Era partito tutto così. In vista di una tanto necessaria quanto agognata doccia, non me la sentivo di accompagnarla agli ultimi dischi dei Goatpenis o dei Sacrocurse, correvo il rischio di confondere il gorgoglio del getto d’acqua con chissà quale suono dall’oltretomba. Galeotta fu l’igiene.
Mi serviva qualcosa di molto pulito, brillante e non eccessivamente contorto. Rancho Bizzarro. Che nome! Gongolante e baldanzoso almeno quanto l’attacco di Five Hermanos, evoca le più disparate figure: la sbobba dei cowboys, il sole a picco, carcasse secche, allucinazioni visive e sonore. Questo disco è molto meno fattone e liquefatto di quanto si possa pensare da nome, e allo stesso tempo per niente rigido, imbarazzato o poco accattivante, se la copertina vi comunica tutto ciò. L’universo di Brant Bjork a cui ci si avvicina è più quello di qualche disco fa (Punk Rock Guilt e Tres Dias) che quello kyussiano, di Jalamanta o dell’ultimo quasi southern Tao of the Devil. C’hanno le chitarre che parlano, ti insultano, ti fanno capire che scherzano, infine si inginocchiano e ti fanno certi lavori con la bocca che non avresti mai immaginato. Io non l’avrei mai immaginato, ecco. Fare a meno di un cantante non è mai stato così facile e soprattutto proficuo, ce ne sono tanti che stanno dietro a un microfono a salmodiare senza un perché. È stato uno dei motivi per cui mi ero allontanato dal genere non troppo tempo fa. I RB usano ritmiche molto spedite e dirette, come se fossero dei Gorilla Pulp che si rifiutano di aprir bocca, in alcune parti mi esaltano come solo una versione fuzz dei Black Sabbath può fare, in altre ciondolano e si lasciano andare ad assoli soleggiati e acidi. Vincono i dettagli a cui si fa caso… senza farci caso, sono tutti lì come pennellate minuscole e tanto gustose. Per adesso vince la progressione di riff della seconda metà di Incredible Bongo e sempre più mi sta piacendo come il gruppo è uscito dal pezzo meno vivace (Katching) in modo abbastanza pulito. E dire che mi sono convinto solo all’ultimo di ascoltarlo. Weedoism dei Bantoriak non mi era piaciuto tanto e sapere che Izio era il capocchia dei Rancho Bizzarro non mi aveva fatto scattare sull’attenti. Poi un video saporitissimo ha attirato la mia attenzione e puff… in una nuvola di fumo eccomi qua, a dar fuoco ai miei pregiudizi della minchia.
[F]
[…] vorrei presentarvi una simpatica eccezione a questa regola non scritta. D’altronde anche coi Rancho Bizzarro vi ho portati un po’ fuori strada. Ebbene, i Tuna De Tierra hanno pubblicato da pochi mesi il […]
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[…] che il dio Hendrix dispensa da lassù. Vi rimanderei alle mie parole su un altro gruppo affine, i Rancho Bizzarro, ma qui c’è più irruenza, immediatezza blues, è proprio una folata di calore che ti […]
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