Malauriu – Semper Ad Mortem Cogitantes (War Kommand Records) 2017

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Chiudo il cerchio? E sia. Frozen, che già vi avevo presentato nel ritorno dei Lilyim e nei suoi Krowos, si conferma molto attivo in questo periodo, andando a dare il suo contributo ritmico nel primo album “lungo” (sulle virgolette ci torno dopo) dei Malauriu.

Il cervello della band, Asmodeus, gli ha affiancato un cantante che ha tempistiche moooolto diversi rispetto a lui. Antonio Pasquini infatti lo avete sicuramente sentito in moltissimi progetti black metal underground, ma quasi nessuno ha poi avuto la fortuna di essere sviluppato compiutamente, rimanendo per troppo tempo a livello di uscite molto brevi (Frentrum e Malanoctem per esempio) o comparse di lusso (nell’ultimo dissacrante cd dei Venereal Baptism). Solo da poco ha trovato continuità con l’ultimo disco degli Orcrist e adesso con il fresco Semper Ad Mortem Cogitantes. È molto diverso dall’EP di qualche anno fa, quel Presagi di Morte che mi aveva molto interessato per l’uso dell’italiano in un contesto di black metal classico e con alcune particolarità. Stavolta l’indole mediterranea prende il sopravvento e ci consegna dei Malauriu rivoluzionati, tetri e rovinosamente sinistri, come una chiesetta sconsacrata nell’entroterra siculo. Addirittura troppo spogli. Odio fare il ragioniere, so bene che la bellezza di un’opera non si misura dalla sua durata, ma in quanto metallaro ignorante noto semplicemente che di brani veri e propri, classicamente suonati e urlati, ce ne sono solo quattro. Per giunta, proprio in ossequio ai cambiamenti che si sono avuti, non è black grezzo o standard, ci sono linee vocali molto più penetranti e tempi cadenzati che a volte possono richiamare il doom occulto di scuola italica (ovviamente), Inchiuvatu e qualcosa dei vecchi Abbas Taeter. Peccato aver utilizzato John Goldfinch de L’Impero delle Ombre in modo molto ripetitivo nella ossessiva Iusta Funebria, mentre Occulta Ars con il cantante dei Bunker 66 cresce con gli ascolti, così come la title track, ciò per cui verrà ricordata questa uscita. Ben tre pezzi su sette sono violacei frammenti pure abbastanza lunghi di ambient, guidato in Abbrucia Sulu (l’unico brano di questo tipo veramente necessario) dalle tastiere dell’ospite Felis Catus e dal sussurro in dialetto di Agghiastru. Proprio per questo non era proprio il caso di allungare tutto inutilmente con i nove minuti di Ultima Celebratio – Exitus. In definitiva i Malauriu hanno fatto alcuni passi in avanti sul profilo della personalità, ma il disco nella sua interezza è troppo frammentario e si ha un sentore abbastanza netto di incompiutezza.
[F]

2 pensieri su “Malauriu – Semper Ad Mortem Cogitantes (War Kommand Records) 2017

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