Calabrian Life Inside: intervista doppia a Skialykon e Cruel Life Inside (C.L.I.)

Con tutti i cazzi per la testa che il mondo aveva negli ultimi due anni, probabilmente qualche bel disco è passato un po’ sottotraccia. Credo che gli ultimi lavori di Skialykon e Cruel Life Inside rientrino a pieno in questa area. Ho voluto prendere i proverbiali due piccioni con una fava e quindi eccovi una maxi chiacchierata, convivale eppure anche molto intima, che per comodità ho definito intervista doppia. Si arriva a parlare anche di Reggina e ricette culinarie, vedete un po’ voi. Fatto sta che è sempre un piacere riascoltare Eclipsis Vitae e Aura Kosmos I: Madre Notte, lavori che sono una vera manna dal cielo per gli amanti del black metal più emozionante e silvestre. [F]

Come, quando e soprattutto perché vi siete conosciuti a vicenda? È stato un colpo di fulmine oppure vi siete stati sulla punta del cazzo all’inizio?
Francesco (CLI – chitarrista): Ora non ricordo precisamente. Sono passati anni. Di certo c’è stata subito tanta stima reciproca con Kris. Inizialmente ci siamo conosciuti per meri interessi musicali, poi dopo abbiamo condiviso la passione per la fotografia e poi, una volta usciti con i CLI, abbiamo apprezzato reciprocamente i rispettivi lavori. Io già conoscevo sia Skialykon, sia tutti gli altri suoi progetti. Tra l’altro in Aura Kósmos I: Madre Notte abbiamo avuto l’onore di essere citati nei ringraziamenti. È una cosa che abbiamo apprezzato tantissimo.
Angelo (CLI – cantante): Ho conosciuto Francesco tanti anni fa, all’epoca tramite Myspace, mi colpì subito il suo progetto Nosfer, che trovavo davvero originale e unico per la realtà calabrese dell’epoca, da lì è partita una gran bella amicizia che coltiviamo ancora oggi, oltre i progetti musicali. Con Giando ci siamo conosciuti anni dopo, mentre Kris tramite Francesco da poco.
Giando (CLI – bassista): Conobbi Kris la prima volta che suonai a Reggio Calabria con i Dripping Sin, lui suonava il basso in una band grindcore, i Nevrotic Mass, fighi, penso avessero 17-18 anni ai tempi. Da quel momento sia con lui che con gli altri membri di quel progetti ci siamo incrociati più volte. Quando venni a conoscenza di Skialykon e del concept che c’era dietro Aura Kósmos I: Madre Notte lo contattai subito ordinando una copia.
Kris (Skialykon): Ahaha sulla punta del cazzo assolutamente no! Come ha detto Giando, con lui ci conoscevamo già anni prima che uscisse il demo dei CLI Loricum, dato che avevamo diviso il palco quando io suonavo nei Nevrotic Mass e lui nei Dripping Sin. Da lì a scoprire il progetto CLI, nel 2019 mi pare, è stato tutto molto lineare. Lo stesso anno feci anche la conoscenza di Francesco, con il quale scoprii di condividere un botto di gusti musicali, e poi più di recente anche di Angelo. Ascoltai Loricum quando uscì e li trovai particolari, ma essendo una traccia unica decisi di attendere un album per farmi un’idea reale di cosa fossero i CLI. Ovviamente con Eclipsis Vitae fu poi sì un colpo di fulmine a primo ascolto.

Mettiamoci nell’ottica di chi vi sente per la prima volta: è più difficile capire cosa significa CLI o cosa significa Skialykon?
Kris (Skialykon): Secondo me è molto più difficile capire il significato di “Skialykon”; partiamo dal presupposto che ho scelto di rendermi la vita difficile scegliendo un nome composto in greco e che spesso la gente finisce persino per leggere all’inglese, invertendo le Y, tipo “Sky-alikon”… ogni volta muoio dentro malissimo ahaha. Dunque, per rispondere alla tua domanda, distinguerei due casi
1) per chi mi ascolta per la prima volta e parla in greco o comunque conosce la traduzione, è fattibile arrivare a rievocare in autonomia cosa rappresenta il nome ascoltando la musica;
2) per tutti gli altri credo la situazione sia molto più complicata. Ma non mi disturba particolarmente che non tutti capiscano cosa significa il nome, basta l’intenzione di entrare in questo mio piccolo mondo.
Francesco (CLI): Penso che per noi, invece, sia più semplice far capire ad un ascoltatore qualsiasi il significato di “Cruel Life Inside”. In ogni singola parte delle nostre composizioni c’è tristezza, anche in quelle più positive (e.g. Loricum). Questo perché la vita, a volte, sa essere abbastanza puttana. Certe emozioni che cerchiamo di trasmettere sono comuni a tutti, non vogliamo trasmettere nulla di “nuovo”. Questo progetto è un insieme immenso di emozioni positive e negative, che, mischiandosi insieme, cercano di rappresentare quella che è la crudeltà dell’esistenza, che dà e toglie continuamente. Penso che chiunque si possa rivedere, ad un certo punto della propria vita, in una canzone dei CLI.

Ora tornate nei vostri panni: è difficile per voi spiegare il concetto di CLI e Skialykon?
Francesco (CLI): Per spiegarlo, a me piace raccontare com’è nato questo progetto. Abbiamo composto il nostro primo album Eclipsis Vitae in un periodo abbastanza buio delle nostre vite. Chi aveva problemi lavorativi, chi universitari, chi disagi vari ed eventuali. Abbiamo incanalato in questo progetto tutto il nostro malessere, il nostro disagio, ma, allo stesso tempo, le nostre speranze. Da qua il nome, perché questo progetto rappresenta una vera e propria valvola di sfogo. Fa un po’ “emo” come cosa, ma chi cazzo se ne fotte. Inoltre (e questo pochi lo sanno), all’inizio volevamo fare con Giando una roba estremamente goliardica, basata su una zona periferica del mio paese, chiamata Cuturelle. Il progetto, inizialmente, si chiamava sempre CLI, ma l’acronimo significava “Cuturelle Libere e Indipendenti”. Una stronzata incredibile. Poi ci siamo “asseriati”.
Kris (Skialykon): Per me francamente non lo è affatto, musica e nome sono legati a doppio filo e raccontarne agli altri il significato risulta spesso lineare. Skialykon è traducibile in “Ombra del Lupo” in greco antico, lingua che ho scelto come riferimento alle mie origini magnogreche e mediterranee: il lupo per me è l’animale custode di un mondo dimenticato, selvaggio, puro, pagano, incontaminato, eppure feroce e severo; il legame coi temi notturni, crepuscolari, ecologici e lunari è poi indissolubilmente eterno. L’ombra è l’estensione fisica e concettuale di questa creatura, il lato criptico e indecifrabile di una nostalgia implacabile verso il primordiale. Mi piace anche pensare che possa richiamare alla figura del Cane Nero, il Gramo, creatura portatrice di sventure presente nel folklore di mezza Europa ma anche nella storia di Reggio Calabria: si dice sia apparso il 27 Dicembre 1908, esattamente un giorno prima del maremoto che distrusse lo Stretto.

