Chissà perché i gruppi migliori si scelgono nomi da medicinale per i disturbi gastrici. Devo indagare. Nel frattempo io non è che vi consiglio semplicemente i Thantifaxath, vi dico che se non li avete mai sentiti nominare non avete mai ascoltato uno dei dischi più belli degli ultimi anni. Sto parlando di Sacred White Noise, che è riuscito ad andare oltre il black metal senza essere “post” o troppo debitore dei Deathspell Omega. Non c’è niente da fare, dovete provare questa esperienza.
C’è chi giustamente ha chiamato in causa i divini Krallice, chi i King Crimson, Voivod, addirittura la Mahavishnu Orchestra. Oggi, tre anni dopo, con la morte nel cuore, vi annuncio che i Thantifaxath che conoscevamo non ci sono più. Spero che sia solo perché in fondo questo nuovo lavoro è un EP. Di trentacinque minuti, certo, ma pubblicizzato come tale e dal peso specifico che non arriva neanche alla metà di Sacred White Noise. La questione è semplice: le sfumature sono state azzerate o quasi. Le parti black sono state accentuate a dismisura, e porto ad esempio che mai un pezzo di questa misteriosa band era stato così monotono come la prima traccia, divisa in due blocchi. Le sezioni “prog” -notare virgolette- sono più opache. In generale si è persa l’imprevedibilità e non so quanto possa andare avanti la stiracchiata tendenza atmosferica della title track, che a me pare un esperimento uscito male. Void Masquerading as Matter si porta a casa due brani su quattro, quelli centrali, da cui si evince comunque una qualità ottima e una scrittura non convenzionale. È un EP non trionfale, ma solo se paragonato allo splendido passato. Va da sé che si tratta di un tipo di musica difficilissima e su cui cambierò opinione in modo schizofrenico. Non oso immaginare che effetto avrà su chi li ascolta ora per la prima volta.
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