La musica è il cibo dell’anima, dicono. E per chi un’anima non ce l’ha? Come la mettiamo? Io ho solo appetito, per dire. Perciò un taglio culinario al blog lo darei volentieri: cominciamo con un nuovo concept. Fingerfood è un termine in voga, che in certi ambienti hanno reso odioso, mentre in altri è sinonimo di vera e propria arte. Io lo reinterpreto come solo un porco selvaggio può fare, sempre in senso metaforico perché il suino le dita non le ha. A quanto ricordo, si parla di… piedini.
E insomma, non si tratta solo di bocconcini, ma di portate lampo per cui vale la pena leccarsi le dita (o i piedini). Anzi, persino spolparsele bene. Come nella mia prima vita blogghettara, cercherò di evitare le cose che reputo brutte o mediocri. Per il solito discorso secondo cui siamo di passaggio su questa landa desolata. Passaggio per giunta fugace. E perdere anche 3 minuti può essere un cazzo di problema. Se vi piace il format, sappiate che ho preso spunto da Extrema Ratio, che esce periodicamente su Aristocrazia Webzine, e da Bones, che era uno dei miei appuntamenti preferiti di Metallized.
Thulsa Doom – Cursed domains beyond / Tomb of the serpent cult
Ahhhh come suonano i Thulsa Doom… Mi sento come Maurizio Mosca con Del Piero, quando mi approccio alla band romana. Il loro Realms of Hatred è uno dei miei dischi preferiti degli ultimi anni e stavo aspettando con ansia indicibile che tornassero. E facevo bene a girovagare per casa con la bava alla bocca, rileggendo le loro parole. Questi hanno il potere del riff nelle proprie mani e il metallo della morte nelle vene. Poi loro worshippano (ma non scippano!) i Morbid Angel delle due A, oltre che tutta una serie di riferimenti più oscuri e grezzi, quindi mi scappello (in tutti i sensi) davanti a loro. Ancora più estremi e grossi rispetto al passato, i due brani per ora disponibili sono una goduria ENORME, e non solo per chi ha un certo ideale di death metal. A fate worse than death esce per Invictus Productions a fine settembre.
Majestic Mass – I am your earth
La natura anfibia dei Majestic Mass mi ha affascinato sin dal primo album del lontano 2018. Alla fine sono un gruppo rock e non perdono occasione di darci spunti con cui lo confermano. Vabbè, sì, urlano parecchio. Ma per il resto se non ci fossero stati, che so, i Death SS, non sarebbero qui. Veniamo a noi. Nuovo pezzo. Primo ascolto: è ipnotico forte sto riff. Secondo ascolto: sono diventati più secchi ed essenziali, quasi marziali. Non che ci sia chissà quale struttura dietro il brano, ma è un tipico tarlo che scava e fa cucù anche quando stai strizzando i panni bagnati o mettendo lo shampoo nel carrello al supermercato. E a un certo punto, sorretto dall’andatura rituale, alzi gli occhi al cielo e… FIRE AT WILL!
Tra l’altro il titolo dell’album, il secondo della band danese, in uscita per Helter Skelter Productions a metà ottobre, credo sia una citazione del caposaldo del rock occulto dei Coven.
Apotemnophobia – Sulphur Rises
Con i Pungent Stench, all’epoca di Ampeauty, abbiamo appreso cos’era l’apotemnofilia, mentre oggi siamo esattamente all’opposto. Apotemnofobia è la paura di persone con amputazioni. Con i moncherini e non con gli arti quindi salutiamo questo gruppetto messicano, di casa presso Vomit Records e Abyssmo Productions. Per dare delle coordinate ci vengono in soccorso proprio altre band pubblicate dalle label: Vexilla Regis Proderunt Inferni, Castelumbra, Distraught, Uttertomb, In Obscurity Revealed e soprattutto Perpetual Obscene. Questi ultimi hanno alcuni membri in comune con gli Apotemnophobia, nonché il genere suonato. Death metal massiccio e diretto, un peletto cavernoso, che punta tutto sulla solidità e rende il mondo un posto migliore. Putrid Passages and Cadaveric Tales segue l’ep Putridity and Stench del 2016 ed esce in questi giorni.
Hagetisse – Verbrande huizen symboliseren het geluk / Als de pijn dicteert
Maurice De Jong è ben noto da queste parti perché ci regala da anni un numero sconvolgente di uscite. Non faccio nessun elenco, è inutile, mi accorgo di apprezzare un lato inedito di lui ogni volta che cerco di aggiornarmi sulle sue gesta. Con Hagetisse siamo al sesto album dal 2017. I primi quattro sono molto simili tra di loro e contengono un raw black metal molto influenzato dagli Ulver con testi talvolta in lingua olandese. Personalmente ho apprezzato di più il bellissimo e più variegato The Seven Sorrows of The Virgin, in cui ingloba alcune influenze malate di altre sue esperienze musicali. Il prossimo De verminkte stilte van het zijn, che esce a metá ottobre per Babylon Doom Cult Records e di cui conosciamo due pezzi, sembra tornare in parte verso il black metal tout court, ma senza la crudezza di Hagetisse prima maniera. I pezzi sono decisamente più accessibili e l’etichetta “raw” non ha più ragion d’essere, tanto che la processione di De Jong si dirige verso un black metal piuttosto melodico e malinconico. Di recente Maurice ha applicato questo gusto anche in altre sue creature, tipo la solennità di The Sombre in un genere totalmente diverso, ma come stile siamo quasi dalle parti di Grand Celestial Nightmare.
Antropofagus – Hymns of acrimony
Avrei potuto soffermarmi sulle nuove bellissime canzoni di Dream Unending, Gevurah e Steet Sects, ma sono band già affermatissime nella mia mente e nel mio cuore. Piuttosto vorrei menzionare il ritorno stupefacente degli Antropofagus. M.O.R.T.E., l’ultimo album con Tya alla voce, risale al 2017 e ad oggi, benché lo riascolti di tanto in tanto, lo ritengo la prova meno solida della band ligure. Hymns of acrimony accartoccia alcune soluzioni del predecessore che mi erano sembrate poco incisive, con una morsa massacrante di tempi rallentati e riff ultra massicci, in più parti totalmente morbidangelistici. Il disco nuovo si chiama Origin, vede come cantante Paolo Chiti (tra gli altri Devangelic ed ex Putridity) ed esce a fine ottobre per Agonia Records. Mi gioco il mignolo del piede sinistro che avrà anche (e soprattutto) pezzi dalla velocità brutale.
BONUS!
Motorhead – (Don’t let ‘em) Grind you down
Non ci vuole un motivo reale per condividere i Motorhead. Iron Fist, uno dei miei album preferiti della band, ha compiuto 40 anni e c’è un botto di roba in vendita qui per spennare i fan. Ovviamente se comprate sta roba non vi giudico, ma prendo atto che il denaro non vi manca. L’unica cosa simpatica per i miei gusti è il mediabook con doppio cd, di cui uno live. Ecco, dal concerto appena menzionato (Glasgow 1982) arriva l’estratto con cui chiudo questa prima paginata di cibo da ingurgitare in un sol boccone. Classicone!
[F]
[…] fosse più immediato da realizzare, eppure anche Fingerfood richiede un certo impegno. Invece che uscire con rubriche raffazzonate, mi prendo il mio tempo. E […]
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