Siete ragazzi calabresi innamorati del black metal. Cos’altro avete in comune? Ideologie, gusti cinematografici, passione per il giardinaggio, forse?
Kris (Skialykon): Di sicuro oltre a una buona affinità musicale condividiamo la passione per la montagna e i paesaggi. Con Francesco condivido in particolare un forte amore per la fotografia naturale, l’ecologia e l’astronomia. Poi penso che soppressata e nduja siano condivise nei nostri cuori a prescindere ahaha!
Francesco (CLI): Concordo su tutto ahahahah! Con Kris abbiamo passato ore a parlare di fotografia e posti di montagna particolari delle mie e delle sue zone. Poi anche sui meme c’è una certa affinità, capita che ci ammazziamo dalle risate con stronzate ahaha!
Angelo (CLI): Come già hanno accennato loro, c’è sicuramente un grande amore per la nostra terra, soprattutto per quei posti lontani dai centri abitati e insoliti della nostra regione, cerchiamo di raccontarla a modo nostro oltre la musica anche, chi con la fotografia professionale e chi come me attraverso la fotografia con smartphone e piccoli aneddoti che diffondo quasi quotidianamente sui miei social.
Giando (CLI): Anche io come loro sono un amante dei paesaggi e di quei luoghi che raccontano la storia di un territorio, ma che soprattutto ti fanno viaggiare con la mente, è un piacere visitarli e vedere le foto che scattano loro mi spinge a raggiungere quei luoghi a mia volta. Con Francesco siamo amanti dei videogiochi più datati, uno su tutti la saga di Legacy of Kain, abbiamo subito un trauma infantile dovuto al mancato capitolo finale della serie che ci tormenterà per il resto della nostra vita. Con lui condivido anche l’amore per Richard Henry Philip John Benson che negli anni dell’adolescenza con le sue urla colorava un mondo che dei ragazzini complessati potevano vedere solo nero. Per quanto riguarda la musica underground che ci accomuna, non credo di sbagliare se dico che a nostro modo tentiamo di fare da memoria storica per la nostra regione, riscoprendo anche album datati di band che sono state delle meteore sul nostro territorio.
Francesco (CLI): Amico mio, sei un grande.
Kris (Skialykon): Ragazzi se mi citate Benson però ci tengo a precisare che l’ossessione è condivisa anche con me ahahahah! E a proposito di Legacy of Kain, lo amavo anche io, era un gioco terribilmente oscuro e con colonne sonore degne dei migliori capolavori dei Summoning. Ho sempre pensato che, insieme a Prince of Persia per lo SNES, sia stato un’influenza preadolescenziale fondamentale nel formare i miei futuri gusti culturali e musicali.

Skialykon

A volte abuso di Metal Archives conferendogli un’autorevolezza che non ha. Per quel sito se non hai pubblicato nulla, non esisti. Parlatemi voi dei vostri early days, in cui registrare qualcosa era ancora visto come un obiettivo… o un sogno.
Francesco (CLI): Il mio primissimo progetto (e questo Angelo lo ricorda) si chiamava Nosfer ed era una one-man-band incentrata su tematiche bibliche e nichiliste. Ero fissato con la Genesi e con Paradise Lost di Milton, in particolare con le illustrazioni di Gustav Doré. Ricordo che registravo con un microfono tutto: voce, batteria, chitarra, basso… La vera essenza della produzione casalinga black metal, insomma. Sognavo di poter fare grandi cose con quel progetto, ma utilizzare growl e scream per me era impossibile, non ero abbastanza capace ahahah. Non nascondo che alcune idee e alcuni riff li ho riutilizzati per i CLI, perchè mi piacevano molto. Non so nemmeno se è rimasto qualcosa in giro, un tempo c’erano un paio di canzoni su Myspace.
Angelo (CLI): E chi si dimentica del progetto di Francesco, da quel momento è partita la nostra amicizia. Cosa dire delle prime registrazioni con i Forgotten Hope, giorni spensierati rinchiusi in una cascina di campagna a registrare nel migliore dei modi e con i pochi mezzi a disposizione le tracce, che poi sarebbero andate a finire nel nostro album del 2012 Third Eye Fragment, ma ricordo anche le registrazioni in presa diretta per un promo del 2010 credo. Si, all’epoca era davvero importante registrare, almeno per me, quelle idee, era un biglietto da visita per serate future e amicizie nate anche in rete. Ma parlando puramente dal punto di vista tecnico, è cambiato poco, le tracce vocali per i CLI le ho registrate dentro ad un armadio, insomma lo spirito non cambia, al massimo l’outfit.
Giando (CLI): La mia formazione musicale nasce tutta da uno studio casalingo a Soverato Superiore chiamato La Pirara (nel nostro dialetto il pero, un albero nel cortile di questa abitazione) che “ereditai” anni dopo – e a cui i vecchi affittuari per uno sfregio alla proprietaria sottrassero la porta del bagno, ma questa è un’altra storia -. Partì tutto da lì, registrai con l’aiuto di alcuni ragazzi più esperti una demo con il mio primo progetto punk, gli Endovena, e poi mi cimentai addirittura io stesso con reaper e qualche microfono a registrare alcuni brani per i progetti che avevo in quel momento: Quel treno per Yuma, un gruppo a due bassi che faceva un misto tra cantautorato e noise, poi registrai il primo singolo dei Dripping Sin e poi un brano per il Laguna Collective. Dire che la qualità fosse pessima è un eufemismo, però ti posso dire che quei sacrifici mi hanno reso più determinato e mi hanno aiutato nel tempo ad accorgermi di quanto potessi migliorare.
Kris (Skialykon): Prima di scoprire dell’esistenza di Metal Archives, nel lontano 2010 a soli 15 anni avevo questo progettino chiamato Ulfar in cui suonavo una specie di Black Metal ispirato al viking/folk (che vuoi farci, all’epoca ne ero ghiotto), con temi però molto vicini a quelli che ho poi portato in Skialykon, in chiave più matura. Con questo progetto rilasciai solo un demo intitolato Solstizio d’Inverno, registrato sciuè sciuè a casa con uno di quei microfoni da tavolo da €5 e un ampli da 10 watt. Ironicamente la copertina era una foto delle montagne calabresi in piena estate (evidentemente mi divertivo già a trollare). Avevo in mente di rilasciare anche un full, ma decisi di cambiare nome avvicinandomi di più al mondo reale e feci ripartire da zero il progetto; ecco che nacque Vestigio sotto il nome di Skialykon. Queste sono però informazioni a cui puoi arrivare facilmente appunto tramite Metal Archives…
Piuttosto, ti svelo che parallelamente ad Ulfar, sempre nel 2010, portavo avanti anche un progetto Dark Ambient chiamato Vinterer (sì, ma và, ero un blackster 15enne in fissa col norvegese, chi l’avrebbe mai detto?) col quale rilasciai un Demo intitolato A Forest Of Snow e un EP Dark Ambient a tema cosmico intitolato The Universal Travel, dove mi divertii a sperimentare coi synth e anche ad inserire del noise di chitarra giocando coi potenziometri di distorsione e ampli per simulare l’atmosfera di un pianeta. Quest’ultimo disco ogni tanto lo ascolto ancora oggi perché è l’unica cosa del passato che non mi fa imbarazzare malissimo ahahaha! A parte i progetti solisti, prima di formare i Gargoyle suonavo con quasi gli stessi membri in un gruppo Death/Doom chiamato Ciclope, ricordo quel periodo come il più sognante in assoluto della mia adolescenza. Non incidemmo mai un disco ma abbiamo un paio di registrazioni live che ci fanno ancora emozionare. Ti dirò, per me fare musica non è mai stato un obiettivo fatto e finito, è un viaggio che terminerà solo quando creperò. Il sogno primario era quello di imparare a produrre DIY ciò che avevo in testa e la soddisfazione di produrre la mia arte è ciò che ancora oggi mi stimola a continuare coi miei progetti. Francesco, sappi che non avevo minimamente idea di questo tuo vecchio progetto Nosfer e ti tartasserò per farmi ascoltare qualcosa!

