Per ogni Inferno che diventa intellettuale, c’è un Acherontas che inaspettatamente volge il suo sguardo verso gli anni Novanta e le basi del genere. Meno intermezzi, meno atmosfere lente e occulte, meno complessità: Amartas sarà anche collegato con Ma-Ion in quanto entrambi componenti le Formulas of Reptilian Unification, ma che divergenza!
È un mondo inedito (o quasi) per la band greca, che lascia il posto d’onore nel pantheon del black metal agli Acrimonious di Eleven Dragons, e scende tra gli uomini, parlando anche la lingua degli Emperor dei primi album e spingendosi di rado oltre quanto fatto nelle fasi precedenti della propria carriera. Quanto sentito in passato, dal 2010 al 2015 (escludo solo il debutto poco maturo) è sullo sfondo. Qui vince la semplicità, relativa ovviamente, vince il senso unico perché lo zolfo è tutto confluito nel progetto collaterale di V. Priest, Shibalba. Mi verrebbe da usare il termine “monotono”, ma verrei frainteso perché in ogni caso l’album è più variegato della maggior parte degli altri pezzi di plastica circolari che affollano il mercato. C’è anche un po’ di Italia, come da qualche anno a questa parte, nella pregiata opera di batteria di Gionata Potenti. Come al solito il gruppo riserva i suoi colpi migliori nella traccia che dà il nome al disco, che funge un po’ da spiegazione dello svolgimento del lavoro che se prima sembra criptico, poi diviene più chiaro. È un album che si fa ascoltare con meno interesse degli altri: forse anche gli Acherontas iniziano a vedere, in lontananza, la loro parabola discendente.
[F]
[…] negli autori del recente bellissimo Terra Damnata, così come nei greci moderni come Acrimonious, Acherontas e Thy Darkened Shade. Non è un caso che con questi ultimi abbiano fatto uno split. Questo è un […]
"Mi piace""Mi piace"