Keltor. Caro Keltor, perché vai a zig zag nel tempo? Secondo Metal Archives risulta che lo scorso anno hai pubblicato un album scritto nel 2015, mentre negli scorsi mesi sono usciti due lavori risalenti al 2011 e al 2013 e registrati solo adesso. Io faccio una confusione pazzesca, ma se questo riesce a farti concentrare sul progetto Totensucht fai pure.
Non voglio manco accennare alla roba mezza ubriacona/zumpalleroblackmetal che facevi coi Thormesis, per cui è cosa buona e giusta che siano usciti Leitbild e Teufelswerk. Questi in pratica sono dei torrenti di black metal molto basilare nella tecnica e nella messa in opera, con tantissime sfumature e con l’aggiunta di qualche melodia in più che Burzum o i Darkthrone non avrebbe mai messo in un loro album. Ad esempio Im Zwiespalt Mit Mir di Leitbild ha un giro di accordi terribile, adatto ad una canzone pop. È il rischio che si corre in queste uscite molto estese, infatti ogni cd dura oltre un’ora: tanti spunti, qualche strafalcione, ma una sensazione di totale libertà che ti fa pensare che accanto al passaggio indigesto può esserci il guizzo di genio. Improvviso e molto apprezzabile il tentativo di mettere insieme roba alla Forgotten Tomb e… udite udite: prima una sorta di gothic/dark rock e poi dell’hardcore melodico in What Has Happened, che è proprio quello che viene da esclamare. Teufelswerk continua a mischiare un sacco, ad esempio The Hope Is The First ha qualche tentativo di linea di chitarra post black, ma inizia come se fosse un pezzo dei Graveland e anche il timbro vocale in alcuni punti è sul pagano andante. Così come la conclusiva Radjebalges, mentre Slave in Heaven God in Hell è tragica e si fregia di una intensa voce pulita. In generale Teufelswerk è molto più riuscito, a fuoco ed estremo, ma non rinuncia a quelle piccole sperimentazioni che una one man band di puro black metal può adottare. Se questi dischi risalgono ad almeno quattro anni fa chissà ora Keltor come è messo.
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