Kris, com’è stato uscire per Naturmacht quando avevi vent’anni, nel lontano 2015? E com’è tornarci dopo sei anni col secondo disco?
Kris (Skialykon): La storia è abbastanza particolare. Quando finii di registrare Vestigio nel 2014 iniziai a inviarlo a varie etichette, ricevetti un paio di risposte interessate ma alla fine per un bel po’ di tempo non arrivò nessuna proposta concreta, finché non mi scrive questa etichetta francese chiamata “Le Crépuscule Du Soir Productions”, mi fa una proposta formale concordando tutto il necessario con tanto di contratto ufficiale e stabiliamo che a breve avrei dovuto mandarle grafiche, layout e WAV per la messa in produzione. Tempo di preparare tutto e inviarglielo, non ricevo più risposta. Aspetto un po’ di tempo, provo a contattare il tizio dell’etichetta più e più volte ma nulla da fare. Passano ancora dei mesi, apro poi il suo profilo Facebook e scopro una cosa agghiacciante: era pieno di messaggi di amici e familiari preoccupati per il suo stato di salute, pare fosse gravemente malato di cuore. Né il sito dell’etichetta né il suo profilo FB hanno mai più dato segni di vita da allora, quindi credo di poter dire con abbastanza sicurezza che purtroppo sia morto proprio in quel periodo. Aspettai ancora un po’ ma poi, arresomi, mandai il disco a un altro paio di etichette, fra cui la Naturmacht Productions che mi rispose la sera stessa (!) proponendomi di entrare ufficialmente nel suo roster. Fortuna volle poi che in tutti questi anni trovai pure in Robert Brockmann (il fondatore della Naturmacht) un amico davvero prezioso. Per cui rispondendo alla seconda parte della tua domanda, non ho vissuto l’esperienza del “ritorno dopo 6 anni” perché in tutto questo tempo sono sempre stato in contatto con Robert e abbiamo avviato anche altre collaborazioni professionali.

Nel 2015 voi CLI vi conoscevate? Avreste mai pensato di formare un gruppo black metal appena qualche anno dopo? Eravate già in contatto con Kris e avevate già ascoltato il suo primo album come Skialykon?
Francesco (CLI): Si, ci conoscevamo già tutti! Con Giando conducevamo già insieme Mightallurgia Pesante, mentre con Angelo ci conoscevamo già da tempo. Io considero Angelo come uno dei miei più grandi mentori musicali. Grazie a lui mi sono avvicinato al DSBM e al Post-Black. Devo tanto a lui. Per quanto riguarda Kris e Skialykon, conoscevo già. Diciamo che non mi faccio mancare mai nulla di metal nostrano, soprattutto black. Ed è bello sapere che nella nostra terra c’è gente che ha così tanto talento e inventiva.
Angelo (CLI): Ogni volta Francesco mi fa emozionare e non smetterò mai di ringraziarlo per avermi fatto partecipare all’avventura dei CLI, in un periodo in cui avevo abbandonato il genere già da un bel pò, ma questa ovviamente è un’altra storia.
Giando (CLI): Franceeee Mightallurgia è partito nel 2016 mannaja a tia… io e Francesco ci siamo conosciuti quell’anno ma c’è stata subito una bella intesa perchè è una grande persona, mi ricordo di come non ci fossimo mai presentati: una sera ci siamo visti sul corso di Catanzaro Lido e ci salutammo come se fossimo amici da sempre, da semplice ascoltatore è penetrato con forza nel programma come conduttore. Conoscevo tutti i progetti di Kristian fuorché Skialykon, una piacevole sorpresa. Angelo invece lo conoscevo dal 2010 e ogni tanto ci sentivamo sui social, mi ha fatto scoprire dei bei progetti black.
Francesco (CLI): ti giuro, ero convinto Mightallurgia fosse iniziata nel 2014, non so perché. La vecchiaia è questa, te lo dico io.

Quali sono i tre eventi che, nel 2020, avreste potuto aspettarvi con più probabilità di una pandemia?
Kris (Skialykon): Quest’intervista mi sta già piacendo un sacco ahaha! Pensando a come rispondere a questa domanda mi sto rendendo conto di far fatica a ricostruire come vedevo il futuro del mondo prima della pandemia. Ti direi che come prima cosa di sicuro mi sarei aspettato lo scoppio della Terza Guerra Mondiale viste le forti tensioni geopolitiche nei mesi subito prima l’arrivo della pandemia. Al secondo posto avrei considerato più probabile l’applicazione massiccia di Robot e IA nei lavori fisici e al terzo la scoperta di vita aliena microbica. Peccato tu me n’abbia chiesti solo tre, perché al quarto posto avrei messo l’uscita a sorpresa di The Elder Scrolls 6 ahahaha!
Francesco (CLI): Kris era più probabile un asteroide sulla terra che l’uscita di The Elder Scrolls 6 ahahah. Ma guarda, sarà pure una deformazione professionale, ma, personalmente, una pandemia me l’aspettavo. Diciamo che, da quel che ho potuto apprendere durante il mio percorso di studi, le pandemie hanno una certa ciclicità. Era solo questione di tempo. Se proprio devo rispondere, mi sarei aspettato anche io l’esplosione di un conflitto, oppure i primi passi verso una vera realtà virtuale, tutte cose che sono arrivate, comunque, con leggero ritardo. Inoltre, mi sarei aspettato di poter pubblicare il nostro primo album, ma sappiamo tutti com’è andata a finire ahahah.

Con un’etichetta i CLI forse hanno avuto un’esperienza meno bella, visto che BMC Productions pare aver chiuso i battenti e aver lasciato alcuni gruppi senza preavviso. Al contrario altri, ad esempio gli Infernal Angels, hanno avuto tutte le loro copie. A voi com’è andata?
Francesco (CLI): Lasciamo stare, che ad un certo punto non c’abbiamo capito più un cazzo. Non so che cosa abbia combinato Kiril di BMC. Ad un certo punto ha cambiato mille volte sito, pagine di bandcamp cancellate, canali YouTube “hackerati” e riaperti più volte… insomma, un casino. Noi le nostre copie le abbiamo avute, ma non tutte. Delle 100 cassette noi ne abbiamo ricevute 30, mentre le altre 70 non so che fine abbiano fatto. Sicuramente qualcuna è stata venduta, certo, ma delle altre sappiamo niente. Non so se ha avuto problemi, sinceramente. Devo dire, però, che inizialmente non è stato male lavorarci. Anzi, la nostra premiere su YouTube con lui è andata benissimo e siamo rimasti sempre in contatto e in ottimi rapporti. Poi è sparito. Spero stia bene, sinceramente.

