Lusitanian horde 2018 – rapida ascesa: Occelensbrigg, Holocausto Em Chamas, Voëmmr, Turiacus Tenebris, Nox Insultum, Celtarpyros e chicchette finali

Alcuni di questi esseri deformi avrei voluto e potuto inserirli nella puntata precedente, visto che non si tratta proprio di esordienti, tuttavia la loro giovane formazione, di un paio d’anni in quasi tutti i casi, mi ha fatto propendere per questa sistemazione. Stavolta quindi tocca alle conferme più gradite dell’anno, poco più di uno scalino verso l’inferno, ma pensate a quei gruppi che pubblicano cazzate a ripetizione che invece avrebbero molto da imparare dai seguenti discepoli dell’oscurità. Piccola annotazione: come al solito, se manca qualcosa, è perché mi è sfuggita o non mi ha colpito, tipo Hell M, troppo scolastico, o i Daemon Forest, troppo confusionari.

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Nel giro di un paio d’anni Occelensbrigg (nome che inspiegabilmente mi piace tantissimo) ha posto le fondamenta di una carriera solidissima dal punto di vista qualitativo. Si tratta di una band composta da un solo tizio, facente parte del famigerato Aldebaran Circle assieme a Trono Alèm Morte, Voëmmr e Ordem Satânica. Voglio dar conto della vox populi: pare che Occelensbrigg sia il chitarrista di questi ultimi. Sì, ok, nello split Aethere Nox è un po’ meglio la parte di/degli Stagnat, ma che diamine: come si può rimanere indifferenti a The Cosmic Winter State, definito da più parti come demo e a mio avviso già un vero e proprio album? Il meglio del meglio (nonché tra le perle del black portoghese, da quando ho iniziato ad interessarmene) è l’ultimo, quello che è annunciato come primo full length, ossia The Quest Of The Star Mountain. Ha il marchio Harvest of Death impresso in modo molto vistoso e contiene tutto ciò che si può desiderare dal black metal, così da rimanere rintronati e turbati per la trance ipnotica indotta soprattutto verso la fine, in cui i confini tra strumenti e canzoni si sfumano inesorabilmente.


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Anche degli Holocausto Em Chamas si parla da poco, ma già dal primo EP Sermões de Montanha emergeva la loro incredibile e incontenibile natura. Sin dal 2017 erano pronti per essere i primi della classe. All’inizio mi sono sembrati attratti più da certi passaggi avventurosi islandesi che portoghesi e inoltre la loro uscita, classificata come demo, era molto più pulita di tanti altri album della stessa etichetta. Lo split con gli Óreiða (islandesi, guarda un po’) li ha resi ancora più forti: 200 esemplari in vinile andati a ruba e ristampato in questo autunno. Lì sporcarono un sacco la loro musica, c’è da dirlo. Col nuovo album hanno cambiato ancora le carte in tavola ed hanno fatto di nuovo centro. Il lavoro si chiama לָשׁוֹן הַקֹּדֶשׁ e dovrebbe significare “lingua santa” in ebraico. È un monumento del black metal più intenso che c’è in circolazione ed ha una produzione che -vado a memoria- non ho mai sentito così nitida e chiara, almeno per Harvest of Death. Se non ci fossero i Gaerea, sarebbe il gruppo e l’album più mainstream e commerciale della rassegna, ma capiamoci bene: per me è solo un bene che ogni tanto escano fuori dischi così… accessibili. Sarà comunque un disco che farà incetta di voti bassissimi su Rateyourmusic o nelle webzine di bocca buona. Prendetemi per folle, ma i riff cavernosi e grumosi che sanno tanto di vecchio metal estremo (non solo black), uniti a un certo cantato totalmente fuori controllo, mi fanno pensare agli Holocausto Em Chamas come ad una versione neanderthaliana dei Cultes des Ghoules.


