Parlare di Shining, così come di Taake o Cradle of Filth su questo blog è come parlare di Iron Maiden e Metallica altrove. Sono i pilastri, sono coloro che hanno formato diverse generazioni, compresa la mia. I più crudeli dicono che Niklas Kvarforth ha smesso di fare bei dischi già da IV-The Eerie Cold, altri che la qualità è man mano scemata nel ridicolo, io invece sono affezionato in particolar modo alle gesta più recenti del folle svedese, pur apprezzando praticamente ogni lavoro.
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Nocturnal Graves – Satan’s Cross (Season of Mist) 2017
I Nocturnal Graves di oggi sono una sorta di supergruppo nel quale si incrociano le sorti della scena black australiana. Semplificando molto, il loro boss si chiama Nuclear Exterminator, ossia nient’altro che il buon Jarro Raphael, tuttofare di Impious Baptism e ex batterista dei Destroyer 666 nel loro capolavoro Phoenix Rising. Da questi ultimi oggi proviene anche l’esimio Shrapnel alla chitarra, mentre gli altri due musicisti provengono dai Denouncement Pyre, altra gentaglia altamente raccomandabile. Ma non era qui che volevo arrivare, per bacco.
Impureza – La Caída de Tonatiuh (Season of Mist) 2017
Avrete sicuramente già sentito cantare in spagnolo: Brujeria e Asesino hanno fatto scuola nell’estremo. In Italia abbiamo gli Amassado, ad esempio. Come gli Impureza, però, non c’è nessuno. Le loro demo sono dei monoliti pesantissimi di Immolation e Morbid Angel era Tucker, ma col primo gigantesco full length (La Iglesia del Odio, 2010) gli inserti flamenco -avete capito bene- sono diventati il loro marchio di fabbrica.
Complete Failure – Crossburner (Season Of Mist) 2017
Che ci vuole a fare un disco grind, dicevano. Tanto basta suonare veloce per venti minuti, dicevano. Solo quest’anno si sono rifatti vivi gruppi di cui si erano perse le tracce, come i Leng Tch’e a sette anni dal disco precedente, o i Death Toll 80k, che mancavano da sei anni. Infine i Complete Failure.
Drudkh / Paysage D’Hiver – Somewhere Sadness Wanders / Schnee IV – (Season of Mist), 2017
Se non è un match importante almeno come Spasm/Gutalax poco ci manca. Due gruppi seminali del black metal europeo si incontrano e danno vita a un album che sulla carta potrebbe insidiare il magnifico episodio collaborativo di Selvans e Downfall of Nur, mentre nei fatti è “solo” un rassicurante bollettino sullo stato di salute di due gruppi che oramai non stupiscono più, ma consolidano la loro fama.
Altarage – Endinghent (Season of Mist) 2017
Archspire – Relentless Mutation (Season Of Mist), 2017
Con soli due album (90% onanismo, 10% death metal) tra il 1999 e il 2004, i Necrophagist non potevano immaginare di aver creato un mostro. Anzi, mille mostri. Li trovate spesso su Unique Leader e vanno come un treno lanciato verso una pletora di chitarristi che suonano alla velocità della luce. Sbraaaeeeng! E ancora continuano. Piripiripiripiri!
Der Weg Einer Freiheit – Finisterre (Season Of Mist), 2017
Il troppo stroppia. Avete presente quei riff melodici (non post metal, non shoegaze, solo melodici) che i gruppi black tradizionali piazzano nel numero di uno o al massimo due per brano? I Der Weg Einer Freiheit dei primi due album usavano esclusivamente quelli, appiccicandoli di seguito senza soluzione di continuità. Parlare di canzoni era eccessivo, così come ogni tanto dimenticavo che c’era un cantante perché la voce era talmente monotona e insignificante che penso fosse metal strumentale, tanto era lo stesso. Con Stellar, 2015, la musica cambia.
Carach Angren – Dance and Laugh Amongst the Rotten (Season of Mist), 2017
Fino a qualche mese fa parlare con me dei Carach Angren equivaleva imbattersi in un vecchio rincitrullito che blaterava sulla rovina del metal ad opera di queste sopravvalutazioni così estreme. Purtroppo mi ero fermato al loro secondo disco, datato 2010, una vera merda plasticosa con chitarrine sottili e tastiere da pubblicità di un sexy shop gotico. Per fortuna ho capito che gli ottimi Where The Corpses Sink Forever e This Is No Fairytale erano molto diversi: anche se non giustificavano le centinaia di migliaia di visualizzazioni su Youtube, mettevano la band olandese su un altro piano rispetto ai classici del symphonic black.
Septicflesh – Codex Omega (Season of Mist), 2017
Sono felicissimo per il successo avuto dai Septicflesh negli ultimi anni. Stanno pubblicando dal 2008, quando si sono riuniti, album che non hanno nemmeno la metà del fascino dei loro capolavori degli anni Novanta, quando si chiamavano Septic Flesh, eppure il loro death metal sinfonico va fortissimo, tanto che poi ci sono arrivati anche i Fleshgod Apocalypse, diventati un fenomeno commerciale.