Kris, i luoghi e i temi di Skialykon non sono esattamente gli stessi dei CLI e forse riflettono un po’ le tue origini. In Aura Kósmos I: Madre Notte c’è l’Aspromonte, c’è il dialetto, ci sono versi del poeta Giovanni Favasuli, di Africo, ma c’è anche il Mediterraneo e l’Etna. Sei più per la tradizione o per la contaminazione di temi e idee?
Kris (Skialykon): Nella musica così come nella vita amo conciliare entrambe le cose, sono una persona tradizionale ma assorbo molto da quello che il mondo, le altre persone e gli altri popoli mi lasciano. Nell’album Vestigio avevo già lasciato trapelare qualche contaminazione, parlando di mitologia greca e accennando a qualcosa di quella nordica. Con Aura Kósmos I: Madre Notte ho voluto invece rappresentare un’esperienza tremendamente personale, usando gli elementi naturali che hanno costellato la mia vita per raccontare della mia terra in un viaggio di morte e rinascita spirituale. In futuro è probabile che tratterò di cose molto diverse e torneranno più presenti le contaminazioni tematiche, così come la musica stessa ho la sensazione che diventerà sempre più imbastardita.

Angelo, tu hai esordito discograficamente prima di tutti i presenti. Senti questa differenza di età rispetto agli altri? Considera soprattutto la differenza di età con Kris. Lui ha esordito a 20 anni col primo Skialykon, tu nel 2010/2012 con i Forgotten Hope, a 26/28 anni. Come giudichi questo aspetto?
Angelo (CLI): In realtà sento gli anni che passano sulla mia pelle, ma non sento alcuna differenza con lo spirito musicale, anzi riconosco in loro un approccio molto professionale ai loro progetti, cosa che noi non avevamo all’epoca, volevamo solo dire la nostra, ma soprattutto esserci concretamente con i live, in parte ci siamo riusciti e in parte la vita ha stravolto il tutto. Da qualche anno sono ritornato, in una dimensione più intima in sede live con un progetto acustico e in studio con i CLI, credo sia l’equilibrio perfetto.

Cosa pensano gli altri CLI e Kris dei Forgotten Hope?
Kris (Skialykon): Devo essere sincero, purtroppo non conosco i Forgotten Hope e non li ho mai ascoltati.
Francesco (CLI): Ricordo ancora un Angelo giovanissimo con i Forgotten Hope che pubblicavano Third Eye Fragment. Io ero adolescente e li ascoltavo con ammirazione. Un disco diverso dal solito, che va capito. Era un periodo bellissimo quello, cercavo roba continuamente su internet per scoprire gruppi metal calabresi, tra cui loro.
Giando (CLI): Avevo appena preso la patente girando tutti i concerti delle band locali della provincia, una sera andammo al Calabrian Metal Inferno, il più importante festival metal calabrese (e voi direte quanti ce ne stanno? C’è stato un periodo in cui ne avevamo 3-4 l’anno), in un periodo in cui la Calabria aveva aggiunto il suffisso -core alla scena underground. Tra band hardcore e grind spiccò questa band death metal con delle venature prog, erano una delle poche band metal attive in quel momento storico in Calabria. Il loro disco uscì dopo qualche anno ed erano molto particolari con influenze che mi ricordavano a tratti gli Anathema e a tratti gli Opeth ma meno estremi, l’album poteva essere registrato meglio, ma se mi ricordo il brano After the void dopo anni un motivo ci sarà… Un’altra cosa che mi ricordo è che Angelo esordì al metal inferno dicendo “Veniamo dalle pendici del Pollino…” quindi secondo me in mente sua c’è sempre stato un legame con il territorio che poi si è consolidato definitivamente con Eclipsis Vitae.

Che sentimento provate verso le nuove uscite discografiche, che voi stessi contribuite a rimpinguare? Guardate più verso le novità o verso i classici?
Francesco (CLI): Dirò una roba non proprio popolare, ma i classici mi hanno un pò rotto. Si, ancora ascolto con piacere i dischi degli Emperor, dei Darkthrone, eccetera, però, ormai, tendo ad ascoltare solo nuove uscite underground. Le ultime uscite di Woods of Desolation e Coldworld mi hanno gasato più di quanto mi possa gasare un grande classico. Per carità, capolavori indiscussi certi classici, ma dopo un po’ bisogna cambiare e ampliare i propri orizzonti. Almeno io la vedo così, non riesco ad apprezzare sempre la stessa cosa, ho necessità costante di novità.
Angelo (CLI): Sarò sincero non ho mai guardato verso i classici, anzi forse alcuni nemmeno li conosco bene, sono andato sempre alla ricerca di gruppi poco conosciuti, ma con un grande impatto emotivo (per me), per citarne solo uno che apprezzo ultimamente più di tanti altri, i georgiani Psychonaut 4, davvero unici nel loro genere, dove gli elementi di dsmb e black classico vengono miscelati alla perfezione e anche il paese di provenienza ci mette del suo.
Giando (CLI): Sono sempre indirizzato verso gli ascolti di nuovo materiale, ancora meglio se proveniente da nuovi progetti. Ogni tanto mi piace riprendere vecchi album di band underground che ho conosciuto live o con dischi recenti, oppure ascoltare a distanza di tempo classici che non possedevo prima. Diciamo che con Metallized e Mightallurgia Pesante i dischi da ascoltare non mi mancano, però ho avuto modo di conoscere progetti che ignoravo come i sardi Mano de Mono oppure gli spagnoli Cachemira, entrambi molto validi. L’anno scorso ho conosciuto il neo folk di Bengala che ho voluto promuovere personalmente perchè è un progetto che merita e diverso da quello che viene proposto attualmente nel mondo del cantautorato. Sono fortemente critico verso band che con dischi mediocri ottengono grandi risultati e questo fa rabbia, perchè vuol dire che c’è qualcosa di diverso dalla qualità che spinge questi progetti verso l’alto.
Kris (Skialykon): Non avevo dubbi che i CLI avrebbero risposto in modo molto simile a come sto per fare anche io. Ascolto ormai quasi sempre dischi recenti e tendo ad interessarmi più delle novità che non dei classici. Il sentimento è rimasto pressoché intatto rispetto a quello che provava il me dodicenne a scoprire nuovi gruppi, non sarò quello che ti dice che “una volta era meglio”, tutt’altro anzi! La musica che esce attualmente mi gasa da morire, soprattutto guardando ad est: la scena polacca ad esempio riserva una notevole ventata di aria fresca che cercavo da parecchio, sono dei pazzoidi totali. Ad oggi in generale più un progetto “black/avantgarde” metal è contaminato da nuove influenze e combinazioni strane, più mi affascina. Sui classici ho un’opinione molto personale: alcuni mi suscitano una forte nostalgia e li ascolto di tanto in tanto, altri ho deciso di custodirli nel cassetto senza rancore alcuno, mentre per altri ancora ho sviluppato una forma di ripudio, soprattutto se sono i soliti pezzi mega inflazionati, non ce la faccio proprio più ad ascoltarli. C’è una valanga di nuova musica interessante là fuori, bisognerebbe supportare di più le novità.

