In nomine Satanath (con bonus Funere): Vomitile, Automb, Nordland, Sinister Downfall

Ogni tanto faccio un salto dalle parti (virtuali) di Aleksey Korolyov e, al netto di qualcosa davvero improponibile, trovo sempre della buona musica. Non mi occupavo della sua etichetta da tanto tempo e ho colto l’occasione per riprendere un mucchio di uscite interessanti per svariati motivi. Signori, a voi un’infornata infernale della roba recente che più mi è piaciuta di Satanath Records e delle label satelliti Grimm Distribution e Funere. Nulla purtroppo di Symbol of Domination Prod. mi è piaciuto abbastanza, pazienza. Per farvi capire come mr Korolyov sta crescendo, sappiate che da qualche mese ha iniziato a stampare edizioni russe della discografia intera di Burzum, nonché di tante uscite recenti (Hate Eternal, Orphaned Land e altri ancora). Partiamo dalla label madre.

vomitile

Hugo Olivos è un batterista messicano che ha dato lustro alla gloria del metal dignitosamente zozzo con gli Hatevomit (ascoltatevi Necrövömit e poi ne riparliamo). E poi come può non essermi simpatico a pelle, se su Facebook lo troviamo con una maglia della Juventus? Ok, basta chiacchiere. Senza voler tornare troppo indietro, poiché ha suonato anche negli Inhearted, cito al volo i Forbidden Rites. Da quando è andato a vivere a Cipro, è nei Vomitile, sedendosi dietro alle pelli appena dopo che questi avevano esordito con l’EP Rotting Life. Il balzo qualitativo è sensibile già nel giro di un anno, da Igniting Chaos (2013) a Mastering The Art of Killing (2014), con una mistura killer dei più veraci Cannibal Corpse, Vader, Bolt Thrower e altri riferimenti sparsi dell’epoca d’oro del death metal. Mi hanno ricordato l’approccio dei Verthebral, altri ragazzi d’oro di Satanath Records, ma con risultati diversi. Pure Eternal Hate (coprodotto assieme a Hecatombe Records) rilancia le quotazioni della band dei gemelli Yildizian con una produzione più piena e grumosa, ma al contempo distanziandosi nello stile dalla roba americana e impiantandosi più saldamente attorno ai riferimenti europei, alcuni dei quali sono già stati citati prima. Cose semplici, fatte bene.


automb

Gli Automb sono tra i miei gruppi Satanath preferiti del 2018. In teoria sono all’esordio. In pratica, è il progetto di Danielle Evans e assieme a lei c’è Serge, il suo fidanzato, ossia l’ultimo chitarrista dei Necrophagia e degli ottimi Haxxan. Si sono inoltre un session d’eccezione come Scott Fuller (oggi nei Morbid Angel, ma noto anche per gli Annihilated). La bellezza di Esoterica (coprodotto con Final Gate Records) è tanto abbagliante quanto inattesa. Mi ha fatto perdere le parole perché nel blackened death, in genere, il tasso di formaggiosità è molto alto, tra gente inadeguata e cloni spudorati dei Dissection. Quindi quando trovo gruppi come gli Automb quasi mi commuovo. Pisciare in testa a ogni cosa fatta dai Belphegor da oltre dieci anni? Fatto! Qui ovviamente la batteria così pronunciata fa venire in mente lo stile di Inferno dei Behemoth, e quindi anche le sezioni più prettamente death guadagnano un sacco di punti rispetto alla media delle uscite omologhe. A me sembra tutto perfetto: una mole impressionante di idee e di belle canzoni, da ascoltare fino alla nausea. Se solo me ne fossi innamorato prima, Esoterica sarebbe finito nella famigerata listona di fine 2018, statene certi.


nordland

Ora penserete che io sia impazzito. Consigliarvi un… qualcosa di nome Nordland? Ma dai! Figuratevi! Sono il primo ad avere pregiudizi feroci verso il pagan black metal. Epperò qualche anno fa ci sono cascato. Non riesco a rammentare come, ma è vivo il ricordo del rumore fragoroso dei pregiudizi di cui dicevo prima. Infranti, sparpagliati in mille pezzi sul pavimento. Sono tornato dal Brutal Assault del 2017 col cd di Songs of Regression, figuratevi. Quell’anno uscì European Paganism, in cui si andò oltre le più rosee previsioni con i ventisette minuti di The Mountain. Anche il recente The Dead Stones (coprodotto con More Hate Productions) è un gran bell’album. Bisogna solamente maneggiarlo con cura, proprio come ogni altra uscita di Vorh/Nordland. Non si resta stupefatti per questo o per quel riff, bensì per le canzoni che si sviluppano in modo piramidale, con una marea di sfumature. Arrivare a cuor leggero alla fine dell’ora di ascolto non è per tutti, ma quei pochi che ci arriveranno saranno senz’altro ricompensati da quel bravo guaglione di Odino.


sinister downdall

Vi saluto con gioia (o qualcosa di ben più triste, visto che siamo in ambito doom) presentandovi l’esordio della label Funere, gestita da Jane Orpheus, al secolo Evgeniya Abramyan, ragazza armena e moglie di Aleksey Korolyov. L’inizio non è niente male: edizione russa di The Book of Kings dei Mournful Congregation e debutto di Sinister Downfall. Quest’ultimo è un progetto di Eugen Kohl, che già abbiamo imparato a conoscere negli ultimi due anni con un bel po’ di uscite a nome Donarhall (black metal strumentale e d’effetto) e soprattutto Nihilisticon e Urschmerz. Insomma, sto tizio è uno che sa come gestire certi stati d’animo pregni di afflizione. Eremozoic è solitudine allo stato puro, uno di quei dischi che rappresentano la definizione più fedele di “fardello esistenziale”. Lo chiamano funeral doom, ma credo che come grado di lentezza e disperazione non siamo ancora negli abissi più profondi. C’è tanta melodia dopotutto ed è un ascolto piacevole (sì, ok, relativamente) e sostanzioso. Non molto tempo fa un gruppo simile mi sembrarono i Descend into Despair.

[F]

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