The Father Of Serpents – Age of Damnation (Satanath Records) – 2017

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Ah… ma è Yig! È lui il padre dei serpenti che i fan di H.P. Lovecraft ricorderanno. Da oggi vi verrà in mente anche una buona band bella morbosa come piace a me. Ammetto di essere volutamente andato incontro alla fagocitazione perché conoscevo i discreti Awaiting Fear e le perle nascoste dei Balcani, i Rain Delay. Generi molto diversi, death metal i primi, una sorta di doom/melodeath molto dinamico i secondi. Un paio di loro membri hanno fondato nel 2014 i The Father of Serpents ed eccoci qui, risucchiati nella decadenza di questo pienissimo esordio. Non è da tutti cominciare con così tanta carne al fuoco, ma consideriamo che di inizio vero e proprio non si può parlare, mica i sei musicisti sono alle prime armi.

Age of Damnation è una via di mezzo, manco a farlo apposta, dello scarno disfacimento nero degli Humanity Zero e quello sconvolgente e mostruoso dei Moribundo. Ha qualche concessione melodica in più, siamo dalle parti dei Paradise Lost in più punti, è gothic metal come zio Lovecraft comanda. In genere però il nome più vicino, che deve onorare i Papà-serpente (dai, era per abbreviare), è quello dei mitici November’s Doom, che dal doom/death hanno tratto il meglio in una carriera lunga e sostanziosa, e anche qui dentro ci sono passaggi avvincenti che vanno oltre la necessaria e solita lentezza del genere. In particolare spiccano, ad un livello ancor più alto della già abbastanza elevata media qualitativa, le pecore felici (ecco, non nere) del gregge: l’apertura con The Walls of No Salvation e la conclusiva Viral, un papabile singolo ed un singolo vero e proprio, per durata e capacità riassuntiva del sound della band; e The Afterlife Symphony, un brano fatto per rappresentare l’album e le sue tante anime. Un altro motivo per fuggire dall’estate, se quelli che vi ho presentato nei giorni scorsi non sono bastati.

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