Goliard – Iconoclastic Hymns (The Ritual Productions, 2017)

Se digitate Goliard sui motori di ricerca vi esce fuori un brand di braccialetti. Se d’un tratto vi contattasse un gruppo metal con lo stesso nome, non vi sentireste empatici nei suoi confronti? E se poi la band non è proprio un disastro e se avete un modo per riparare a questo torto, non vi andrebbe di scrivere due puttanate al riguardo?

Avevo detto infatti che le recensioni erano una gran rottura di scatole, e non mi sono ricreduto, badate. Il fatto è che Blog Thrower sarebbe stato incompleto senza Iconoclastic Hymns. O senza gran parte della roba (buona o meno) che ascolto. Non perchè sia un capolavoro immancabile per tutti voi, anzi. Ce ne sono diecimila di album così: veloci, incalzanti, chitarre sempre molto melodiche, che insistono (e in alcuni casi esasperano) certi riff lunghi e drammatici, di scuola svedese. Tanta farina del sacco mefistofelico di Marduk e Dark Funeral, ecco. Sono canonici, i Goliard, sembrano provenire dai dintorni di Stoccolma, eppure sono colombiani all’anagrafe. Per adesso sono ancora molto generici e devono lavorare molto sulla personalità. Vi divertono dischi così? A me sì, ma non è che abbiano tutta questa autonomia. La concorrenza è numerosa e agguerrita, tutto sommato ci si diverte abbastanza solo se non si hanno troppe pretese. Il discorso è lo stesso fatto per gli Evil Nerfal. Altrimenti vi rimando dagli Ignis Hareticum, lì c’è molta più sostanza.

[F]

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