitoso complessino, risponde da Codogno. [F]
Siamo entrati da poco nel 2020 e lo split con gli Orthodox è in arrivo. È una band molto singolare, naturalmente. Cosa vi ha spinto a unirvi? Consideriamo gli Orthodox una delle migliori band contemporanee in assoluto. Suonammo con loro in Olanda nel 2013 all’Incubate Fest così da avere il piacere di conoscerli e scoprirli anche persone davvero alla mano. Da lì a decidere di fare qualcosa assieme è passato poco.
La copertina è molto iconica e non è una novità che sia diversa da tutte quelle dei vostri lavori precedenti, ma mi stupisce che abbia uno stile quasi death metal. Ti piace il genere? Non abbiamo mai nascosto le nostre origini death-grind. Veniamo da lì e spesso ci ritorniamo volentieri sia come ascolti che come riffing qua e là. Avendo comunque deviato un po’ sia come stile che come ascolti direi che siamo rimasti di gusto un po’ classico.
È uno split classico oppure una collaborazione più organica come quelle a cui ci avete abituato in passato?Qui si svela il vero perché dello stile dell’artwork; si tratta di uno split dove entrambe le band si cimentano in cover di pezzi classici e formativi per i propri ascolti personali e collettivi. Data la natura e il periodo storico dei brani originali, le label si sono affidate all’ottimo fumettista spagnolo Raulo Caceres, che ha realizzato a mano il disegno ispirandosi all’immaginario “metal” classico degli anni 80/90. Personalmente mi riporta ad alcune copertine degli Obituary. Bello vero?
In passato hai detto che 3-Release Yourself Through Desperate Rituals era la conclusione di una trilogia. E ora? City of Dope and Violence è un capitolo a se stante o dobbiamo prenderlo come esempio per immaginare i Viscera/// del nuovo decennio? City of Dope and Violence è un prodotto che vive di vita propria anche se, come tutte le nostre uscite, è un concept. Sicuramente certe sfumature edgy che hanno funzionato nell’ep verranno portate avanti in futuro senza troppo timore.
Che spirito ha animato la creazione della compilation dello scorso anno, Rock’n roll Summer Camp, in cui è presente un vostro brano? Carlo Izzo è un amico che stimiamo molto. Ha sempre belle idee, e il suo festival è davvero una delle migliori per un milione di motivi. Al di là dell’evento, stiamo parlando di realizzare la compilation delle band incluse nella rispettiva edizione, facendo loro registrare il pezzo prescelto in diretta in studio (che è anche location del fest) durante i giorni dei concerti, per poi pubblicare tutto su vinile. Straordinario.
Momento nostalgia. Sei ancora in contatto con qualche band dello split a sei uscito tanti anni fa? Mi ricordo di russi, cechi, brasiliani, malesiani… Ti sei mai chiesto che finaccia avreste fatto se aveste continuato in quella direzione? Gli unici che risposero alle mail furono i Blood On Wedding Dress, credo malesi., spariti dai radar anni fa. Poi c’erano gli Smersh di Evgeniy, con cui siamo proprio diventati amici, tanto da incontrarci finalmente nel 2018 durante il nostro primo tour in Russia.
Hai mai pensato a una raccolta che mettesse il punto al vostro periodo grind, quello senza i /// nel nome, in sostanza? C’è una sorta di rifiuto o di rinnegazione di quella fase?Questa raccolta è pronta da circa 15 anni, con tanto di artwork stile primi dischi dei Carcass, ma è uno di quei casi in cui la malasorte rema costantemente contro. Quindi la risposta è no, we regret nothing.
Questa domanda mi ronza in testa da tanto, diciamo dalla prima volta che ho ascoltato il vostro secondo album. Chi è Barry L.? Barry Lyndon.
Ok, ci potevo arrivare, ma la mia ignoranza mi ha impedito di farlo. Quali sono secondo te i momenti e le canzoni che hanno fatto da sliding door nella vostra carriera? Da ascoltatore mi viene da pensare a Emptiness or Deceit? e poi dalla cover dei Yazoo.Ti do ragione su Emptiness or Deceit?; la cover degli Yazoo la definirei più uno sfizio. Aggiungerei Keep on Bluesing through the Stars, Hands in Gold e la recente Spirit of ’86.
Devi sapere che 3-Release Yourself… è uno dei miei album preferiti in assoluto. Ho letto che è frutto di tanto dolore e tanta sofferenza, accumulati negli anni immediatamente precedenti alla sua uscita. Quindi quasi mi dispiace essere estremamente entusiasta di un lavoro che nasce in questo modo. Credi che in questi tempi che stiamo vivendo ci siano figure assimilabili a quella di Jim Jones, il cui faccione si staglia in copertina? Documentandomi sui cult leader nella storia ho scoperto che c’è un motivo scientifico per cui costoro riescano a trovare terreno fertile negli U.S.A.: il concedersi in maniera totalizzante a personaggi carismatici deriverebbe dalla mancanza di storia, e dall’ossessione di riconoscersi in qualcosa che dia un senso di appartenenza qualsiasi. Va bene un credo politico, una bandiera o, in questo caso, un capo spirituale. Naturalmente ho riassunto un pensiero molto complesso in poche parole, ma data l’evidente americanizzazione dei costumi che prosegue da decenni, direi che questo bisogno morboso sia astato assimilato un po’ ovunque, creando figure simili al reverendo Jones un po’ dappertutto. Ovviamente situazioni del genere si possono manifestare attraverso molte sfumature ed espressioni, ma se ci si concentra sull’aspetto della spersonalizzazione e sull’auto-annichilimento del senso critico, direi che basta guardarsi in giro.
Cos’è successo alla Lancia targata CR 482577, che vediamo sull’artwork di City of Dope and Violence? Non è dato sapere.