Qual è il pregio più grande del suonare e ascoltare black metal?
Kris (Skialykon): Mi verrebbe da risponderti: NESSUNO ahahahah! Scherzi a parte, in realtà il black metal è parte integrante della mia identità, mi ha reso ciò che sono oggi, ma è anche vero che non ne sarei stato attratto se non fossi già nato con una certa predisposizione mentale e spirituale. Il più grande pregio è che è un genere musicale che ha tanto da insegnare, grazie ad esso ho imparato a vedere l’esistenza da un punto di vista peculiare, a dare valore a una fetta di realtà che spesso l’umano medio non considera. Come ascoltatore ha forgiato dentro di me un substrato nascosto e magico del mondo, intessuto fra le foreste, le tenebre, i primordi e la struggente condizione umana di alienazione dalla natura. È una mia personale palestra catartica, mi ripulisce dal tedio mondano. Mi ha portato a conoscere persone uniche nel bene e nel male, ad appartenere a qualcosa di intangibile seppur presente e diffuso negli anfratti della società. Da suonatore/compositore il Black Metal è per me fonte infinita di ispirazione, di espressione scevra dalla spasmodica ricerca di accontentare il grande pubblico. Significa liberarmi dentro e cogliere dall’etere l’intuizione senza troppo preoccuparmi di seguire dei precisi dogmi. Bada bene che con “Black Metal” però mi riferisco al più ampio ed amorfo dei modi di percepirlo, è anche quello che ritrovi ascoltando roba di tutt’altro genere, ma ne riconosci l’influenza che gratta in sottofondo. Vedi, nonostante sia il sottogenere più assediato dai “trve”, ha in realtà dimostrato di essere di una plasmabilità pressoché unica nella storia della musica; questo si rifà a come secondo me dovremmo trattare le nostre convinzioni e ideologie personali a 360°: siate dinamici, abbiate una vostra idea sulle cose, siate persino incoerenti, cambiate idee, mutate e smettetela di aderire a pacchetti precostruiti da altri.
Francesco (CLI): Concordo su tutto quello che ha detto Kris e, personalmente, penso che l’ultimo punto sia quello più importante. Il black metal si presta tantissimo ad essere alterato e mescolato con altre influenze e generi. È, paradossalmente, un genere estremamente versatile, nonostante in molti abbiano l’idea che esistano canoni rigidi e inflessibili. Ogni anno abbiamo la dimostrazione che non è così, con centinaia di uscite tutte diverse tra loro e tutte caratterizzate da differenti influenze e appartenenza a diversi sottogeneri. Anche negli stessi sottogeneri ci sono differenze abissali. Ad esempio, nell’Atmospheric c’è di tutto. C’è il black metal più cosmico alla Mesarthim, Midnight Odyssey e Progenie Terrestre Pura, oppure quello più epico alla Caladan Brood, Eldamar e Emyn Muil. Insomma, con il black metal puoi farci quel che desideri, con buona pace dei “trve”. Cioè, esiste pure un cazzo di progetto basato su HARRY POTTER. Capito? HARRY POTTER BLACK METAL. Per me ormai non ci sono più limiti. Da musicista, inoltre, mi sento completamente libero di esprimermi come voglio nel black metal. La maggior parte del tempo che passo con la chitarra non suono mai canzoni di altri gruppi, mi piace creare nuove cose e con il black metal raggiungo l’apice della mia creatività. Mi va di fare un riff in mid-tempo doomeggiante? Lo posso fare. Voglio fare tremolo picking melodico e “emozionale”? Lo faccio pure. Voglio fare arpeggi più sinistri e dissonanti? Anche. Magari tutto nella stessa canzone? Perchè no? Il black metal mi permette di essere creativo molto più di qualsiasi altro genere. Questo per un musicista come me, a cui non piacciono i soliti schemi, è di importanza vitale. Altrimenti dove sta il divertimento?
Angelo (CLI): Dirò una cosa poco scontata credo, ma cantare (nel mio caso), ma soprattutto ascoltare black metal, mi ha permesso di essere una persona aperta mentalmente ancora di più rispetto agli anni passati. Nel black c’è tutto e puoi trovarci di tutto e proprio per questo penso che non morirà mai, anzi le nuove leve stanno veramente portando aria fresca nel genere, ed io nel mio piccolo cercherò di supportare sempre questo elemento.
Giando (CLI): Io a differenza di loro tre credo di essere quello meno esperto nel genere se andiamo nello specifico, approcciandomi alla corrente più atmosferica ho vissuto una grande calma ed emozioni che altri generi non sono riusciti a trasmettermi. Ricordo che mentre registravo Fletus dei CLI, mi sono commosso nella parte di chitarra dopo l’interludio.
Ritrovo nel black una filosofia di vita che si sposa con la libertà di ogni persona di essere se stessi, di staccare la spina e di immergersi totalmente vivendo quello che c’è in quel momento, il mindset del qui e ora che rende questo sottogenere molto meditativo, concetto che abbiamo tentato di imprimere anche in Eclipsis Vitae.

Qual è l’atteggiamento che più vi infastidisce in chi ascolta e suona metal?
Francesco (CLI): Il sentirsi superiori moralmente, tecnicamente e artisticamente rispetto ad altri che suonano generi più “mainstream”. Non l’ho mai sopportato questo atteggiamento, anche se di soggettoni del genere, per fortuna, ne sto conoscendo e vedendo molti di meno rispetto a qualche tempo fa (magari mi sbaglio). Molti musicisti metal, poi, o sono delle “prime donne”, oppure credono di essere dei “guru” del genere solo perché, magari sono nel giro da anni, permettendosi di giudicare in maniera negativa quasi tutti i gruppi emergenti da poco usciti allo scoperto che fanno qualcosa di finalmente diverso. Per quanto riguarda gli ascoltatori, potrei scrivere un intero libro su quanto siano odiosi alcuni metallari. Alcuni non accettano in nessun modo il confronto, o le critiche ai loro gruppi preferiti o al loro genere preferito. La musica io la vedo come un qualcosa di estremamente personale e penso che sia una cosa estremamente infantile insultare altri gruppi o generi semplicemente per partito preso. L’esempio più calzante che mi viene in mente è la valanga di insulti e critiche che si sono beccati i Ghost negli anni. Nei commenti di alcuni si vedeva una rabbia repressa uscire allo scoperto in maniera esplosiva solo perché qualcuno si era azzardato a dire che i Ghost FANNO METAL. Ma vi giuro, dei wall test di dimensioni bibliche. Fare lo sforzo psicologico per dire “vabbé, non mi piacciono, chi se ne frega” era troppo complicato, probabilmente.
Angelo (CLI): Da quando frequento poco “l’ambiente” o la pseudo “scena” (che in realtà non esiste) calabrese, non incontro più certi soggettoni, certo, on-line sbraitano ancora, ma ormai vederli alle porte dei 50 mi fanno quasi tenerezza. La cosa però che mi infastidisce di più è “supportare a tutti i costi se è underground”, ebbene, concludo solo dicendo che supporto si, ma se qualcosa è realmente bello e che mi fa emozionare dalla prima all’ultima traccia e potrei in caso, partire per un concerto. E’ sempre più raro però, almeno a queste latitudini.
Giando: Mi danno fastidio molte cose, diciamo che il mio programma radio ci aiuta a bombardare tutti quei metallari di merda già citati dal Dottor Brisinda. E qui lo ribadisco: I Ghost sono la mia band preferita. Ultimamente mi danno fastidio i sedicenti guru di instagram, twitch o di discutibili programmi radio che parlano di musica, denigrando anche band, senza conoscere nulla dei capisaldi di un genere.
Kris (Skialykon): Anche qui, non avevo dubbi che la risposta che avevo in mente sarebbe stata anticipata dai buoni CLI. Ci sono sono molti atteggiamenti dei metallari che detesto profondamente, ma tutto si riduce al troppo elitarismo di stocazzo della scena e alla paradossale ostentata omologazione. Oltre a concordare al 100% di tutto ciò che è stato detto dagli altri, non sopporto chi si atteggia a fare il “trve” a tutti i costi, chi pecca di naturalezza e si prende troppo sul serio, chi fa il personaggio, chi fa l’endorser pubblicitario (che sia per la Pantene o la Fender ha poca importanza…). I talebani che se non ascolti il loro gruppo preferito (che guarda caso nel 90% dei casi è la solita solfa che chiunque altro ti nominerebbe, che originalità) iniziano ad attaccarti. Oh poi, chi è perennemente ubriaco marcio ancor prima dell’inizio dei concerti non godendosi nemmeno un riff, dai diocane ragazzi. E dulcis in fundo chi vive solo di politica e la mette ovunque manco fosse peperoncino a una sagra paesana calabrese. Ma in realtà potrei andare avanti per ore a lamentarmi ehehe.

