Che Damiano Fedeli sapesse suonare death metal di livello si era capito dai suoi album con gli inarrestabili Nihilo. Ero all’oscuro che si fosse messo anche in proprio con progetto Darkreverie. Già lo scorso anno aveva pubblicato un EP di dieci minuti, ripieno di death/black molto classico e poco fantasioso. Ascoltatelo qui, l’approccio molto old school death metal alla voce vi piacerà come è piaciuto a me.
Isis – Lupus – Brigit non è il tridente di una squadra di calcio della terza categoria locale, ma è il secondo EP di Darkreverie, o meglio il nome dei tre brani effettivi al suo interno. La crescita nei suoni è evidente già dall’introduzione atmosferica molto suggestiva (e professionale) che fa salire l’acquolina in bocca. La pulizia sonora fa emergere un cantato non propriamente eccezionale, ma estremamente espressivo. I growl modulati sono sempre folli e alienanti, da faraone posseduto da una legione di demoni. Siamo davanti all’ennesima bella storia di un uomo e dei suoi strumenti che creano dal nulla mondi devastati. Per inciso molto più significativi della prima copertina brutta mai realizzata da Paolo Girardi. Chitarra e batteria occupano il centro del palcoscenico col loro black/death metal che si fa largo nelle menti e nei cuori degli ascoltatori con crescente personalità, molto epico e con alcune melodie orientali, con qualche attimo doom di apparente calma. Se Fedeli riuscisse a migliorare ancora gli arrangiamenti delle chitarre, ora un po’ troppo semplici, saremmo davanti a un progetto che non sfigurerebbe per qualità davanti ai Nihilo, anche se come mood è molto diverso. Dalla Svizzera all’Egitto in un attimo.
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