Sempre a proposito della stessa canzone postata poco sopra, è uscita una versione in vinile, come singolo. Perché? Come mai costa così tanto su Bandcamp? Il pezzo funziona come singolo e abbiamo deciso di valorizzarlo. Il costo è dovuto al formato lathecut che lo rende un pezzo da collezione. I prezzi di fabbricazione sono altrettanto alti.
In passato hai detto di aver fatto una figura di merda in un live quando usavate ancora la drum machine. E dopo? Ci sono stati altri episodi in cui avresti voluto scomparire dal mondo? Dovremmo redigere un’intervista a parte solo su questo argomento, davvero.
Tu e G.C., il bassista, suonate assieme dagli inizi, il tempo ha certificato la vostra unione. Come ci si sente a convivere nella stessa band, ma cambiando genere e stile di volta in volta? Dove trovate nuovi stimoli? O vecchi stimoli che però vengono da voi espressi in modo nuovo, ecco. Fin da quando ci siamo conosciuti il nostro collante è stato principalmente la passione per la musica e argomenti decisamente più sordidi legati al nostro spiccato senso dell’orrido. Diciamo che abbiamo trovato la ricetta per preservare al meglio un rapporto a lunghissimo termine.
A parte questo nucleo storico, si sono avvicendati diversi altri musicisti nel corso degli anni. Che rapporti si sono creati tra di voi? Ho sempre lasciato che ogni ogni musicista si esprimesse liberamente e lasciasse così la propria impronta sulle release in cui appare, pur mettendo sempre in primo piano la resa di uno stile coerente. Con molti ex membri il rapporto è ottimo tuttora, questo quando ci si riesce a lasciare da persone adulte. Con altri invece meno, ma non sono uno che porta rancore.
Mike, sei un fotografo e gestisci la Hypershape Records. È importante per una band l’aspetto visivo ed estetico, inclusi i videoclip? Credi che il peso di questo aspetto sia cambiato nel corso degli anni? La musica deve essere un prodotto multimediale, soprattutto oggi. Le scelte grafiche, le photosession e i video sono un’espressione necessaria e determinante per una band. Spesso scelte sbagliate possono compromettere il giudizio su un gruppo. Pensa soltanto cosa può succedere pubblicando “la foto sbagliata”; tutto passa in secondo piano in quel momento, e c’è più di un esempio recente e meno recente.
Ti piace ancora oggi l’esperimento Re-Cyclops? Se oggi dovessi assegnare i pezzi delle ultime uscite, per un ipotetico album intitolato… che so, Re-Release Yourself In The City of Dope and Violence, che tipo di artisti sceglieresti e perché? Come ben saprai, abbiamo fatto lo stesso con Spirit of ’86, ed è una soluzione che ci diverte moltissimo. Lasciare che altri artisti interpretino i tuoi pezzi è gustoso e costruttivo, perché spesso ricevi input inattesi su processi compositivi e strutturali. Sicuramente mi piacerebbe coinvolgere personaggi del panorama industrial, harsh noise e power electronics internazionale, ma anche questo argomento meriterebbe un’intervista a parte. Comunque mi ritengo già pienamente soddisfatto degli artisti chiamati in causa fin ora, anzi, mi sento onorato.
Mike, in un video di qualche anno fa hai espresso amarezza verso la situazione tragica di Cremona, la tua city of dope and violence, in cui non esistono spazi in cui poter ospitare concerti di band come i Viscera///. La tua delusione, che fa capire quanto tu tenga ai live, si è attenuata o è peggiorata nel frattempo? Credi sia un discorso che si può estendere anche al resto delle città italiane? C’è una via d’uscita? Ero abbastanza ubriaco, ma tutto ciò che ho detto incarna al 100% il mio pensiero. Magari in situazioni meno disumane sarei stato più ironico. Una via d’uscita c’è sempre, semplicemente stiamo vivendo un momento in cui culturalmente siamo il terzo mondo e qualsiasi cosa off-mainstream non viene considerata o ritenuta utile. Cambierà, perché la ruota gira. Siamo solo molto sfortunati ad esistere proprio ora.
Suonereste alla sagra della polpetta (di carne umana)? Basta che sia 100% umana. Meat is murder.
Cosa vi spinge ad andare avanti pur consapevoli di essere uno dei millemila gruppi che attualmente ballano su questa terra? Suonare non è una gara di popolarità. Lo facciamo perché ci piace e ci rende la vita meno triste.
Come si conciliano nichilismo e autodistruzione con una carriera quasi ventennale? Evidentemente non siamo stati chiari e dobbiamo resistere ancora e ancora affinché la gente capisca prima o poi.
Mettiti nei panni di chi ha una label o di chi lavora con voi. Ci sono stati momenti in cui siete comportati da merdacce o quantomeno rompicoglioni? Da rompicoglioni sì, e a gran ragione, merdacce mai.
Sono arrivati dei nuovi Viscera (senza ///) che vi fregano l’indicizzazione su Youtube e fanno pure musica di merda. Facciamo qualcosa per sabotarli? Mi ricollego al discorso sulla gara di popolarità. Chi se ne frega, sul serio.
A quanto pare siamo vicini ad una sorta di terza guerra mondiale. Quale brano dei Viscera/// potrebbe essere abbinato a eventi del genere? Olocausto Farmaceutico.
I pochi superstiti dell’umanità vi ricorderanno per…? Olocausto Farmaceutico.
[…] dell’hardcore non ha prezzo credimi. Ci tengo a dire che sono saliti sul nostro palco gruppi come Viscera///, Three steps to the ocean, Germanotta Youth, Lili Refrain, Tubax, Jaggernaut, Tom Moto, Arottenbit, […]
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