Cosa cazzo sta succedendo nel mondo della musica? Tra le millemila uscite che mi fanno stare bene in questo periodo, faccio rilevare che macello hanno fatto i dischi di Necrot e Acephalix a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. La fine del mondo è vicina, anzi è già arrivata: perché questi due gruppi SONO la fine del mondo.
Mancano solo i Vastum, che secondo me potrebbero sganciare la loro bomba (perché tale era Hole Below) tra non molto, per completare il trittico di Luca Indrio, impegnato in ognuno dei progetti poc’anzi nominati. Acephalix e Vastum non condividono solo il bassista italo-americano (o italo-e basta?), ma anche il cantante Daniel Butler. E fino a qualche anno fa avevano anche un chitarrista in comune. Nonostante ciò, i protagonisti senza testa di queste righe sono arrivati al death metal dal crust punk, quasi come se non esistesse prima, facendo un percorso che li ha portati gradualmente a indurire i riff, i ritmi e il growl. Sono sempre i più sguaiati della compagnia, e sono rimasti i più semplici e immediati, come lo sarebbero i vecchi Entombed, i Grave e i Master. Nulla di iperbolico o maestoso come la copertina magnifica potrebbe far presagire, tra l’altro l’autore è lo stesso di questa, una delle mie preferite di sempre. Decreation allunga le canzoni e il dosaggio dell’old school death metal, non andando troppo lontano da quanto fatto proprio in questo periodo dai greci Necrovorous. Ha un suono grumoso, puzza di caverna. Il punto di forza più evidente consiste sì nell’abbracciare il death metal senza altri grilli per la testa, ma con l’attenzione per ritornelli e parti delle canzoni altamente memorizzabili, proprio come fanno gli Autopsy. Gli Acephalix sono diventati adulti oramai. È tempo di dar loro il giusto riconoscimento.
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