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Voëmmr è una delle esperienze che trovo più esaltanti nell’ambito dell’Aldebaran Circle, oltre che del black portoghese in generale. Non si sa chi o quanti siano, ma qualcosa nella voce a tratti ululata mi fa pensare a qualcuno degli Ordem Satânica. Il loro esordio del 2017, Nox Maledictus, è già una pietra miliare di questo filone tanto raw quanto pieno di contenuti e di sonorità non propriamente convenzionali. Già da allora mi chiedevo come fosse possibile spendere più di due parole sui nuovi album mediocri di gruppi celebri e omettere totalmente di considerare un’uscita così stupefacente. Sombr Moebrd non è il codice fiscale di nessuno, e nemmeno un copia e incolla dalle Legioni Nere transalpine, ma una mirabile demo che trovate col “name your price” al link che segue. Il percorso si fa ancora più interessante, con ritmiche un po’ più dirette e suoni -in aderenza al tipo di lavoro- in parte ovattati. Voglio solo segnalarvi come sono uscite fuori le chitarre: stranianti, ectoplasmatiche, che non hanno bisogno di distorsioni canoniche per avvelenare l’anima.


Stavo per scrivere che in questo 2018 in dirittura d’arrivo ho sentito la mancanza di esordienti col botto, delle opere prime (demo, in pratica) degne del grande miracolo dell’anno scorso avvenuto con Nox Maledictus. Ho dovuto rettificare in corso d’opera questa constatazione dolorosa per le liete ragioni che seguono.

Dei Turiacus Tenebris si sa solo che sono in due e che il primo lavoro è uscito in autunno per Master of All Evil. La qualità di Fogo Ancestral non è ancora tale da lasciarti senza vita in un angolino della tua stanza, poiché ci sono diversi passaggi abbastanza scolastici, ma come punto di partenza non è affatto male. Per la cronaca: non è raw, bensì qualcosa di più classico e familiare. Magari è l’unica cosa che può piacere a chi ritiene che gli Occelensbrigg o i Voëmmr vadano troppo “oltre”.

Nessuna informazione su Nox Insultum e Celtarpyros. I primi sono usciti per Harvest of Death, gli altri per Funeral Maelstrom. Vi lascio i link per ascoltare qualcosina. Siamo nel più profondo e introvabile underground. Ho usato il plurale nel descrivere questi progetti, ma potrebbero essere benissimo due one man band che definirle raw è un eufemismo. Roba che scotta.

Off topic. Vi segnalo qualche uscita un po’ diversa da quelle che hanno costellato i post sul Portogallo. La principale differenza sta nel genere perché il black qui è diluito e mischiato a altra roba letale. Tipo i Summon, tre tizi che dicono di essere coinvolti in tante altre band. Il loro Aesthetics of Demise del 2017 aveva troppo fumo, mentre Parazv Il Zilittv è un arrosto abbondante, una carneficina di death metal cavernoso e ciccioso. I Necrobode invece sono degli esordienti partiti col piede giusto grazie al Metal Negro da Morte, un titolo che dice tutto su di loro: puro vomito di caprone, come insegnano Von e Profanatica. Probabilmente non hanno alcun talento, ma possedere la cassettina non mi dispiacerebbe. Oltre a queste due uscite (che vanno a rimpolpare la non affollata colonia lusitana presso Iron Bonehead) è degno di nota il primo album lungo dei Gaerea. All’epoca dell’omonimo sorprendente EP uscirono per una giovanissima Everlasting Spew Records, quando ancora non era specializzata in death e grind. Fecero girare la testa a tutti, inutile negarlo. Alla fine Unsettling Wishpers se lo è accaparrato Transcending Obscurity Records ed è stato un successo. Si tratta di un gran bell’album e pare sia piaciuto a chiunque. Rabbrividisco pensando che è solo il secondo lavoro dei Gaerea. Il rompicoglioni che c’è in me però è in azione: spero che questa vena epico-melodica, spina dorsale di Unsettling Wishpers, non si ingrossi nel prossimo futuro perché davvero, i Gaerea stanno davvero benissimo così.

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