È stata un’intervista stranissima, quella che state per leggere. Oltremodo entusiasmante, piena zeppa di passione, un calcio in culo al politicamente corretto che impera anche nella musica estrema, ma devo ammettere che mi sono trovato in difficoltà a non sapere chi dei californiani Abstracter avrebbe risposto alle mie domande. Ok, qualche risposta posso intuire da chi è stata data, ma le altre? Hanno risposto collettivamente a tutte le domande? Oppure singolarmente? Oppure ancora alcune insieme e altre da soli? Mi sono un po’ confuso, forse non avrei dovuto, ma se avvertite un senso di spaesamento e di qualche frase discordante tra singolare/plurale… beh ecco, è dovuto a questa vicenda. E pensare che se solo questi ragazzi avessero voluto, avrei potuto sommergerli di altre decine di domande, su vari aspetti della loro vita al di fuori della band, ma non hanno voluto. Pace. Quello che troverete qui sotto è puro succo di Abstracter: piedi per terra e tanta qualità. Non avevo dubbi che sarebbe uscita fuori un’intervista molto intelligente. [F]
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Byyrth – Echoes from the Seven Caves of Blood (Iron Bonehead Productions, 2018)
I Byyrth sono californiani, ma potrebbero benissimo essere portoghesi o francesi, tanto è il loro livello di odio acido che emanano. Solo tre anni di vita, costellati da una demo molto breve e da due full length altamente disturbanti, figli dello stile scheletrico e disturbato di Mütiilation da un lato e Black Cilice dall’altro.
Back to life # 1: Satanic Warmaster, Stillborn, Lurker of Chalice, Forgotten Woods
Noi moriremo. Tutti. Uno alla volta, probabilmente. La musica no, in teoria i miei pronipoti potranno ascoltare lo stesso urlaccio di Dead in Pure Fucking Armageddon del Live in Leipzig che mi ha fatto gelare il sangue la prima volta. Ora ho parlato della morte fisica, ma come ben sapete i gruppi muoiono come mosche, si sciolgono o cambiano genere. Oppure semplicemente fanno perdere le loro tracce, o anche smettono di considerare parti intere delle loro discografie. Come avete letto fino ad ora, nel blog mi occupo quasi esclusivamente di dischi nuovi. Ce ne sono alcuni, nuovi-ma-in-realtà-vecchi che meritano tutta la nostra attenzione. Il titolo è quello che è, cercavo qualcosa che riuscisse a indicare tutte le uscite in senso lato “non nuove”: ristampe, ri-registrazioni, raccolte e cose del genere. Sarà la rubrica più odiata dai fanatici della serie “prima stampa o morte”, pazienza: non ho cento euro da investire su dischi rari, mi dispiace.
Chi fa da sé… fa da sé #2: Antigone’s Fate, Vargrav, Elegiac, The Clearing Path, Cryptivore
Nel segno di Paolo Bitta, unico vate e ispiratore di modi di dire lasciati a metà, mi appropinquo verso le uscite del 2018, ma ho ancora una caterva di roba molto meritevole da segnalarvi dagli scorsi mesi. I miei (nostri ormai) amici musicisti più o meno dichiaratamente sociopatici vanno avanti per la loro strada lastricata di intenti folli e imprese fuori dal comune e non potrei essere più felice, come lo sono oggi, di dar conto di alcuni di loro, che hanno reso l’inverno una stagione migliore e il panorama metal ancor più ricco.
Valdur – Divine Cessation (Bloody Mountain Records)
Avranno anche un moniker orripilante, ma il logo è figo e la sola presenza del bassista dei mitici Plutocracy mi aveva riempito di fiducia verso i Valdur. Altro nome coinvolto già noto è quello del tuttofare del progetto Sxuperion (ottimi e molto particolari), nonché batterista dei Weverin (niente di che).
Funeral Chant – Funeral Chant (Caverna Abismal Records / Duplicate Records) 2017
Secondo Metal Archives esistono più gruppi metal nella sola Oakland che nell’intera Islanda. Che sia un posto particolarmente indicato per creare del metallo rancido è facile provarlo: si va dai capostipiti Autopsy agli ultimi immani prodotti della cricca Sentient Ruin Laboratories (Abstracter, Palace of Worms, Atrament, Necrot, solo per citarne alcuni), passando per altri pezzi di storia come i Neurosis.
Acephalix – Decreation (Sentient Ruin Laboratories / 20 Buck Spin) 2017
Cosa cazzo sta succedendo nel mondo della musica? Tra le millemila uscite che mi fanno stare bene in questo periodo, faccio rilevare che macello hanno fatto i dischi di Necrot e Acephalix a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. La fine del mondo è vicina, anzi è già arrivata: perché questi due gruppi SONO la fine del mondo.
Le dimensioni non contano # 1: Coscradh, Cryostasium, Wending Tide, 夢遊病, Come Back From The Dead
Non ci casco più. Ho già fatto ammenda diverse volte negli ultimi mesi e ora torno a presentare i miei omaggi ai dischetti. Non dischi, proprio dischetti. Termine che intendo in senso vezzeggiativo e so che in realtà è un diminutivo. La brevità è un pregio che riesce a esaltare le gesta di pochi. Spesso sono gli stessi gruppi a sottovalutare la portata musicale di un mini-album, assegnandogli solo valore materiale/collezionistico perché spesso i dischetti sono in edizione molto limitata.
Battle Dagorath – II – Frozen Light of Eternal Darkness (Avantgarde Music), 2017
Lacrimuccia. I Battle Dagorath furono uno dei miei primi amori del black metal che andava oltre i classici Immortal, Darkthrone, Marduk eccetera eccetera. Sicuramente mi furono consigliati da qualche rivista tipo Metalhammer. Non ricordo se era il primo o il secondo, e quindi se era già della partita quel mezzo genio di Vinterriket con le sue magiche tastiere.
Botanist – Collective: The Shape Of He To Come (Avantgarde Music), 2017
Svegliarsi e trovare una tua intervista su No Clean Singing è una bella soddisfazione. Casca a fagiuolo perché avrei dovuto rileggerla per farne una decente introduzione a questo post. Vi rimando al link per capire tutto il sostrato estremamente originale su cui Otrebor ha fondato il suo progetto Botanist. Non troverete altri gruppi simili, nel bene e nel male, ma fino ad ora ha prevalso di gran lunga il bene.