In un sol colpo, con due band/progetti ho trovato gente che suona, oltre ai gruppi principali, con Bretus, Deep Valley Blues, Boia, Minervium e pure Gargoyle. È così difficile essere musicisti in Calabria, tanto che si è coinvolti spesso in tante esperienze musicali anche diversissime? Mi riferisco soprattutto a Giando.
Angelo (CLI): Ho una mia idea a riguardo, dipende tutto dal genere che fai. Attualmente penso che non ci sia un vero pubblico regionale predisposto al metal, soprattutto alle forme più estreme e particolari. Sarò sincero, ma non penso ad un live dei CLI in terra calabra, cosa diversa per il mio progetto acustico, con cui facciamo diversi live, ma non tantissimi, proprio perché preservo una certa integrità anche con generi distanti dal metal.
Giando (CLI): Mi piace collaborare con persone che suonano generi che con quello che faccio non c’entrano niente e questo perché riesco ad empatizzare con chi si impegna a portare qualcosa di nuovo sul territorio e lo stesso concetto vale per chi organizza concerti. C’è tanta difficoltà a suonare e questo è vero, però personalmente mi sono sempre impegnato ad uscire dal cortile di casa, e grazie ad un po’ di testardaggine ci sono riuscito più volte. C’è chi invece pensa sia una buona idea organizzare una serata a pagamento con band che suonano solitamente gratis e nella stessa zona, e questo non fa crescere la musica perchè diventa un “farsi i pompini a vicenda” come dice il signor Wolf di Pulp Fiction, perchè con un locale a disposizione possiamo valorizzare contemporaneamente le band locali facendole aprire ad un gruppo un po’ più conosciuto incrementando il pubblico dei concerti. I locali sono pochi e non tutti sono disposti ad ospitare progetti un po’ più “rumorosi”. Vengo preso dallo sconforto quando musicisti di altre regioni o che risiedono all’estero mi contattano perché vorrebbero scendere in Calabria ma dopo una staffetta tra locali qui a Catanzaro non si riesce ad aiutarli perché nessuno vuole ospitarli o non vuole offrire un cachet adeguato. Parlo sempre dal mio piccolo che vengo da una provincia che un anno ha 3 locali aperti e l’anno dopo ne ha 1 a mezzo servizio. Ma non voglio disperare secondo me è un ciclo continuo e ci sarà un nuovo fermento a livello musicale: Mad Productions, il Cartella, il Morano in Rock, Interzone, il Morrison sono degli esempi virtuosi, ma prima di loro c’erano il Calabrian Metal Inferno, Overdrive ed il Cubo Rock. C’è speranza in Calabria dobbiamo solo essere tutti un po’ più fiduciosi e aperti mentalmente.
Kris (Skialykon): Mmmh guarda sinceramente non credo di saperti rispondere in modo esaustivo. Suonare in Calabria ha le sue peculiarità, è una terra che ha poco da offrire in termini di strutture disponibili per concerti/prove e anche il bacino di persone da cui attingere per costruire un progetto è estremamente limitato, visto l’alto tasso di emigrazione e lo scarso interesse giovanile verso generi alternativi. Vengo da una provincia diversa da quella di Giando, la più popolosa della calabria in realtà, ma il problema resta invariato rispetto a quanto da lui esposto. Però è anche vero che abbiamo qualche libertà in più, qui funziona tutto in modo meno rigido, il giro stretto degli artisti è molto affiatato e questo ci permette di dar vita ad esperienze anche eterogenee fra di loro. Siamo molto meno settoriali che non altrove, che poi, la verità è che abbiamo tantissima fame di suonare, creare e sfogare il disagio esistenziale di essere nati in un posto senza futuro.

Kris, hai mai provato a suonare/cantare canzoni dei CLI?
Kris (Skialykon): Qualche volta ho canticchiato a casa la strofa di “Loricum”, vale ahaha?

E voi CLI avete mai provato a suonare/cantare canzoni di Skialykon?
Francesco (CLI): Io ogni tanto ho canticchiato il ritornello di Aspromonte, quindi siamo pari ahaha!
Angelo (CLI): Mi è capitato di canticchiare alcune melodie di alcune tracce!
Giando (CLI): Solo l’intro di Aspromonte.

Quale canzone o idea dell’altro avreste voluto fosse vostra?
Kris (Skialykon): Gli ho sempre invidiato il pezzo Infirmus, completamente composto in quello che mi sembra essere un pianoforte effettato. E’ un’idea che mi ha sempre sfiorato ma che non ho mai applicato in Skialykon, virando più sull’ambient.
Francesco (CLI): Per quanto mi riguarda, Aspromonte. Mi piace tutto di quella canzone. I cori sono un qualcosa di magico, così come il giro di accordi. Si sente un sacco di passione in quella traccia, sicuramente legata all’amore per la propria terra.

Ora che Giando scrive su Metallized (bravissimo!) avrete la strada spianata verso il successo di critica sulle webzine, vero? Che rapporti avete con la cosiddetta stampa metal?
Francesco (CLI): Ah, si, se non fa dare 100 al prossimo album lo buttiamo fuori dal gruppo ahahaha! Scherzi a parte, con chiunque ci abbia intervistato o pubblicato abbiamo stretto un bel rapporto. Mi vengono in mente Aaron di Black Metal Daily, Nicola di Aristocrazia, Felin (ex) di Terra Relicta, ecc. Tutte persone con cui siamo rimasti in contatto. E poi, chiaramente, c’è Frank Blog Thrower, GRANDE AMIGO (cit.)
Angelo (CLI): Credo ci sia un bel rapporto, mi stupisce ancora la passione di certe webzine rispetto ad altre e la cosa mi fa molto piacere.
Giando (CLI): Ah Frank non sarò mai bravo quanto te! Comunque si dice che i voti alti che prendono i CLI nelle recensioni siano dovuti alle mie amicizie podenti! Guarda ci sono delle belle realtà, io personalmente ho scelto di collaborare con Metallized.it per l’obiettività e la professionalità dimostrata ma ci sono delle realtà molto valide come Truemetal.it, Aristocrazia, Sdangher mi fa spaccare dalle risate, anche Metal Skunk, però è un po’ autoreferenziale e se non si conoscono i retroscena non si capiscono le battute. Non cito Blog Thrower per conflitto di interessi, ma finalmente dopo un po’ di pausa sei tornato a pubblicare a pieno regime. In Italia c’è un problema: ci sono webzine che ascoltano i dischi e li recensiscono, altre che non li ascoltano e mettono come votazione 10/10. Fatevi una domanda datevi una risposta. Se parliamo di cartaceo non sopporto vedere gli slot per le band italiane tutti occupati dalle label, Rumore Magazine è un’eccezione a tal proposito. Tanta professionalità l’ho riscontrata anche nelle webzine estere con il sito curato da Bruno Rocha e con i membri di Doomchart.
Francesco (CLI): Si, mi ero totalmente dimenticato di citare quel grande amico che è Bruno. Una persona che ci mette tantissima passione in quello che fa.
Kris (Skialykon): In realtà, a differenza degli altri, è un’attività a cui ho sempre dedicato pochissimo tempo. Mi piace leggere qualche intervista dei miei gruppi preferiti online, ma non provo interesse verso recensioni, voti e cose del genere. Ovviamente quando le fanno per Skialykon le leggo perché dai feedback posso trarre delle deduzioni personali, ma da ascoltatore ci trovo poco senso a leggere quelle altrui. Ora non voglio fare il leccaculo (e invece lo farò), ma Blog Thrower è decisamente uno dei pochi siti su cui sono incappato negli anni per farmi una lettura e sono contento sia tornato vivo! Altro sito che spulcio ogni tanto è quel pazzoide di Bardo Methodology. Per quanto riguarda il cartaceo ho qualche copia di Porrozine e supporto la zine Metal Redentor, ma non seguo altro.

