Certo che gli Anatomia sanno essere veramente pesanti. Split quanti ne volete (Gravesite, Interment, Undergang, Necorvorous e mille altri), LP solo tre, dalla dimensione pantagruelica. L’ultimo è ancora più eccessivo. Cranial Obsession è splatter puro, con dei suoni allucinanti e spaventosi. Se la fuoriuscita delle budella dallo stomaco emettesse un particolare rumore, sarebbe quello dei riff contenuti in questo disco.
Non c’è agilità o lavoro di fino, non ce n’è bisogno, è tutto zozzo e gravido di precarietà, per i più distratti e superficiali addirittura grossolano. Ma non è un difetto, almeno in questo caso: ditemi, negli horror più truculenti il maniaco che viviseziona la vittima usa il bisturi sterilizzato o uno spuntone arrugginito di lamiera? I nostri ossessionati e ossessionanti giapponesi hanno scelto la seconda alternativa e non cambieranno mai. Il death/doom di Cranial Obsession è più doom rispetto agli altri dischi. C’è qualche particolarità come ad esempio la breve Fiend o di noise/ambient come la finale Recurrence, abbastanza superflua nei suoi dieci minuti. I buchi a terra più grandi li fanno Uncanny Descension e Abysmal Decay, ossia ciò che i posteri ricorderanno degli Anatomia con più terrore e timore reverenziale, perché solo degli esseri mostruosi possono arrivare a questo punto. Se non fa male, non è metal. Mi fatto sorridere che un amico, leggendo la listona delle recensioni in arrivo, scorgendo Cranial Obsession, mi abbia detto: “devi concentrarti su qualcosa di più sconosciuto, di questo ne parlano tutti”. Ecco, se sono considerati mainstream considero più che positivo il bilancio dei primi mesi del blog, senza ombra di dubbio!
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