Le dimensioni non contano # 2: Anguis Dei, Vhorthax, Malakhim, Obscene, Gort

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Anno nuovo, dischetti nuovi. Ne escono tanti, me ne vengono segnalati tanti, ed è difficile scegliere quali fanno al caso mio, al caso nostro. Tanto prima o poi diventerà questo il formato del futuro: lavori di uno o due pezzi, pubblicati digitalmente e poi fisicamente in edizione molto limitata (per noi feticisti). Nessuno compra più un cd di dieci canzoni, figuriamoci uno molto meno capiente. Non c’è più quel significato dietro l’oggetto cd/cassetta, il vinile poi è un caso a parte perché costa di più produrlo, non so se di molto o di poco rispetto agli altri mezzi. La soddisfazione credo però sia di molto maggiore. Vabbè, elucubrazioni a parte, andiamo per la nostra strada. Comprate, comprate, comprate.

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Beastiality – Worshippers of Unearthly Perversions (Invictus Productions, 2017)

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Perché non escono tutti i giorni dei dischi come questo? Perché non si può vivere con Worshippers of Unearthly Perversions impiantatato nel cervello? Vi serve davvero un’analisi del titolo? Parla di noi, parla di quello che scatta dentro di noi e di come è facile impazzire per un semplice album metal, che in fin dei conti è tutt’altro che semplice.

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I sette dischi black metal più sottovalutati dell’inverno 2017: Sortilegia, Ignis Haereticum, Grafvitnir, Sar Isatum, Deathcult, Perdition Winds, Eternal Helcaraxe

Arrivano stimoli e impulsi da ogni parte del mondo. Tutti diretti a questo blog. Se non facessi altro nella vita (sai che palle…) pubblicherei tre post al giorno, sorrisoni e pacche sulle spalle. Umanamente però è impossibile far uscire qualche riga sulle uscite rispettando le scadenze. In questo spazietto ho raccolto alcuni spunti sui miei personali sette peccati capitali, ossia quei dischi che hanno trovato poca eco mediatica, soprattutto a livello italiano, che probabilmente vi sono passati davanti senza che ve ne siate accorti. Stava capitando anche a me, che ho tempeste di mail promozionali. In modo fine direi che è un’ideale di giustizia quello che mi guida. Volendo parlare come mangio, terra terra, è un modo per recuperare uscite minori solo sulla carta.

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Cirsium Kollektivet: dalla Svezia con rancore

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All’underground non c’è mai fondo. Ci sarà sempre qualcosa che ti stupirà per la sua capacità innata di rimanere nascosto per anni, la cui scoperta avviene sempre casualmente. Una segnalazione tira l’altra, un consiglio di un amico si incrocia con uno di Bandcamp o un like di un altro su Facebook e la frittata è fatta. Se digitate Cirsium Kollektivet su Google verrete prima sviati verso la non rilevante pagina Facebook di Kollektivet Records (che non c’entra nulla col mio ragionamento), poi avrete il magico Bandcamp della label, qualche album caricato da Metal Vault e un’intervista al fondatore di CK che vi consiglio. La storia è simile a tante altre minuscole label DIY: potere alle cassette, che assieme ai digital download vanno via per pochi spicci. Mi concentro sulle uscite più recenti, come al solito, con qualche cenno sulla storia dei gruppi coinvolti… insomma, quando riesco a capire di chi si tratta, perché -specialmente quelli svedesi- sono totalmente avvolti nel mistero.

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