Se esiste, qual è il musicista calabrese a cui vi ispirate di più?
Kris (Skialykon): Manco a chiederlo, ovviamente Micu ‘u Pulici ahahahah. No vabbè a parte gli scherzi, non ho nessun musicista calabrese a cui ispirarmi in tutta onestà. Che stimo e apprezzo ce ne sono diversi, ma traggo l’ispirazione altrove.
Francesco (CLI): Cecè Barretta, chiaramente. Vabbè, a parte le stronzate, non ne ho uno in particolare. Posso dire, però, che ho sempre avuto una grande ammirazione per alcune persone, come Gianluca Molè, Giuseppe Tato Tatangelo e Marco Veraldi, giusto per citare qualche istituzione, parlando di metal calabrese. Ecco, persone come loro mi fanno sentire fiero di essere un musicista metal in calabria. Ancora ricordo quando andavo alle superiori e su Myspace mettevo gli Zora e dicevo “cazzo, questi sono calabresi!”. Bei tempi.
Angelo (CLI): Se parliamo prettamente di metal calabrese, devo citare per forza Tato, oltre ad essere un grande amico, apprezzo molto l’approccio al suo genere, sempre no compromise e tutto incentrato esclusivamente sulla musica, tutto il resto è gossip. Su altri generi invece, questa estate ho avuto modo di conoscere meglio Peppe Voltarelli (Ex Parto delle Nuvoli Pesanti), una persona davvero deliziosa, oltre che un musicista di tutto rispetto, la sua attitudine punk alla canzone d’autore è particolare, mai scontato e ogni suo show è divertimento puro.
Giando (CLI): Se parliamo a livello musicale, devo citare una persona che per me oltre che ispirazione è un mentore, un vero fratello maggiore: Vincenzo Cilurzo bassista di Emily Witch. Lui mi ha dimostrato che puoi essere un grande musicista anche venendo da un paese della Calabria dove la cultura musicale alternativa è scarsamente considerata, per non parlare di quello che ha fatto con Overdrive qui a Soverato. Per tutto quello che mi hanno insegnato invece non posso fare a meno di citare Marco Veraldi ed Eugenio Pullano, miei compagni nei Bretus.

Tato (a sinistra) e Angelo (a destra]

Se esiste, qual è il calabrese, musica a parte, a cui vi ispirate di più?
Angelo (CLI): Non parlo di vera e propria ispirazione, ma ormai lo reputo come un amico (e ci siamo incontrati più di una volta) e sto parlando dello scrittore Carmine Abate, la sua scrittura e le sue origini arbereshe, come me, mi riportando in un certo senso, a rivivere un mondo che non c’è più, una dolce nostalgia per cose che non ho mai vissuto. Un grande scrittore da scoprire e riscoprire!
Kris (Skialykon): Ti dirò, non so se ci sia un calabrese che mi ispiri attivamente, ma posso dirti che la figura di Nik Spatari mi ha sempre affascinato molto. Invidio un sacco il fatto che lui sia riuscito a raggiungere quello che per me è il livello massimo possibile di espressione creativa e dedizione artistica e mi piacerebbe avere, concettualmente, una sorta di mio “MuSaBa musicale” un giorno. Poi a proposito di scrittori, non posso non citare Corrado Alvaro, anch’egli rievocatore di un mondo antico e pastorale che non c’è più, tema centrale di ispirazione e significato per me.

Quanti giocatori della Reggina di Mazzarri ricordate a memoria? Ho visto alcune partite al Granillo, la nostalgia è fortissima.
Kris (Skialykon): Mi spiace deluderti ma del calcio non me ne frega assolutamente nulla, non lo seguo neanche per sbaglio, tant’è che nemmeno so chi sia questo Mazzarri ahahah
Francesco (CLI): Qui, su due piedi, mi vengono in mente Aronica, Tedesco, Pelizzoli e Amoruso. Che squadra, ricordo ancora Reggina-Milan 2-0 come se fosse ieri.
Giando (CLI): SFONDI UNA PORTA APERTA! Mozart, Amoruso, GIANDOMENICO MESTO, e il fenomeno del Sol Levante SHINSUKE NAKAMURA che tra l’altro si chiama come il king of the strong style della WWE.

Skialykon: due o tre post sui social da inizio anno. CLI: qualcuno in più perché sono dei trentenni che usano ancora Facebook. Se vi scambiaste gli account e le relative password, cosa scrivereste sulle pagine dell’altro?
Francesco (CLI): Non ne ho la più pallida idea ahahahah. Boh, spammerei robe a caso per creare confusione, non lo so ahahah.
Angelo (CLI): Bella domanda, ma da appassionato di tecnologia e social media, posso dire che i social hanno un grande valore se usati bene e con cognizione. (oltre le sponsorizzate, ma credo ancora nella crescita organica, soprattutto su Instagram)
Giando (CLI): Se ni mondo esistesse un po’ di bene e ognuno si ‘onsiderasse suo fratello ci sarebbero meno pensieri e meno pene e il mondo ne sarebbe assai più bello.
Francesco (CLI): Mi sto sentendo male ahahahahahahah
Kris (Skialykon): Ragazzi lo sapevo che finiva malissimo st’intervista AHAHAHHAH sto morendo! Senti, hai beccato la persona sbagliata per fare il serio in questa circostanza. Se avessi i loro accessi inizierei a creare una valanga di meme sui CLI stessi per poi postarli. Poi andrei in giro in pagine totalmente insospettabili a lasciare commenti nonsense ma stranamente accattivanti a loro nome. Infine posterei un deepfake di Richard Benson che ascolta godurioso un CD dei CLI mentre lancia polli dentro il Lago Cecita ahahahah

Cosa ascoltate mentre cucinate? Diamo per scontato che, da buoni meridionali, sappiate cucinare bene?
Kris (Skialykon): In effetti al Sud ci divertiamo molto ai fornelli e da quello che dicono gli altri a quanto pare me la cavo piuttosto bene in cucina. In generale è un’attività che mi fa stare bene e che mi rilassa molto, oserei dire che ha quasi un effetto simile alla meditazione. Per me la cucina è espressione culturale, storica e mangiare bene è per me essenziale, una delle poche vere gioie della vita. Di solito ascolto ambient, credo che finora l’album che ho più ascoltato in assoluto mentre cucino sia “Ruins of a Celestial Fire” di Midnight Odyssey.
Francesco (CLI): A me piace cucinare, ma non quanto Kris. Ogni tanto lo vedo fare dei piatti che sembrano eccezionali. Io cucino più per sopravvivenza che per diletto ahahaha. In generale non ascolto nulla. Alcune rare volte ascolto una nuova uscita, nell’attesa che si cuocia il tutto.
Giando (CLI): Lascio acceso il televisore sulle telenovele sudamericane trasmesse dal 79 ad oggi su TV 2000.

