Non voglio mentire a me stesso o agli Incarnal. Where Evil Has Its Beginning e Hexenhammer erano poco più che prodotti amatoriali, inadatti a rappresentare una scena tostissima come quella polacca. Anche nella terza fatica i Nostri hanno ancora diverse cose da aggiustare, ma sembrano aver preso una strada più consona alle proprie capacità.
I suoni ora sono accettabili. Meccanici in diverse occasioni, incapaci di dosare momenti arrembanti e atmosferici, tanto sono tutti o alti o altissimi. Chitarre e batteria hanno poca dinamica, tanto che sembra di tanto in tanto (soprattutto negli stacchi) di ascoltare una demo su GuitarPro, ma con un minimo di personalità nella scrittura che impedisce di chiudere il player di Youtube dopo pochi secondi. In generale gli Incarnal hanno abbracciato in toto il death metal svedese degli Entombed e dei Dismember, con qualche tocco più potente preso dai Bloodbath dell’EP Breeding Death. Non mi aspettavo che dopo tutti questi anni i nostri polacchi potessero migliorare, eppure adesso sono finalmente arrivati ad un livello quantomeno accettabile, in cui i fanatici della chitarra a motosega possono dormire sonni tranquilli. Non essendo un grandissimo fan di questo tipo di death metal non riesco ad aggiungere ulteriore entusiasmo, che pure è presente, anche perché se pure ci fossero citazioni e somiglianze con vecchi brani non me ne accorgerei, ma sappiate che ho apprezzato un pezzo lento come Wolves of The God e disprezzato senza appello un coacervo di banalità come Under The Sign of Fire. Lo sappiamo da decenni che la via per un bel disco metal è lunga e piena di pericoli. Gli Horrid ci sono arrivati solo con gli ultimi due album. Gli Incarnal l’hanno appena intrapresa.
[F]