Quando lo scorso anno sono stato folgorato dai Cell e dal loro esordio The Frozen Moon of Erebath ho pensato che con qualche aggiustamento sarebbero stati perfetti per I, Voidhanger Records. Nella speranza che la mia previsione si avveri con un nuovo album sotto la mirabile etichetta italiana, due di loro (bassista e chitarrista) si danno alla pazza gioia con gli Entity, progetto death metal in giro da circa tre anni che oggi arriva al primo album lungo.
Entità non meglio definita, fobia del deformato, una copertina da selfie in stato cadaverico mooolto avanzato… le idee sono molto chiare e lo svolgimento lo è anche di più. Sono gruppi come questo che portano avanti il death metal, anche lontano dal trend war metal/bestiale o dai tanti amatissimi discepoli degli Incantation. Se avete già goduto dei paraguaiani Verthebral capire gli Entity non sarà difficile. Partono come loro con una botta principalmente floridiana, sullo stile degli ultimi Cannibal Corpse, Malevolent Creation e Deicide, ma hanno un approccio a tratti più moderno (qualche stacco un po’ più elaborato), in generale meno convulso. Non sono i Cryptopsy, se per voi l’unico collegamento canadese al death metal sono loro. Non sono neanche cloni di altri gruppi degli anni Novanta: innanzitutto per questioni anagrafiche, e poi per un modo di scrivere i brani che non esclude riff più semplici e intellegibili, con un doppio registro di growl e scream, che in combinazione funzionano, ma singolarmente possono ancora migliorare. La grande padronanza della materia, già al primo disco, è testimoniata dalla presenza di canzoni dalla durata di due o tre minuti accanto ad altre che ne arrivano a sette. Al loro interno poi c’è una buona varietà che permette a tutti di poter arrivare senza fatica alla fine di un album con molta sostanza. Ad esempio sentendo la scatenata Instinct to Exterminate non mi sarei mai aspettato l’architettura mastodontica e morbidangeliana di Horrendous And Repugnant. L’unica nota leggermente stonata è una produzione non ottimale nei suoni della batteria, poco naturale soprattutto nella doppia cassa troppo in alto nel mix. Ma se sto criticando queste minuzie vuol dire che il resto m’è piaciuto molto. Un gran bel lavoro.
[F]
[…] e Piotr Wiwczarek, mentre i riff non sono chissà quanto fantasiosi, sicuramente meno dei canadesi Entity, ma rispetto a loro l’esperienza ha giocato un ruolo molto importante perché sono riusciti a […]
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