Invertiamo i termini. Cosa cucinerebbero i CLI mentre ascoltano Skialykon?
Francesco (CLI): Un qualcosa di mediterraneo, sicuramente. Potrei fare del pesce spada al salmoriglio e pepe rosa, per esempio. O del couscous. Oppure una zuppa di fagioli e porcini, con un bel cucchiaio di olio a crudo ed una foglia di alloro.

Cosa cucinerebbe Kris mentre ascolta i CLI?
Kris (Skialykon): Che spettacolo il pesce spada al salmoriglio, Fra! Comunque ironia della sorte è una cosa che ho già fatto ahahah! Ma non ricordo assolutamente che piatto stessi preparando, non era pianificato di proposito. A pensarci volutamente, credo che li userei come sottofondo per cucinare come primo un risotto ai funghi porcini e come secondo una trota alle bacche di ginepro. I Cruel Life Inside mi sanno di sapori boschivi da chiudere in bellezza con un bel bicchierino di Amaro Silano.

Francesco, da medico come descriveresti l’andamento del ciclo vitale di Eclipsis Vitae e i suoi variegati momenti? Il paziente è vivo e lotta assieme a noi?
Francesco (CLI): Dopo più di un anno e mezzo, direi che Eclipsis Vitae se la passa bene. Non ha più lo sprint di quando è uscito, è chiaro, ma ancora riusciamo a raggiungere qualche nuovo fan che compra l’album, o che compra qualcuno dei pochi cd rimasti alla Beverina Productions. E’ stato un bel debutto, devo dire la verità. Però devo dire anche che col tempo ho cambiato molto i miei sentimenti per Eclipsis Vitae. Mentre prima ero così felice di questo album, ora lo vedo come un qualcosa di superato. Sia chiaro, a me piace tantissimo e sono orgoglioso di quel che abbiamo fatto. Penso solo che forse le diverse tracce erano troppo “diverse” tra di loro, anche se ciò aveva uno scopo, come abbiamo sempre detto, e che col senno di poi avrei fatto tracce meglio amalgamate e più uniformi. Mi sono un pò pentito di aver fatto tracce così diverse dopo avere notato che avevamo creato uno spaccato tra i nostri ascoltatori. C’era chi apprezzava di più la prima metà dell’album rispetto alla seconda e viceversa. Penso che ogni debutto serva sempre a tracciare una strada e per noi è stato sicuramente così. Eclipsis Vitae è stato un test per noi al fine di capire chi siamo, cosa vogliamo essere in futuro e quale strada dobbiamo seguire. Diciamo che ora, rispetto agli esordi, abbiamo le idee molto più chiare e sappiamo come procedere e che direzione artistica prendere.

Avete visto A Classic Horror Story, ambientato in Calabria (anche se girato altrove, mi pare)?
Kris (Skialykon): Sì l’ho visto l’anno scorso poco dopo essere uscito, sinceramente all’inizio ero titubante sulla qualità del film (in generale detesto gli horror moderni), ma man mano che si snodava la storia mi ha incuriosito in un crescendo sempre più intenso, per poi all’improvviso rimanere totalmente a bocca spalancata per il twist di genialità finale. Non sono abbastanza cinefilo da poterlo dire con certezza, ma l’opinione che ne ho è che sia un’uscita cinematografica di tutto rispetto e che promette una rivalsa del cinema d’orrore italiano nel mondo dopo decenni di nulla passati dai capolavori di Dario Argento e Fulci. Mi pare sia stato registrato parzialmente in Puglia comunque.
Francesco (CLI): Non l’ho visto, ma, dato che Kris ne parla in maniera abbastanza positiva, ora mi sono incuriosito e mi sa che lo vedrò in questi giorni.

Nuova musica quando? Non solo di CLI e Skialykon, mi riferisco anche ai Boia, ai Bretus, ai Deep Valley Blues, ai Minervium e via dicendo.
Francesco (CLI): Per i CLI siamo all’opera. Stiamo componendo il secondo album e forse abbiamo trovato chi ci aiuterà per le batterie, ma non vogliamo svelare nulla ora. A tempo debito. Anticipo solo che sarà un album molto più oscuro rispetto ad Eclipsis Vitae, nel senso di molto più black e doom. Ti piacerà sicuramente Frank, ne sono certo.
Giando (CLI): Ghenes dei Bretus ci ha inoltrato nuovi riff su cui lavoreremo a breve. Con i Deep Valley Blues dopo le due date di Milano ci siamo chiusi nuovamente per comporre il seguito di III, abbiamo già quattro brani su cui lavorare.
Kris (Skialykon): Ho già un bel po’ di materiale pronto per le prossime uscite con Skialykon e non escludo una deriva più sperimentale del progetto. Il “quando” è sempre difficile da definire, non mi do delle scadenze né ho fretta, ma di sicuro non uscirà nulla di nuovo a brevissimo. Per quanto riguarda gli altri progetti, coi Minervium la situazione è complicata, i Boia purtroppo sono sciolti e coi Gargoyle non suono più da un paio di anni, ma continuo a supportarli il più possibile avendoci lasciato un pezzo di cuore. Ho in serbo anche altri progetti ma non posso dire nulla al momento!

Dopo questa chiacchierata incrociata non vi è venuta voglia di suonare insieme, di fare quantomeno un’uscita condivisa?
Kris (Skialykon): Assolutamente sì, ricordo al buon Francesco che dobbiamo ancora farci un giro nei boschi della Lorica insieme! E comunque piccolo spoiler: c’è ormai da parecchio tempo anche la mezza idea nell’aria di fare uno split. Chissà!
Francesco (CLI): Quando vuoi sei il benvenuto, Kris. Anche io dovrei venire a farmi un giro in Aspromonte, prima o poi. E sì, c’è questo ipotetico split in programma da tempo. Vedremo quando sarà possibile. Speriamo prestissimo. Detto ciò, grazie mille Frank per questa opportunità. E’ stato un immenso piacere. Alla prossima!
Angelo (CLI): Abbiamo un’uscita programmata da tempo, ma ogni volta per un motivo o un altro non riusciamo a trovarci, dobbiamo recuperare al più presto e anche con te Frank, ci siamo incrociati forse solo una volta all’Agglutination del 2019. Grazie per questo spazio! Intervista a dir poco geniale e divertente.
Giando (CLI): L’Aspromonte mi affascina ma non ci sono mai stato, magari una guida esperta come Kris potrebbe farmi apprezzare maggiormente quella zona. Comunque sarebbe davvero interessante pubblicare uno split insieme. Frank io e te non ci siamo mai visti dal vivo, a quando una birra? Mi sono divertito un sacco a rispondere alle tue domande, grazie mille per questo spazio.

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